Il giorno in cui il digitale ci libererà dai certificati inutili
Il Piano triennale per l'informatica elenca tante buone azioni. Ma la svolta più urgente è culturale: lo Stato deve smetterla di chiedere ai cittadini informazioni che già ha

Il futuro prossimo dell’Italia, la nostra capacità come paese di salire finalmente sul treno dell’innovazione digitale, è contenuto in un documento di 130 pagine che sarà approvato dal Consiglio dei ministri nei prossimi giorni. E’ il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione che spiega tutte le azioni che saranno fatte da qui al 2019. C’è molta tecnologia dentro come è giusto eppure la svolta più evidente è culturale: riguarda per esempio il fatto che a tutti i dipendenti pubblici debba essere garantito l’accesso a Internet senza limiti, perché la rete è ormai uno strumento di lavoro. Questa decisione spazza via alcuni anni di dibattiti e sentenze sulla possibilità di licenziare il dipendente trovato ad usare Facebook durante l’orario di lavoro. Il Piano dice invece che non solo Internet è indispensabile per trovare informazioni utili a svolgere il proprio lavoro, ma può essere utile anche frequentare social network, chat e forum.
E’ una svolta quindi culturale, necessaria a far sì che l’Italia esca dalla preistoria digitale in cui ci troviamo. Nel piano infatti emergono alcuni numeri che danno l’idea del grande caos e dei tanti sprechi che ci sono stati in questi anni: mi riferisco agli 11 mila data center, quando ne basterebbero meno di mille; alle oltre 200 mila app, spesso mal funzionanti; ai 25 mila siti web, quasi tutti progettati con logiche anni '90 e quindi non consultabili con un telefonino.
Ma l’aspetto più surreale del digitale nostrano è il fatto di essere costruito per silos indipendenti, cioè sistemi che non si parlano fra loro. E quindi quando dobbiamo fare una pratica, puntualmente lo Stato ci chiede prima di produrre infiniti certificati per attestare informazioni che tecnicamente già ha. Lo stato di famiglia, la residenza, il reddito, la regolarità nel pagamento dei contributi, il casellario giudiziario sono tutte informazioni che lo Stato ha eppure puntualmente chiede al cittadino di attestarle di nuovo. In Estonia, per citare un esempio virtuoso, è vietato per legge. Non per altro, ma per evitare uno spreco di tempo e soldi che è impossibile quantificare. Il Piano avrà avuto successo solo se finalmente usciremo da questa logica illogica.