Antonio Tajani è il più probabile, ma c'è un non brevissimo elenco di personalità che Silvio Berlusconi potrebbe indicare come premier del centrodestra. La premessa è che la legge Severino ha reso il leader di Forza Italia incandidabile e impossibilitato a ricoprire pubblici uffici, dunque non potrà tornare a palazzo Chigi subito dopo le elezioni. Per questo il Cavaliere ha già avanzato una serie di candidature, a cominciare da quella di Leonardo Gallitelli, ex comandante generale dell'Arma dei Carabinieri.
Ma ecco, mettendo un po' di ordine, le varie possibilità sul tappeto e qualche indizio per capire chi potrebbe essere il nuovo inquilino di Palazzo Chigi in caso di vittoria netta del centrodestra con Forza Italia alla guida. La premessa fondamentale, infatti, oltre alla vittoria della coalizione, è che Forza Italia superi i voti della Lega e si possa ritagliare il diritto di indicare il premier.
Innanzitutto partiamo dalle parole del Cavaliere, che ha annunciato di voler svelare il nome prima del 4 marzo. Ed ha già fatto capire che difficilmente sarà una donna, anche se l'esecutivo potrebbe vedere molte politiche nel ruolo di ministro.
Nei mesi passati Berlusconi aveva lanciato i nomi di Sergio Marchionne e Mario Draghi. Ma il primo, ad di Fca, ha esplicitato la sua indisponibilità: "Berlusconi è un grande ma non ci penso neanche di notte". Mentre il secondo è impegnato fino al 2019 alla guida della Bce e dunque nessuno osa nemmeno ipotizzare un suo disimpegno da Francoforte per guidare un esecutivo italiano dalla prossima primavera.
Il nome a cui tutti guardano è Antonio Tajani, attuale presidente del Parlamento europeo in quota Ppe. L'identikit tracciato dal Cavaliere porta a lui: "Avrà splendidi rapporti con tutti i Paesi europei e con il Partito popolare europeo", ha detto pochi giorni fa. Il diretto interessato, o quantomeno sospettato, ha glissato: "Chiedete a Berlusconi...". A suo vantaggio vanno certamente i rapporti già stretti in Europa e a livello internazionale, oltre a doti di mediazione anche nella coalizione, ma se traslocasse a palazzo Chigi l'Italia perderebbe una delle poltrone più importanti in Europa nell'anno che precede le elezioni europee e in cui si giocano partite fondamentali per il continente e per il nostro Paese.
Un altro candidato che potrebbe avere il profilo giusto sarebbe Franco Frattini, ex ministro degli Esteri ed ex commissario europeo alla Giustizia. Sparito da qualche anno dai radar della politica attiva, ha però proseguito il suo impegno internazionale; è dunque uomo spendibile sui tavoli della Ue e non solo, ma ha rarefatto i suoi rapporti con le forze politiche.
Tra le personalità di cui si parla c'è anche Gianni Letta, da sempre gran consigliere di Silvio Berlusconi, di cui il Cavaliere si fida ciecamente. Il suo appeal internazionale non è spiccato, ma ha ineguagliabili doti diplomatiche nel mondo politico e dei mille poteri dello Stato.
Qualcuno ha ipotizzato anche il nome di Niccolò Ghedini, avvocato del leader di Forza Italia, che gode della fiducia dell'intera famiglia Berlusconi ma non ha uno standing internazionale di gran rilievo. È stato suo il ruolo centrale nella delicata fase delle candidature e la sua poca simpatia per le larghe intese gli ha fatto guadagnare il rispetto di Salvini.
Il rebus si scioglierà comunque nei prossimi giorni, entro il 4 marzo. Poi dopo il voto, comincerà il risiko legato a voti, rapporti di forza tra i partiti e dialogo con il Quirinale. Intanto le pedine si stanno posizionando sulla scacchiera.