In questi giorni a New York con le vetrine traboccanti di tecnologia, e con un cilindro alto come una caffettiera che ti parla e ti ubbidisce come una maggiordomo e che sembra essere il regalo dell’anno (si chiama Echo, ed è il prodotto di punta di Amazon), c’è un posto magico che sembra uscito da una cartolina inviata tanto ma tanto tempo fa. Si chiama Strand ed è una libreria. È la libreria più grande del mondo. Nei suoi locali del Village di Manhattan, sostengono di avere “18 miglia di libri”, quasi trenta chilometri. Non so come li abbiano misurati ma so che quando sono entrato al numero 828 di Broadway, mi sono perso come Alice nel paese delle meraviglie.
Va capito che la Strand non è una biblioteca, ma una libreria, qui i libri si comprano (ma si rivendono anche, Strand compra i vostri libri usati, meglio se antichissimi). L’altra sera, chiude alle 10 di sera e questo ne fa un perfetto posto dove andare dopo cena, l’altra sera era gremita di persone assorte a sfogliare libri nuovi, antichi o anche semplicemente vecchi ma comunque meritevoli di attenzione. Per esempio c’è una copia dell’Ulisse di Joyce firmata dall’autore in vendita per 38 mila dollari, ma per appena 4500 dollari vi portate a casa l’edizione più antica dei Magna Moralia di Aristotele, del 1496: l’America era stata scoperta da quattro anni appena. Quando si parla, e ne parlano i numeri, della clamorosa inaspettata rimonta dei libri di carta sui libri elettronici, gli ebook, si parla di posti così. La Strand ha 90 anni di storia: quando aprì, nel 1927, nella sua strada, che ai tempi era sulla Quarta Avenue, c’era una sfilata di librerie e infatti quel tratto si chiamava Book Row, la fila dei libri: hanno chiuso tutte tranne la Strand che si è trasferita a Broadway diventando un baluardo non solo del libro cartaceo, ma della lettura, della riflessione, della conversazione colta.
Come ha fatto a resistere senza diventare un residuo nostalgico ma un posto vivo è la parte affascinante di questa storia. La risposta è che forse ha reso centrali, indispensabili, i lettori: li fa sentire parte di una community per usare un termine popolare sui social. Ecco in fondo la Strand è un social network fisico: come su Amazon, infatti, ci sono le recensioni dei libri, ma le firmano, scritte a mano su cartoncini di carta pregiata esposti sugli scaffali, i commessi del negozio che ti dicono perché quel volume va letto subito. Un settore che sembra popolare è la vendita di libreria per arredamento: vuoi in casa una bella parete di libri che ti facciano sembrare intelligente (e che si intonino alla tappezzeria di casa? La Strand ti propone i “books by the Foot” su misura per te.
E poi c’è il merchandising che serve a far quadrare i bilanci: magliette, borse, sacche, spille, magneti, poster, tutti sul tema della lettura. Quelli che vanno di più hanno due slogan simili che fanno il verso all’America che dovrebbe tornare grande con Trump: Make America Read Again, oppure Make America Think Again. Facciamo leggere di nuovo gli americani, facciamoli tornare a pensare. Anche se sono convinto che fra gli oltre due milioni e mezzo di libri della Strand ce n’è sicuramente qualcuno che invita a non considerare il successo degli avversari politici come figlio dell’ignoranza degli altri.