La app che ci ricorda che dobbiamo morire

Si chiama WeCroak ed è la più scaricata nella categoria salute e benessere. Ti manda cinque messaggi d'autore al giorno, a sorpresa, come la morte, per ricordarti la caducità della vita. In omaggio ad una tradizione buddista. Ma lo facevano anche gli antichi romani col "memento mori"

La app che ci ricorda che dobbiamo morire

Le app sono un bel termometro di quello che siamo. Di quello che ci piace. C’è stato il momento in cui eravamo tutti pazzi per Angry Birds, e poi Ruzzle e infine Candy Crush. Ma non ci sono solo i giochi negli Store.  Nella categoria Salute e benessere per esempio spesso troviamo app per allenarci meglio in pochi minuti o per mangiare sano o per tenere sotto controllo i battiti cardiaci o i passi che facciamo ogni giorno. Da ieri la app più scaricata nella categoria salute e benessere è una app che ci ricorda che dobbiamo morire. Non subito ovviamente, prima o poi. Si chiama WeCroak dove Croak è il suono che fa la rana. Gracidare.

WeCroak funziona così: ti manda sul telefono cinque messaggi al giorno per ricordarti che prima o poi morirai. Si tratta di messaggi d’autore, frasi celebri di poeti, filosofi, scrittori sulla caducità della vita. (A me come benvenuto è arrivato Moliere che mi ricorda che sarò giudicato anche per le cose che non ho fatto). I messaggi non arrivano in orari stabiliti, ma a caso, perché così arriva la morte. All’improvviso. Sul telefonino ricevi una notifica da WeCroak, la apri e teoricamente inizi a pensare, a riflettere su quello che stai facendo, se davvero merita tutta la tua attenzione o se invece non stai trascurando gli affetti più importanti. La app non è neanche gratuita, costa un euro e nove centesimi, eppure è schizzata in testa alla classifica delle più scaricate. Fa riflettere vero?

Tutto nasce pare da un proverbio del Buthan, un regno buddista dell’Himalaya orientale, secondo il quale per apprezzare davvero la vita devi pensare alla morte almeno cinque volte al giorno. A me ricorda piuttosto un meraviglioso film di Roberto Benigni e Massimo Troisi. Nel film un frate si avvicina a Troisi ripetendogli più volte: Ricordati che devi morire. Una frase che viene dal memento mori che dicevano ai generali dell’Antica Roma quando tornavano vittoriosi dalle guerre per evitare che diventassero superbi. “Ricordati che devi morire” ripete il frate insistente a Troisi. Che a un certo punto sbotta e replica: “Aspetta, che mo’ me lo segno”. Oppure il grande Totò che una volta disse: “Non posso morire, c’ho un appuntamento”.

 
 



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