Mygrants, una app per andare oltre la demagogia (e l'utopia)
Uno startupper della Costa D'Avorio si è messo in testa di trasformare un problema in una opportunità: e ha creato un gioco di 2500 domande. Per imparare a vivere in Italia

In un paese, il nostro, che non riesce a prendere una posizione chiara su migranti e diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia, lo ius soli, la storia che vi sto per raccontare ci indica una strada possibile, alternativa sia alla demagogia dei muri e dei blocchi navali che all’utopia dell’accogliamoli tutti e poi vediamo. E’ la storia di una app, di una startup e del ragazzo che l’ha fondata, a Bologna qualche mese fa.
Era febbraio e Chris Richmond Nzi decise che per risolvere il problema dei migranti, anzi, per trasformare un problema in una opportunità, per loro e per noi, potevamo fare qualcosa di più. Chris il problema lo conosce bene. E’ nato 32 anni fa, in Costa d’Avorio: è stato adottato, è cresciuto fra Europa e Stati Uniti, ha avuto la fortuna di poter andare a scuola e si è laureato in Svizzera in diritto internazionale e diplomazia. Dice: il vero problema dei migranti è la mancanza di informazioni unito alla mancanza di formazione. Non sanno e non possono studiare. Per questo ha fatto una app, MyGrants, che attraverso dei quiz consente di informarsi e imparare.
Sono 2500 domande, predisposte da università ed istituzioni, sui propri diritti, sull’Italia, su come crearsi un lavoro. Tu rispondi e ottieni dei punti, in speciale una classifica, e ogni mese ai primi di questa classifica vengono offerte opportunità per crescere nel mondo reale. E’ un gioco, ma è anche un business. E’ noto che l’Italia spende 35 euro al giorno per occuparsi della gestione di ogni richiedente asilo. MyGrants in cambio del servizio chiede 50 centesimi per ogni utilizzatore dell’app.
In questo momento sono cinquemila e settecento. La startup ha i conti in equilibrio, molti migranti vengono informati e formati su come crearsi un futuro in Italia, e noi forse abbiamo capito che fra le demagogia e l’utopia c’è una alternativa: risolvere davvero i problemi. Magari usando la tecnologia.