Non c'è solo la preoccupazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro dell'Economia Giovanni Tria per il quadro economico dopo la decisione presa nel vertice a palazzo Chigi di arrivare al 2,4% nel rapporto deficit-Pil. Anche un'ala della Lega, per esempio, teme che l'Italia possa essere oggetto di attacchi speculativi. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha sfondato oggi quota 280 punti, per poi ritornare a quota 267; Piazza Affari ha chiuso una giornata di passione in netto ribasso e poi ci sono le parole del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici: "Gli italiani non devono sbagliarsi: ogni euro in più per il debito è un euro in meno per le autostrade, per la scuola, per la giustizia sociale". Ma il partito di via Bellerio e il Movimento 5 stelle tirano dritto. Fanno sponda, con il ministro dell'Interno Matteo Salvini che nega tensioni con il responsabile dell'Economia.
Nella maggioranza si continua a sottolineare come il ministro abbia ancora dei dubbi sulla linea da portare avanti ma non si esclude che il titolare di via XX Settembre possa fare un passo indietro, anche dopo l'approvazione della manovra. Mentre M5s ieri si è lasciata andare ai festeggiamenti per aver portato a casa 10 miliardi per il reddito di cittadinanza Salvini ha scelto un profilo più basso. "Non facciamo cinema, badiamo alle cose concrete", ha osservato il viceministro Garavaglia. Il cosiddetto 'fronte della stabilita' all'interno dell'esecutivo, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti impegnato giovedì in una mediazione con Tria, non nasconde il timore per le conseguenze della decisione di andare oltre al tetto del 2%. In fibrillazione molti parlamentari leghisti del nord-est. Ma è stato lo stesso premier Giuseppe Conte a voler mandare un messaggio rassicurante: "Le dimissioni di Tria non sono mai state sul tavolo". E ancora: "Lo spread scenderà quando i mercati avranno i dettagli della nostra Manovra, ridurremo il debito con la crescita".
Lega e M5s uniti anche sulla giustizia
Ora si aprirà la trattativa con l'Europa con Di Maio che oggi ha frenato sull'intenzione di andare allo scontro e Salvini che ha ribadito che in ogni caso il governo andrà avanti. Un asse saldo quello tra i due vicepremier che indispettisce Forza Italia: Berlusconi è in Sardegna (domani festeggerà il suo compleanno con la famiglia), a parlare è stato il vicepresidente azzurro Antonio Tajani: "Fermare questo governo è un atto d'amore per l'Italia", ha spiegato. Sulle barricate il Pd che domenica scenderà in piazza. Ma la comunanza di intenti al momento tra Lega e M5s emerge anche sul fronte giustizia. Il giorno dopo l'elezione di Ermini alla vicepresidenza del Csm è arrivata la sponda di Salvini a Bonafede e Di Maio che hanno sottolineato di voler andare contro "il sistema". "C'è molto da lavorare per rendere la magistratura indipendente", ha detto il ministro dell'Interno. La Lega al momento non ha un piano di riforma della giustizia ma converge sulle posizioni grilline. "Dopo aver difeso i magistrati sulla Diciotti e sul caso dei fondi ora si sono accorti che ci sono molte toghe che fanno politica", dicono dal Carroccio. La prossima mossa dei leghisti sarà quella di chiedere al Guardasigilli di cambiare alcune norme del ddl anticorruzione in arrivo alla Camera.