Comincia il week-end decisivo: o si fa il governo o si torna alle urne. Forse
Il presidente della Repubblica non è interessato alle bozze di programma: attende un'intesa che sia davvero definitiva e tiene d'occhio lo spread

Attesa per il nome del premier, ma nel frattempo occhio attento allo spread. Sergio Mattarella continua a svolgere la sua normale attività presidenziale, ma resta in attesa di un segnale definitivo sul raggiungimento dell'intesa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio e soprattutto sul nome del premier.
Una telefonata che i due leader hanno annunciato come in arrivo tra domenica sera e lunedì mattina, a cui dovrebbe seguire un nuovo colloquio del Presidente con le due delegazioni per avere finalmente sul tavolo il nome del presidente del consiglio a cui pensano M5s e Lega.
Su questo punto le distanze tra i due partiti restano, ma al Colle, pur senza mettere fretta, chiedono che si giunga a una decisione definitiva.
Il Colle attende l'accordo definitivo
Intanto resta alta l'attenzione sull'accoglienza internazionale e finanziaria della nuova maggioranza e del possibile esecutivo. Si monitora dunque con una certa preoccupazione l'andamento dello spread, che ieri ha continuato a crescere.
E si leggono in controluce le diverse dichiarazioni, a volte eccessive, che giungono dai leader stranieri, ma nessun commento giungerà in queste delicatissime ore dal Colle, per evitare di gettare altra benzina sul fuoco.
Ma tornando al percorso che dovrebbe portare alla nascita del governo, lo stesso Matteo Salvini ha annunciato che lunedì la parola tornerà a Mattarella, che attende senza porre scadenze cogenti. Ieri Di Maio ha riferito: "cerchiamo di tenere aggiornato il Quirinale".
Ma l'aggiornamento che attendono al Colle non è né sulle bozze del programma, che il Presidente non intende leggere, né su fantomatiche liste di ministri. L'unica telefonata che si attende è quella che dovrà annunciare il raggiunto accordo politico tra M5s e Lega.
I quattro dicasteri che contano
Se nel week end sarà stata siglata l'intesa, dunque, i due esponenti della maggioranza giallo-verde proporranno al Capo dello Stato il nome del premier su cui avranno raggiunto l'accordo.
Il Presidente farà le sue valutazioni e se non ci saranno ostacoli, sia sul nome che sullo standing necessario ad affrontare un consesso internazionale, procederà a conferire l'incarico di formare il governo. Con il premier incaricato, e solo con lui, potrà affrontare un dialogo sul programma, molto probabilmente sottolineando, se necessario, eventuali macro-problemi magari sulla sostenibilità costituzionale e finanziaria.
E sempre con il premier affronterà il capitolo nomina dei ministri: sarà infatti il premier a proporli e il Presidente della Repubblica a nominarli. Quattro i principali dicasteri che saranno sotto la lente d'ingrandimento del Quirinale: Esteri, Interni, Difesa ed Economia, ma va ricordato che anche il ministro dello Sviluppo fa parte del Consiglio supremo di Difesa.
Raggiunto un equilibrio sui ministri, il governo potrà giurare e presentarsi alle Camere per il voto di fiducia. A quel punto sarà chiaro quale sarà il programma effettivo con cui il premier chiederà la fiducia alle forze parlamentari. Un programma ufficiale, quello sì, da cui discenderanno provvedimenti governativi e legislativi: saranno questi a raggiungere la scrivania del Capo dello Stato per la firma prevista dalla Costituzione e saranno dunque questi a essere vagliati con attenzione dagli uffici del Quirinale, che potrà rinviarli alle Camere nel caso non sussistessero i presupposti di costituzionalità o le necessarie coperture (sapendo però che se la legge viene riapprovata nel medesimo testo il Presidente a quel punto la deve promulgare).
Lo spettro del voto
Se il week end non avrà portato l'accordo, Mattarella riprenderà in mano la situazione, che a quel punto non potrà che portare al voto anticipato. Ormai chiusa la finestra di luglio, ci si rivolgerà alla finestra che porta a un voto dall'autunno in poi. Il Capo dello Stato proporrà alle Camere un governo elettorale, con un appello alle forze politiche che avranno dimostrato di non saper dar vita a un esecutivo. Un appello dunque che chiederà uno sforzo di responsabilità per sostenere per poche settimane il governo, varare la manovra evitando l'aumento dell'Iva e andare poi al voto nei primi mesi del 2019.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it