Il M5s è in balia della Lega e teme un lungo logoramento
I pentastellati temono le elezioni anticipate. Salvini potrebbe approfittarne per alzare sempre più l'asticella. E Conte sarebbe pronto a un passo indietro per lasciare il cerino in mano al leader leghista

"I Cinque stelle hanno paura del voto, diranno di sì a tutto...". Quello che un 'big' della Lega dice sotto voce, Salvini lo traduce in modo diverso: "Mi auguro - afferma - che arrivino tanti sì per Di Maio e per il governo". Il partito di via Bellerio ha atteso la votazione su Rousseau sul capo politico M5s (l'80% degli attivisti si è schierato al suo fianco) per accelerare sui provvedimenti sul tavolo. La strategia è quella del 'logoramento'. Goccia dopo goccia, l'obiettivo è puntare a costringere M5s ad abbattere i muri, a partire da quello sulla Tav, sulla pace fiscale, sulla flat tax.
Solo che la Lega ha alzato ancor di più l'asticella, proponendo per esempio la sospensione per due anni del codice degli appalti. Raccontano che nella conferenza dei capigruppo a palazzo Madama il capogruppo pentastellato Patuanelli sia rimasto in silenzio.
I lavori del Senato sono slittati a martedì prossimo ma il clima nella maggioranza è sempre più teso. "Vogliono metterci con le spalle al muro, farci passare come quelli che bloccano la crescita del Paese, come la forza politica che è contraria a spendere e a costruire", il 'refrain' all'interno del Movimento 5 stelle.
Ieri mattina il premier Conte ha portato avanti la sua mediazione, incontrando i capigruppo e chiedendo un'accelerazione sullo sblocca cantieri e sul dl crescita. Ma i pentastellati non gradiscono di certo l'intenzione del vicepremier della Lega di alzare continuamente il prezzo: "Ma dovranno essere loro a rompere, non noi", il ragionamento.
Trenta sotto assedio
Mercoledì l'assemblea M5s si è trasformata in un vero e proprio sfogatoio. Con richieste di dimissioni da parte dei 'governisti' nei confronti dei presidenti di commissione Ruocco e Gallo. Nel mirino i malpancisti come Paragone e altri. Ma al di là del merito, nella sostanza sono stati in tanti a chiedere un cambio di passo dal punto di vista dell'organizzazione e della comunicazione. È come voler attaccare me, la reazione del capo politico.
Non sono previsti per ora provvedimenti contro la 'fronda'. "Anche perché io trascinerei diversi con me", spiega un deputato. "La verità - osserva un senatore - è che qualcosa si è rotto nell'ingranaggio. È inutile che partano con la repressione...". Ieri, viene raccontato, c'è stato un nuovo contrasto tra il vice ministro all'Economia Castelli e il presidente della Commissione Finanze Ruocco al tavolo della maggioranza sul 'dl crescita'. Ed è nato un nuovo caso: il sottosegretario Tofalo (avrebbe messo sul tavolo le sue dimissioni), ha attaccato le 'scelte' incomprensibili di Trenta. Il ministro - insieme a Toninelli, Costa e Bonafede - è nel mirino della Lega.
In realtà il responsabile della Difesa è inviso soprattutto alle forze dell'opposizioni. Fonti parlamentari di FdI riferiscono, per esempio, che non abbia invitato la Meloni alla Festa della Repubblica del 2 giugno. "È prassi che si invitino i capi politici dei partiti. In realtà non invita più neanche gli ex ministri alle parate militari...", osservano le stesse fonti. M5s ha preso le distanze da Tofalo ma non sarà facile compattare i gruppi parlamentari, soprattutto al Senato.
Dovrebbe nascere un 'comitato' che raccoglierà le varie proposte sul tavolo, ma in questo momento nessuno intende 'dimezzare' la leadership del responsabile del Lavoro e dello Sviluppo. La partita si gioca con la Lega sui decreti, con molti parlamentari pentastellati che non ci stanno a votare provvedimenti nelle Aule su cui non possono intervenire. Anche lo sblocca cantieri e il dl crescita dovrebbero passare con una doppia fiducia.
Conte pronto a un passo indietro?
Oggi non si esclude che si possa tenere un vertice a tre tra il premier, Di Maio e Salvini. A palazzo Chigi si terrà una riunione sulla crescita: il tentativo del presidente del Consiglio è quello di trovare quella coesione necessaria per andare avanti. E poter rappresentare un governo stabile di fronte all'Europa. "Ma - spiega un 'big' pentastellato - se si dovessero aprire altre crepe, Conte potrebbe lasciare il cerino in mano a Salvini e fare un passo indietro". "La verità è che M5s ha iniziato il suo declino, imploderà al Senato", osserva un esponente del Carroccio.
Mercoledì il premier al Colle non ha potuto daro garanzie sulla tenuta dell'esecutivo, ma è determinato a chiedere chiarezza nei rapporti tra Lega e M5s. L'alternativa resta quella del voto a settembre ma Salvini non ha indicato ai suoi una vera e propria 'deadline'. Certo per votare a settembre resta poco tempo. Il nodo è quello della manovra. "Non ci sarà un aumento delle tasse e non si aumenterà l'Iva", continua a ripetere Salvini.
Il 'piano B' del segretario del partito di via Bellerio è quello di andare al voto con un centrodestra rinnovato. Con Fdi e probabilmente senza FI, "visto che fuori dalla coalizione gli azzurri prenderebbero il 3%", osserva un 'big' della Lega. M5s, invece, in quel caso potrebbe affidarsi a Di Battista ma per ora la missione è quella di evitare pretesti per far cadere il governo. Si vedrà nei prossimi giorni se l'esecutivo riuscirà a proseguire senza ulteriori intoppi. Di sicuro senatori e deputati puntano a proseguire il proprio lavoro. Anche Salvini, risolvendo in cinque minuti il 'caso Rixi', ha voluto mandare un messaggio. Ma il fronte della giustizia è sempre più caldo. "Houston abbiamo un problema...", ha tagliato corto il ministro dell'Interno.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it