L'hackathon di Napoli e le Nazioni Unite dell'innovazione
Dare una mano alla pubblica amministrazione a diventare digitale. È la sfida che coinvolgerà 300 sviluppatori provenienti da 26 Paesi domani e domenica a Napoli in un'hackathon davvero speciale

Il 4 giugno 1999 una decina di sviluppatori provenienti da tutto il mondo approdarono in una casetta di Calgary, in Canada, per trascorrere un weekend mai visto prima. Li aveva invitati Theo De Raadt, 30 anni all’epoca, origini olandesi, nato in Sud Africa ma emigrato con la famiglia sulle Montagne Rocciose quando era piccolo. Qui aveva creato un sistema operativo ancora in voga, OpenBsd, e in quel weekend del 1999 sperava di risolvere un complicato problema di software: per questo aveva invitato a casa alcuni degli sviluppatori più bravi che conosceva. L’idea era: uniamo le forze e in un weekend ne veniamo a capo. Così fu. (dicono che da qualche parte sul pavimento di legno della casa di De Raadt ci sia ancora un segno in memoria dell’evento).
Leggi anche lo speciale Digital Days 2019, le quattro giornate di Napoli
In realtà a Calgary ci volle una settimana, ma non cambia la sostanza: era nata una nuova strada per l’innovazione. L’hackathon, una parola coniata in quell’occasione che vuol dire “maratona di hacker”. Un weekend in cui si scrivono righe di codice per risolvere problemi e inventare soluzioni praticamente senza dormire mai (gli energy drink con la caffeina sono molto richiesti).
Sono passati venti anni e gli hackathon sono diventati popolarissimi. Quello che va in scena domani all’Apple Developer Academy di San Giovanni a Teduccio, periferia non facile di Napoli, è però abbastanza speciale: con quasi 40 mila euro di montepremi e tredici challenge non è il più grande di sempre, ma i ragazzi che si metteranno alla prova provengono da un numero record di paesi, ventisei. Sono venuti dall’Algeria all’Uruguay, dall’Iran alla Cina, dall’Australia alla Russia.

In un’epoca di muri e fili spinati, sono tutti uniti dall’innovazione. Saranno più di 300. La sfida del resto è improba: dare una mano alla pubblica amministrazione a diventare digitale. E quindi facile. Comoda. A prova di corruzione. Non basta certo un weekend ma la strada che indicano questi ragazzi è importante. Ci dice che per arrivare al traguardo non basta comprare macchinari ma occorre investire in persone in gamba. Il capitale umano è quello che davvero fa la differenza.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it