Italia e Francia stanno litigando anche su Leonardo da Vinci
Il 2019 è l'anno del cinquecentesimo anniversario della morte del genio che nacque in Toscana e morì ad Amboise, nella Loira. Un avvenimento mondiale su cui i due Paesi si stanno 'sfidando'. Tanto per cambiare

Leonardo, le sue macchine volanti, i suoi dipinti misterici, i suoi codici speculari, sono stati termometro dello scontro tra Italia e Francia e saranno occasione di nuova pace tra le due nazioni cugine dopo mesi di scaramucce e tensioni diplomatiche.
Lunedì Sergio Mattarella ha inaugurato alle Scuderie del Quirinale la mostra "Leonardo da Vinci. La Scienza prima della Scienza", poi il 2 maggio andrà ad Amboise, dove Leonardo morì, per inaugurare con il presidente francese Emmanuel Macron la mostra "1519, la mort de Leonard de Vinci: la contruction d'un mythe". Un viaggio a metà tra arte e diplomazia, organizzato in seguito alla telefonata tra i due presidenti che ha ripristinato normali rapporti dopo che la Francia aveva richiamato l'ambasciatore accreditato a Roma.
Uno scontro con pochissimi precedenti, causato da un irrigidimento francese per la visita di Luigi Di Maio ai vertici dei gilet gialli e per il braccio di ferro sulla Tav. Ma il clima tra i due paesi era caldo da mesi, addirittura da anni: dalle strategie diverse sulla Libia all’acquisizione dei cantieri Stx da parte di Finmeccanica, fino alle scaramucce sui migranti, diversi sono stati gli interessi divergenti tra Roma e Parigi.
E tra questi dissidi si è inserito anche il complicato dialogo, sfociato a tratti in diverbio, sulle opere di Leonardo. Nel 2019 cade infatti il cinquecentenario della morte del genio toscano, nato a Vinci, nella verde toscana, ma morto nel castello di Clos-Luce ad Amboise, tra i castelli della Loira. Chi ha dunque più titolo a celebrare il poliedrico genio?
La Francia parte per prima e l’imponente macchina del Louvre organizza per settembre una super mostra, per la quale chiede al nostro governo il prestito di tutte le opere custodite in Italia. L’allora ministro Dario Franceschini acconsente, negando però il suo sì per alcune opere intrasportabili. Cambia governo e la Lega parte a testa bassa: la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni mette subito in chiaro: "Lui non è Leonardò, ma Leonardo, e dare al Louvre tutti quei quadri significa mettere l’Italia ai margini di un grande evento culturale”.

Nel frattempo anche l’Italia si muove e organizza una serie di mostre che verranno illustrate giovedì dal premier Giuseppe Conte, da quella delle Scuderie del Quirinale a quella all’Accademia dei Lincei, passando per diverse esposizioni tra Milano, Venezia e Firenze.
Ma il braccio di ferro continua, e si intreccia con i rapporti sempre più tesi tra Roma e Parigi fino al colpo di scena del richiamo dell’ambasciatore Christian Masset il 7 febbraio scorso. Dopo una settimana l’ambasciatore rientra: a favorire il ritorno a rapporti distesi una telefonata di Macron a Sergio Mattarella, durante la quale i due capi di Stato riaffermano “l'importanza, per ciascuno dei due paesi, della relazione franco-italiana, che si alimenta di legami storici, economici, culturali e umani eccezionali".
Ed è appunto su Leonardo che i due paesi ricominciano a parlarsi: durante un incontro bilaterale a fine febbraio tra ministri della Cultura Alberto Bonisoli assicura che “si troverà un accordo” sullo scambio di opere. Ora resta una difficoltà concreta che frenerà il prestito di molte opere: il direttore, tedesco, degli Uffizi ha già fatto sapere che i dipinti ospitati a Firenze sono inamovibili e che potrà inviare Oltralpe solo i disegni, meno fragili.
Insomma, il dialogo è ripartito; e proprio il genio di Leonardo, la sua vita a cavallo tra i due Paesi, ha aiutato a superare i litigi tra paesi che da sempre sono amici ma non si risparmiano qualche punzecchiatura.
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