Può la tecnologia contribuire a risolvere il problema della molestie sessuali? Non mi riferisco a quegli strumenti che sono in grado di dare l’allarme in caso di aggressioni. Ma piuttosto ad un modo di rendere chiaro, evidente ed esplicito il consenso di due persone ad avere un rapporto sessuale; e a quale tipo di rapporto, con quali limiti. Un contratto insomma, ma fatto con il proprio telefonino, attraverso una app. Con un clic. Da un paio di giorni è possibile scaricarla. Si chiama LegalFling, che vuol dire più o meno “avventura legale”. Se ne parla da un paio di mesi ma la versione di prova è appena stata resa disponibile dalla società olandese che l’ha ideata e sviluppata. Il funzionamento è molto semplice e si basa sulla tecnologia che sta alla base dei bitcoin e della altre critpomonete: la blockchain, un sistema per registrare in maniera sicura e inviolabile una transazione o un accordo. In questo caso l’accordo è fra due persone per andare a letto o giù di lì. Tutto comincia con un messaggino mandato via Whatsapp o Messenger: si manda un fling, ovvero la richiesta di un consenso esplicito. E lui o lei possono rispondere no, oppure sì specificando cosa, in che modo. Ovviamente durante il rapporto si può cambiare idea e teoricamente dovrebbe essere possibile per chi cambia idea raggiungere il telefono e aggiornare le impostazioni ma questo evidentemente nella vita reale non è sempre possibile. E non si tratta di un problema banale per una app che vuole risolvere il problema delle molestie. Sarà interessante vedere se la app avrà successo e sarà davvero utile visto che questo contratto fatto tramite app dovrebbe essere utile in caso di una lite giudiziaria. Un modo per dire: te lo avevo detto che non volevo. Era chiaro.
Introdurre uno schermo giuridico ai rapporti interpersonali assomiglia molto ad un episodio della serie tv di Netflix BlackMirror che di solito non crear treame e scenari in cui ci sentiamo molto a nostro agio. Ma potrebbe anche funzionare. Gli studenti di molte università americane infatti dal 2015 usano una app che si chiama We Consent tramite la quale due persone prima di avere un rapporto sessuale registrano un video, che naturalmente viene reso anonimo e criptato in modo che possa essere visto solo se lo ordina un magistrato. Pare che ne siano stati registrati oltre 100 mila (e solo in due casi è stato chiesto di recuperare il video per dimostrare che era stato infranto un patto). Un numero che farebbe pensare che stia diventando un fatto normale: se due persone vogliono andare a letto, prima ne parlano chiaramente. Questo forse leva un po’ di poesia ed eros alla cosa, ma elimina anche equivoci e soprusi. ne riparleremo presto credo.