Se davvero il 2017 è stato un anno complicato per i big della tecnologia, la conferma arriva dalla triste storia di Robocob, il robot poliziotto del film di fantascienza che ha appena compiuto 30 anni e che nella vita reale si chiama K9, è alto un metro e mezzo, pesa quasi 100 chili ed è un robot piuttosto evoluto. Il suo incarico era mantenere la sicurezza in una strada di un popolare quartiere di San Francisco, Mission, ma è stato richiamato alla base dopo che per giorni era diventato il bersaglio di lanci di salsa barbecue, escrementi e persino di un tentativo di cappottarlo. Tanta ostilità al limite del vandalismo la si deve al fatto che il robot poliziotto, sebbene si muovesse nella città che è un po’ la capitale della tecnologia, non è stato considerato uno strumento per avere più sicurezza sulle strade ma come una intollerabile invasione della privacy: infatti K9 scatta centinaia di foto al minuto di quello che accade ed è in grado di analizzarle. Inoltre è stato accusato di discriminare i senzatetto che trovano rifugio sui marciapiedi del quartiere. “Il programma è sospeso con effetto immediato”, ha comunicato la Società per la prevenzione delle violenze sugli animali che lo aveva reclutato per proteggere il proprio campus. Non è il primo incidente di K9: nel 2016 nel centro commerciale di Stanford un robot si scontrò contro un bambino di 16 mesi che rimase ferito, mentre qualche mese fa un esemplare è stato trovato a testa in giù in una fontana di Washington DC come se qualcuno avesse voluto simulare un delitto. Eppure questi robocop erano nati con ottime intenzioni all’indomani della terribile strage in una scuola elementare del 2012 in cui rimasero uccisi venti bambini. Fu in seguito a quella tragedia che in Silicon Valley fu fondata la Knightscope con l’obiettivo di realizzare robot in grado di garantire la sicurezza dei quartieri. Sembrava una buona idea, conveniente anche: K9 si affitta per 6 dollari l’ora. Ma non tira una buona aria per i robot in questo momento. Urge una riflessione.