Qualche giorno fa mi è arrivato un comunicato stampa. Avvisava che Engineering sta per assumere 500 persone entro giugno. Mi è sembrata una enormità. Ma come, mi sono detto, nel Paese della disoccupazione alle stelle, dei giovani costretti a partire, nel Paese che ha dovuto varare il reddito di cittadinanza per evitare guai peggiori, c’è una azienda che assume 500 persone in quattro mesi?
Conosco bene Engineering: è una azienda informatica fondata nel 1980 a Padova, solo che invece di restare la solita piccola azienda italiana, è diventata una multinazionale con 50 sedi nel mondo. Un colosso. Un paio di anni fa l’amministratore delegato Paolo Pandozy mi aveva invitato a parlare ai suoi dirigenti, e ricordo che quel giorno con il ministro del Lavoro, annunciarono mille assunzioni. Sono merito del jobs act, disse fiero il ministro.
Oggi che il jobs act non c’è più e le assunzioni continuano, possiamo serenamente dire che non è così: Engineering infatti alla fine del 2019 avrà assunto 4.000 persone in quattro anni. Sono circa tre persone al giorno, sabati e domeniche comprese. Perché? Perché la rivoluzione digitale è in corso, le aziende e la pubblica amministrazione hanno bisogno di esperti che li aiutino a cambiare, e queste persone non restano disoccupate mai. Quello che serve, e che manca, quindi è la formazione: dove e come divento esperto di programmazione, di coding?
In questi giorni è sbarcato a Roma un bellissimo progetto: si chiama Code Your Future, lo ha lanciato a Londra tre anni fa un ex dipendente di Samsung, German Bennci, che ha capito che sì, il reddito di cittadinanza può servire a tamponare una emergenza (lo dico io), ma se vogliamo davvero far sì che le persone si trovino una occupazione stabile e ben pagata, dobbiamo insegnare loro a fare quello che il mercato chiede. Serve “la formazione di cittadinanza”. Una scuola migliore. Nel frattempo Code Your Future a Roma alla Stazione Termini, offrirà gratis corsi di coding a rifugiati, richiedenti asilo e disoccupati in condizioni disagiate. Dimostrando così che il modo migliore per rispondere alle due grandi emergenze del nostro tempo, le migrazioni e la disoccupazione, non è scegliere fra gli uni o gli altri, ma aiutarli a casa nostra, dando a tutti la formazione di cui hanno bisogno per costruirsi un futuro.