La politica entra in casa da tutte le tv, la senti quando accendi la radio alla mattina e non ti lascia fino a notte fonda. Da qui al 4 marzo saremo bombardati di slogan, proposte, promesse, moniti e appelli, sempre punteggiati da parole ricorrenti o peggio da frasi fatte. Ecco quindi un piccolo dizionario semiserio per capire, leggere tra le righe e sorridere in attesa di decidere chi votare.
Abolizione: solitamente si prevede l’abolizione della legge altrui, a volte l’entusiasmo da campagna elettorale porta ad esagerare e si propone di cancellare anche provvedimenti popolari o utili. Dopo qualche giorno è seguita da una parziale marcia indietro.
Argine: solo la vittoria del proprio partito, che farà da argine, eviterà la vittoria dell’avversario, che è ovviamente un pericolo per la democrazia.
Alleato: è il partito con il quale per il tempo della campagna elettorale ci si presenta. A volte le alleanze resistono anni, a volte mesi, a volte nanosecondi.
Bacchetta magica: quando in passato non si è mantenuta una promessa, si ricorda che nessuno ha superpoteri e il problema era veramente grave.
Balla: è sempre colossale e la dice sempre l’altro. I più giovani e a la page la chiamano fake news.
Coperture: se ne invoca l’indicazione quando la proposta dell’altro fa colpo sull’elettore.
Confronto tv: si propone contro ogni avversario. Per fortuna per lo spettatore, non se ne fa più di uno o due.
Disponibilità: non si chiede mai di essere candidati, non è elegante, meglio dare la propria disponibilità.
Eredità: è il lavoro fatto dal governo precedente, sempre sbagliato, che ha lasciato debiti inimmaginabili fino al giorno prima.
Errore grave: la proposta dell’altro.
Emergenza: i problemi correnti che il candidato premier si troverà sicuramente ad affrontare a causa dell’eredità lasciata dall’avversario.
Europa: è un mostro bicefalo, a volte ce lo chiede, a volte ce lo impone.
Favole: sono immancabilmente i programmi altrui.
Governo: quando ci arriverà, il politico risolverà tutto, ma proprio tutto.
Gente: elettori che votano il partito giusto e non si lascia ingannare dalle bugie dell’avversario.
Ho già detto: è l’arma fine di mondo per non rispondere a una domanda.
Incapace: l’altro lo è quasi sempre.
Lista: la propria non è mai elettorale, è un progetto politico che vuole durare nel tempo. Solitamente si scioglie dopo le elezioni.
Mano: la si dà sempre volentieri, spesso ci si attende in cambio una candidatura.
No: lo si dice al populismo, al ribellismo, al qualunquismo, insomma …a ogni ismo.
Occupazione: salirà immancabilmente in caso di vittoria, mentre crollerà se vincerà l’altro.
Par condicio: la legge che prevede che se un politico va in tv, lo spettatore si debba sorbire anche tutti suoi avversari in pari dosaggio.
Populismo: ebbene sì, le ideologie sono morte e da quel giorno le idee dell’altro sono pura demagogia.
Poltrone: l’avversario vuole solo quelle, il proprio partito vuole risolvere i problemi.
Professionista della politica: si dice di politico di lungo corso del partito altrui. Il politico di lungo corso amico è invece uno statista.
Quorum: la terra promessa dei micropartiti.
Rispetto: lo si esige sempre, lo si concede raramente.
Risorsa della Repubblica: è chi non si vuole candidare perché scomodo, ma potrebbe ritornare in auge in seguito, magari per un incarico istituzionale.
Società civile: i propri candidati ne fanno parte, quelli degli altri invece sono dilettanti.
Tasse: vanno abolite, a volte in campagna elettorale non ne rimane nessuna. Tranquilli, dopo il voto una buona parte sopravvive.
Ultimo appello: quando sentirete questa frase sarete quasi liberi e cominceranno a ricomparire i film nelle vostre tv.
Voto utile: è quello al proprio partito.
Zero: il livello di credibilità del programma dell’avversario.
Ora che avete tutto chiaro, vi manca solo di decidere se e chi votare. Coraggio, manca poco!