Non è il Boetti che siamo abituati a vedere. Nelle opere esposte alla galleria Dep Art di Milano affiora un mondo immaginario, intimo e giocoso, popolato da una girandola di creature animali, rappresentate in forme essenziali.
Tartarughe, pantere, delfini, scimmie, rane si muovono leggere, ritagliate su carta velina e dipinte a tinte liquide, oppure emergono, per contrasto, in bianche sagome su sfondo colorato. E poi frasi scritte a matita che si snodano tra le figure, stampigliature di sigilli rossi con il nome di Boetti in giapponese e tutto intorno un’allegra sinfonia di toni solari che scandiscono il ritmo della gioiosa danza animale.
Sono opere su carta, disegni-collages, concepiti a partire dal 1965 e rappresentano lavori eseguiti direttamente dall’artista, senza le collaborazioni o le complete deleghe di esecuzione che caratterizzano le opere a biro e gli arazzi.
Guardando queste opere si percepisce il piacere dell’autore che esercita con lievità ciò che definiva il ‘potere enorme della pittura’: mettere al mondo il mondo, inventando un nuovo regno, diverso dalla realtà e, per questo, più suggestivo.
A fare da contraltare all’aerea rivisitazione della natura si pone l’installazione Zoo (1979) realizzata da Boetti insieme ai figli, Agata e Matteo. L’opera, allestita nello studio romano dell’artista e fotografata in quell’occasione da Giorgio Colombo, non è stata mai più riproposta fino alla mostra attuale.
Adattata allo spazio della galleria da Federico Sardella, attento curatore della mostra, l’opera raccoglie una moltitudine di piccoli animali in plastica. Al primo sguardo appare come una disordinata e briosa folla in marcia verso una ideale Arca di Noè. Poi, però, si inizia a notare che gli insiemi di animali non sono casuali, ma organizzati per specie; alcuni sono riuniti in gruppi, altri in file ordinate; alcuni sono immobili, altri procedono regolari; alcuni vanno in una direzione, altri avanzano su altre traiettorie. Lo sguardo dello spettatore è catturato, divertito e affonda nei dettagli.
A proposito dell’opera Boetti disse: “Questi animali portano in sé il ricordo di milioni e milioni di loro predecessori e ricordano il tempo, quello antico, lento, anonimo, identico, immobile, invariato.” Ma mentre oggi si è lì a guardare, non si può fare a meno di pensare che quegli animali portano in sé (e riverberano), anche un altro ricordo: l’atmosfera che fu, sicuramente, festosa e vivace dei “tre creatori” inginocchiati sul pavimento.
Galleria Dep Art, via Comelico 40 – Milano
28 febbraio-28 aprile 2018