Il Primo Maggio, la tecnologia e l'umiltà che mancava
Elon Musk (Tesla) dice di aver esagerato con l'automazione in fabbrica, "le capacità degli esseri umani sono sottovalutate". Sergey Brin (Google) rilegge un romanzo di Charles Dickens di un secolo e mezzo fa e si fa quattro domande sul futuro: ci sarà lavoro per tutti? sarà sicuro? sarà equo? saremo manipolati dalla tecnologia? Indietro non si torna ma serve molta più attenzione per gli altri

Parlando di tecnologia, il primo maggio, mentre tutti celebrano il lavoro, che cresce quasi ovunque ma è sempre meno sicuro, sempre meno pagato, siamo certi di aver preso la strada giusta? Sono andato a riprendermi un tweet di qualche giorno fa di Elon Musk. Musk è forse l’icona stessa dell’innovazione tecnologica: l’uomo che vorrebbe portarci su Marte ma anche a fare il giro del mondo in meno di un’ora mentre le strade saranno invase di auto elettriche che si guidano da sole. Insomma, Musk qualche giorno fa ha aperto a una tv le porte della fabbrica della sua Tesla in California, che in questo momento ha molti problemi di produzione, e ha detto in sostanza: “Con tutta questa automazione abbiamo esagerato, è stato un errore, un mio errore. Le capacità degli esseri umani sono sottovalutate”. Wow, vade retro robot, il futuro ha ancora bisogno di noi. Una buona notizia per i circa 40 mila operai della Tesla (erano 899 nel 2010), meno per gli azionisti visto che l’azienda perde 6500 dollari al minuto.
In realtà nelle stesse ore usciva la lettera annuale agli azionisti di Sergey Brin, uno dei due fondatori di Google, e il tono era molto diverso. Era contemporaneamente entusiasta e preoccupato come in un celebre romanzo di Charles Dickens citato nelle prime righe: “Era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione”. La speranza deriva dal fatto che le capacità di calcolo dei computer sono cresciute ad un ritmo esponenziale (“Il processore che usavamo quando abbiamo fondato Google faceva 100 milioni di operazioni al secondo, quello che usiamo oggi 20 triliardi”); e oggi sono possibili applicazioni di intelligenza artificiale ai limiti della fantascienza, dalla scoperta di nuovi pianeti alla diagnosi delle malattie. Ma l’alba di questa nuova era arriva con alcune domande: "Come impatta la tecnologia sull’occupazione? Può manipolare le persone? La trasformazione sarà equa? Sarà sicura?".
Sono domande fondamentali perché vengono da un’icona della Silicon Valley e quindi da chi ha necessariamente una visione idealistica, ottimistica dell’impatto della rete e del digitale sulle nostre vite. Sentite però il cambio di passo nella risposta di Brin alle sue stesse domande. Dice che dobbiamo andare avanti, indietro non si torna, ma dobbiamo farlo con “profonda responsabilità, attenzione per gli altri e umiltà”.
Ecco, l’umiltà, l’ingrediente che mancava parlando di futuro.
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