A una settimana dalla vittoria elettorale Salvini e Berlusconi già ai ferri corti?

Il leader di Forza Italia non sta gradendo il protagonismo del numero uno della Lega. Sia per la scelta dei presidenti delle Camere che per le possibili alleanze di governo i nodi sono venuti subito al pettine. Articoli di Affari Italiani e HuffPost e Giornale

A una settimana dalla vittoria elettorale Salvini e Berlusconi già ai ferri corti?

Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono in rotta di collisione. Sulla carta si dichiarano fiduciosi uno nell’altro, ribadiscono di aver vinto insieme, ma le prospettive che indicano sono diverse. Già in passato questo non ha impedito loro di trovare un’intesa e proprio per questo si vedranno in settimana, con Giorgia Meloni leader di Fdi che cercherà di far da paciere e di smussare gli spigoli per comporre le divergenze. Ma al momento ruoli e linee politiche non sono simili.

Innanzitutto il leader della Lega ha assunto un piglio da capo dell’intera coalizione, che tratta in prima persona sugli snodi principali dell’inizio di questa legislatura senza consultare gli alleati. Prova ne è l’apertura fatta al M5S sulla presidenza delle Camere. Forte del risultato del voto, Salvini si è detto disponibile a ipotizzare una presidenza per il Carroccio e a una per i grillini, tagliando di fatto fuori Forza Italia. Poi ha posto un paletto cruciale: no a un governo che non sia politico e sì a cercare i singoli voti per raggiungere la maggioranza in Parlamento senza un accordo organico con un altro partito (in particolare il Pd). E nessuna preclusione per un ritorno al voto.

Silvio Berlusconi non ha apprezzato il protagonismo dell’alleato ed ha battuto un colpo per sottolineare la centralità di Fi, pur in una posizione di secondo arrivato nella coalizione. Dunque ha avanzato la candidatura anche di un esponente forzista per la guida di una delle due Camere perché il suo partito “è in grado di esprimere figure perfettamente adeguate a questi ruoli”. Poi si è mostrato aperto a un eventuale sostegno del Pd a un governo di centrodestra. Guadagnandosi lo stop del leader leghista, per il quale "non siamo stati eletti per riportare Renzi o Gentiloni al governo". E infine il cavaliere i è detto assolutamente contrario a un ritorno in tempi brevi alle urne.

Sullo sfondo si registra il fastidio di Berlusconi per un dialogo, seppure solo per gli incarichi istituzionali di Salvini con Luigi Di Maio. E il timore che i due, dopo una convergenza sulla guida di palazzo Madama e Montecitorio, possano intavolare un confronto anche su una nuova legge elettorale più maggioritaria del Rosatellum. Una legge che, di fatto, premierebbe i due partiti più forti in questo momento e darebbe invece filo da torcere a Pd e Fi.

Insomma, la partita per arrivare al nuovo governo del Paese è appena cominciata e i principali giocatori hanno cominciato a posizionare le pedine. Ma per ora nella scacchiera del centrodestra lo schema di gioco non è condiviso.



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