E’ scontro vero o solo un gioco delle parti? Le divisioni tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sul programma si moltiplicano, toccando i temi più disparati, dall’Europa ai vaccini, e animano il dibattito all’interno della coalizione. Appena rinata dopo anni di divisioni, perlomeno a livello nazionale, l’alleanza tra Forza Italia e Lega mostra le prime crepe. Tre, solo nelle ultime due settimane, i motivi del contendere. Il rapporto con l’Europa, che Berlusconi ora apprezza pur indicandone i limiti e Salvini invece critica aspramente fino a ipotizzare un ripensamento dell’euro. La legge Fornero sulle pensioni, che Salvini vuole abolire in caso di vittoria alle elezioni e di cui invece Berlusconi chiede solo un maquillage. La legge sull’obbligatorietà dei vaccini, che Salvini vuole cancellare e Forza Italia difende, avendola anche votata. La divisione tra i due alleati del centrodestra, coalizione a cui si unisce Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni, ha di certo la sua radice in una oggettiva differenza programmatica che data da anni. Ma ha anche una spiegazione nella nuova legge elettorale, che ha una forte componente proporzionale. La competizione interna alla coalizione viene stimolata dal proporzionale, tanto più che tra Lega e Forza Italia è nata una gara a chi ottiene più voti: chi arriverà primo all’interno della coalizione potrà esprimere il premier da indicare al Capo dello Stato in caso di vittoria dell’alleanza. Ma mentre gli avversari, dal Pd ai Cinquestelle gongolano per lo scontro interno al centrodestra e sottolineano la inaffidabilità di una coalizione che nasce già divisa sul programma, c’è chi sospetta che sia solo un gioco delle parti. Un modo, cioè, per strizzare l’occhio a bacini elettorali diversi. Marciare divisi per colpire uniti, recita un adagio usato sia da un generale prussiano che da Mao. Con due proposte programmatiche diverse, a volte conciliabili a volte un po’ meno, Berlusconi e Salvini parlano a due elettorati non sovrapponibili, ampliando la platea di possibili elettori. I due leader corrono forse sul sottile limite che separa consenso e credibilità. Quanto pesano le divisioni sulla ‘reputazione’ di coalizione che si candida a governare? E quanto invece due reti diverse pescano nell’ampio mare dell’elettorato? I sondaggi dei prossimi giorni potranno dare le prime risposte, ma solo il 4 marzo ci sarà il verdetto finale.