Sfidando l'antipolitica e la lotta alla casta, nella campagna elettorale più stramba degli ultimi anni impazza una nuova moda: inventa il ministero... Mentre il dibattito politico è concentrato sulla lista dei ministri, in particolare quella inviata dal M5s al Quirinale via mail ancora prima del voto, si allunga l'elenco dei nuovi dicasteri, a volte curiosi, ben oltre la soglia stabilità dalla legge Bassanini, poi modificata, che fissava in tredici i dicasteri con portafoglio (cioè con possibilità di spesa), a cui aggiungere un limitato numero di dicasteri non di spesa. Ecco quindi, coalizione per coalizione, quali proposte potrebbe trovarsi Sergio Mattarella sulla scrivania dello studio alla Vetrata al momento di nominare i ministri.
È di rigore, però, ricordare che l'articolo 92 della Costituzione recita che i ministri sono nominati dal presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio. Resta dunque tra i poteri del Capo dello Stato depennare i nomi delle personalità proposte ma anche dei dicasteri indicati, per riportare una eventuale ipertrofica compagine governativa a numeri in linea con le ultime leggi sulla presidenza del Consiglio.
Il M5s compete per la palma della novità, che a tratti rasenta la fantasia. Luigi Di Maio ha proposto in queste ultime settimane l'istituzione del ministero della Deburocratizzazione e della Meritocrazia (nuovo nome del ministero della Pubblica amministrazione). Ma ha anche suggerito la nascita del ministero dell'Infanzia e di quello del Benessere e della Qualità della vita, per la cui guida ha pensato a una donna. In totale pensa a un governo con 17 ministri, tra quelli con e quelli senza portafoglio. Anche il centrodestra non è rimasto a guardare e in poche settimane ha creato dal nulla diversi nuovi dicasteri.
Matteo Salvini ne ha ideati tre: il ministero dei Disabili, il ministero del Cibo e quello del Tesoro dei Beni culturali (per mettere a frutto la cultura italiana e trasformarla in posti di lavoro ed entrate per lo Stato). Tre nuovi dicasteri anche da parte di Silvio Berlusconi, che ha già annunciato di voler dar vita a un esecutivo con 20 ministeri. Pochi giorni fa ha ipotizzato il dicastero della Spending review, per cui ha lanciato la candidatura di Carlo Cottarelli, e quello della Terza età, da affiancare alla proposta di pensioni a mille euro, senza dimenticare quello della Protezione civile per lo stimato amico Guido Bertolaso.
E infine Giorgia Meloni che ha lanciato tre proposte: il ministero della Giustizia sociale, quello del Turismo e del Made in italy e infine una modifica lessicale, ma non solo, al ministero del Lavoro, che se governasse Fdi diventerebbe il ministero del Lavoro e delle Professioni.
Più cauto il Pd. Il suo leader Matteo Renzi ha frenato sull'idea di nuovi dicasteri: "Già così ce ne sono troppi", "dei 64 governi nei 72 anni di vita repubblicana, quello che ho avuto l’onore di presiedere è stato quello con meno ministeri di tutti, secondo solo a De Gasperi. Lui aveva 15 ministri, noi 16 e già così secondo me erano anche troppi". Ma un ministero nuovo non si nega a nessuno e così Maurizio Martina, sull'onda del successo di Expo, ha spiegato che fosse per lui darebbe vita al ministero dell'Alimentazione. Ora la palla passa agli elettori, solo loro potranno dire se le nuove proposte ministeriali sono piaciute o meno.