C'è una possibile alleanza di cui si parla molto poco mentre tutti sono distratti a commentare l'eventuale convergenza tra PD è Movimento 5 Stelle: quella tra PD e centro-destra.
Matteo Renzi ha puntato il dito accusatore contro parte del suo partito che avrebbe già avviato un dialogo sottobanco con i grillini, ma a parte Michele Emiliano e Sergio Chiamparino nessun altro sembra voler avallare questa opzione. Sia in pubblico che in privato maggioranza e minoranza PD hanno assicurato di non voler sostenere un Governo guidato da Luigi Di Maio. "Hanno vinto gli altri, noi stiamo all'opposizione" è il ritornello di tutti i principali esponenti del PD sia davanti ai microfoni che a taccuini chiusi. Ma quando si chiede se sia altrettanto netto il no a un eventuale sostegno esterno a un governo di centro-destra qualche piccolissima crepa si comincia a vedere nel muro di no che arrivano.
Se invece di Salvini...
Pubblicamente tutti assicurano di non voler dare il loro voto o la loro astensione perché nasca un governo di centro-destra. E questa sarà la linea che il partito esprimerà anche dopo il 23 marzo nel primo giro di consultazioni che farà Sergio Mattarella per cercare di capire se ci sia una maggioranza possibile che sostenga il nuovo governo del paese. Ma quando si scava con le domande emergono alcuni timidissimi indizi che fanno pensare che dopo qualche settimana di decantazione a qualcuno nel PD potrebbe venire la tentazione di sostenere o perlomeno non ostacolare un governo Lega-Forza Italia-Fdi.
"Noi non possiamo dire di sì se ci propongono di sostenere il governo che hanno proposto in campagna elettorale, ma se la proposta fosse diversa potremmo quantomeno valutarla" spiega un esponente di spicco della maggioranza Dem.
Oltre a qualche cambiamento del programma dall'ostilità alla Ue all'abolizione della legge Fornero lo snodo centrale potrebbe essere il passo indietro di Matteo Salvini. Il PD Infatti non potrebbe sostenere un Governo guidato da chi ha condotto una campagna elettorale tutta all'attacco dei democratici e dell'esecutivo Gentiloni. Ma se a guidare il governo fosse Roberto Maroni che guarda caso ha preferito non ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia, allora le cose potrebbero cambiare. Nessuno crede che questo scenario sia facile, pochi credono che sia fattibile e se dovesse verificarsi sarebbe solo dopo molti giorni di stallo e almeno due giri di consultazioni. Ma è anche vero che realizzabile o meno è una delle diverse ipotesi sul campo in quella che ormai in Parlamento viene chiamata la tempesta perfetta nata dal risultato delle elezioni.
Le controindicazioni sarebbero forti per entrambi i contraenti: il PD dovrebbe digerire un governo non votando i provvedimenti che questo presenta, il centro-destra dovrebbe contrattare ogni provvedimento con il PD. Ma a tutti è chiaro che una delle alternative possibili sono le elezioni e non a tutti converrebbero. Anche perché non si potrebbero tenere prima di qualche mese e il rischio che nel frattempo si scatenino gli speculatori internazionali è forte e spaventa tutti.