Le parole di Silvio Berlusconi sui migranti che delinquono, la frase shock di Attilio Fontana sulla ‘razza bianca’, Matteo Salvini che cavalca la polemica no-vax, la proposta di Luigi Di Maio di abolire gli studi di settore. Sono solo alcuni degli esempi di ‘sconfinamento’ dei partiti nelle storiche campagne elettorali altrui.
Si tratta di una abitudine che caratterizzerà questa campagna elettorale, magari creando anche un po’ di confusione negli elettori, ma che ha un fondamento negli studi e nei sondaggi meno famosi ma più letti dai politici. Si tratta di analisi che misurano quali sono i temi più sentiti dai cittadini e spiegano come da vent’anni le parole chiave delle campagne elettorali siano tre: crisi economica (con il corollario delle tasse), sicurezza (con il corollario dei migranti), lavoro. Da quando sono ‘morte’ le ideologie, i temi concreti sono quelli che più polarizzano l’elettorato e i partiti presidiano gli stessi argomenti, anche se ovviamente con ricette leggermente diverse.
Il centrosinistra, in tutte le sue declinazioni, ovviamente si muove con maggiore cautela sui terreni che storicamente ha battuto di meno come sicurezza e tasse, ma negli ultimi mesi ha cercato di non lasciare scoperti nemmeno questi temi. Per ora però è stata impegnata più nelle scelte legate ad alleanze e schieramenti, fino a giungere alla divisione interna, che nelle scelte programmatiche.
La competizione dunque si è polarizzata per ora tra M5s e centrodestra e addirittura all’interno dello stesso centrodestra. E allora Berlusconi ha cercato di cavalcare il tema caro alla Lega del ‘pericolo migranti’, Salvini ha ‘scippato’ il tema tasse a Forza Italia con la proposta di flat tax. Il leader del Carroccio poi ha cercato di strappare la bandiera no-vax ai Cinquestelle che hanno immediatamente rilanciato con una rincorsa all'abolizione della legge Lorenzin. e Luigi Di Maio ha proposto l’abolizione degli studi di settore, un tempo cara al Cavaliere.
Se si aggiunge la querelle sulla legge Fornero, si vede che l’appello di Sergio Mattarella ad avanzare proposte “comprensibili e realistiche” non ha sempre attecchito. Ma la corsa a pescare nello stesso bacino di elettori, anche per cercare di recuperare l’astensionismo, è più forte di qualunque richiamo del Capo dello Stato. Spesso tra l’altro, spiegano gli analisti di campagne elettorali, non è tanto importante la propria proposta in positivo, quanto l’oscuramento della proposta altrui. E questo è tanto più vero in una competizione che, a causa della legge elettorale, ha una forte quota proporzionale.
La competizione dunque a volte è anche interna alla stessa coalizione, come si vede nel rapporto di dialogo-scontro tra Fi e Lega, impegnate in una gara a chi avrà il risultato più forte per poter esprimere il premier. E non da ultimo si gioca la partita sul dopo voto, nel caso nessuno raggiunga la maggioranza assoluta e si debbano scomporre le coalizioni per dar vita a un governo di larghe intese.
Dopo i primi passi, mentre mancano ancora più di quaranta giorni al voto del 4 marzo, si attende ora di capire se anche il centrosinistra si sposterà su questi terreni con proposte più spericolate di quelle degli avversari o se preferirà privilegiare un profilo governativo e istituzionale.