“Volevamo scoprire la Luna, guardare per la prima volta il suo lato oscuro, e invece abbiamo scoperto la Terra”. Era il 1968 e non era un caso. Era l’anno in cui i giovani avevano capito che dire di volere un mondo migliore, voleva dire senza guerre e ingiustizie; l’anno in cui la musica aveva iniziato a suonare in un modo diverso; e persino gli atleti avevano capito che potevi provare a saltare al contrario e saltare più in alto di tutti, come aveva fatto Dick Fosbury alle Olimpiadi del Messico.
Insomma, era un anno in cui se ti mandavano a scoprire la Luna, tu ti voltavi dall’altra parte e vedevi la Terra come non l’aveva mai vista nessuno prima. Era il 24 dicembre di 50 anni fa, e tre uomini erano nello spazio da quattro giorni.
Erano partiti il 21 dicembre dalla base spaziale di Cape Canaveral, in Florida. Non era un viaggio scontato. L’enorme Saturn V, il razzo di centodieci metri di altezza che li aveva portati fra le stelle, era stato usato solo due volte prima e mai con un equipaggio umano. Era andato tutto bene. I tre astronauti erano a bordo dell’Apollo 8 con la strana missione di fare una diretta tv dalla Luna per leggere un brano della Genesi, il famosissimo incipit, E dio creò il cielo e la terra. Lo fecero, ma dopo. Bill Anders, Frank Borman e James Lovell erano lì per guardare la Luna.
Avevano già completato due orbite lunari quando il 24 dicembre, verso le 7 del mattino, qualcosa di inaspettato accadde. Nel buio assoluto dello spazio, dietro la superficie bianchissima e fredda e deserta della Luna, apparve la Terra. Saliva all’orizzonte come se stesse sorgendo. Era proprio la Terra, non potevi confonderla con nessun altro pianeta: era azzurra e bianca e verde ed era viva. I colori mutavano continuamente. E ti rendevi conto che l’infinita bellezza della nostra casa era pari solo alla sua incommensurabile fragilità.
Anders mise un rullino a colori dentro la Hasselblad, la macchina fotografica che si era portato, e scattò una delle foto più importanti della nostra storia. La prima foto a colori della Terra. Lì per lì per la verità non la vide nessuno, ma il 27 dicembre i tre tornarono alla base e una settimana “Earthrise” era sulla copertina di Time con titolo epico: “Dawn, Alba”.
Era la fine del 1968 e quello doveva essere un nuovo inizio. Si dice che quella foto ci abbia cambiato per sempre, che dopo di allora abbiamo preso consapevolezza dell’importanza dell’ambiente, che abbiamo capito che la Terra va protetta. Ma probabilmente non è così vero.
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E’ vero piuttosto che non ci è bastata neanche quella foto. Oggi di foto così i satelliti ne scattano una ogni dieci minuti, ma la Terra è sempre più inquinata e sempre più calda; e noi sempre più distratti dalle cose che contano veramente. Forse dovremmo ripartire da quell’alba di 50 anni fa quando tre uomini videro una meraviglia che sembrava galleggiare nello spazio e dissero: “Oh mio Dio”. Anche quello in fondo fu un regalo di Natale per tutti noi: quella foto ci ha regalato la coscienza di chi siamo e dove siamo. Non sprechiamola.