I miliardari di bitcoin alla ricerca della password perduta
Il Wall Street Journal svela le storie di quelli che investirono sulla criptovaluta quando valeva pochissimo ma che oggi non sanno come accedere al portafoglio digitale: c'è chi chi assembla supercomputer per "craccare il codice" - ma ci possono volere due secoli - e chi prova con l'ipnosi

Sapete qual è il colmo per un possessore di bitcoin? Scoprire di essere diventato miliardario ma essersi perso la password. Sembra una barzelletta ma non lo è (come racconta il Wall Street Journal in un dettagliatissimo articolo). E’ il paradosso delle criptovalute, di queste “monete di Internet” che si sono diffuse negli anni scorsi nel disinteresse generale e il cui valore nel corso del 2017 è schizzato in alto come non era mai accaduto prima per nessun altro bene: il bitcoin, la più famosa delle criptovalute, è cresciuto di venti volte in dodici mesi, arrivando qualche giorno fa a valere 19 mila dollari.
Con il risultato che molti di coloro che lo avevano acquistato quando non valeva quasi nulla, sono diventati ricchi, in qualche caso ricchissimi; ma nel frattempo hanno dimenticato la password con cui accedere al proprio portafoglio digitale e il problema è che non c’è modo di recuperarla visto che nel mondo di bitcoin non esistono banche centrali, non esistono autorità garanti, ma tutto vive su registro pubblico dove vengono annotate le transazioni. Le password poi sono complicatissime stringhe di lettere e numeri che se non le hai scritte da qualche parte sei spacciato.
Prendete il caso di Philip Neumeier che nel 2013 aveva comprato 15 bitcoin per 260 dollari: ora ne valgono quasi 300 mila, ma non sa come recuperarli; allora si è assemblato un supercomputer che ha il compito di scovare la password fra tutte le quasi infinite combinazioni possibili: per trovare quella giusta, ha calcolato, ci possono volere duecento anni però non desiste. Non si tratta di fenomeni isolati: un quarto dei bitcoin in circolazione sarebbe come quei biglietti vincenti della lotteria dimenticati chissà dove. Magari in una discarica.
Come è capitato ad un informatico che nel 2009 si era “prodotto” 7500 bitcoin che oggi varrebbero 100 milioni di dollari ma nel frattempo ha buttato il vecchio computer con tutti i dati e passa le giornate scavando fra i rifiuti per ritrovarlo.
Ma il caso più surreale è quello di Robert Collins che 4 anni fa a Natale regalò a ciascuno dei suoi sedici parenti mezzo bitcoin per avvicinarli al mondo delle criptovalute: oggi varrebbero 125 mila dollari se in quattordici non avessero scordato le password e per questo invece della tombola e del mercante in fiera passeranno le prossime feste di Natale a giocare a indovinarla.
Questa sgangherata corsa al nuovo oro digitale giustifica un business: quelli che ti aiutano a recuperare la password. Il più strampalato di tutti è Jason Miller che nella Carolina del Sud, in cambio di un bitcoin più il 5 per cento del malloppo, offre l’ipnosi come strumento di recupero password: è una sorta di Giucas Casella. Le sue gesta sono finite pure in un episodio di The Big Bang Theory.
Ma il passo dalla commedia alla farsa qui è davvero brevissimo.
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