La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?

Per il terzo anno consecutivo la programmazione estiva di Palazzo Reale offre approfondimenti su artisti contemporanei. Dal 10 luglio al 16 settembre la mostra antologica di Pino Pinelli, curata da Francesco Tedeschi. Nel percorso della mostra, il documentario di Mimmo Calopresti La Luce di Pino Pinelli. La vita e le opere di un maestro italiano.

La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?

La Pittura Analitica entra a Palazzo Reale. Non poteva mancare questo riconoscimento per un “movimento-non movimento” che negli ultimi anni sta vivendo una seconda giovinezza. Palazzo Reale celebra così Pino Pinelli (Catania 1938), protagonista della Pittura Analitica e tuttora artista contemporaneo di primo piano.

Nata alla fine degli anni Sessanta, la Pittura Analitica reagisce all’Arte Concettuale che bandiva il mezzo pittorico a favore dell’idea, della parola, del pensiero che dovevano dare forma all’arte.

La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?
Un'opera di Pino Pinelli 

La Pittura Analitica punta al recupero totale della pittura attraverso lo scandaglio di tutte le sue componenti, quasi a volerla reinventare. E allora si indagano gli strumenti – tela, cornice, materia, colore – ma anche i processi del fare pittura, i gesti dell’artista, il suo rapporto con l’opera. Si svincola la pittura dalla mimesi, dall’astrazione, dalla concettualità. Si ricerca l’essenza della pittura.

Questo intento è testimoniato dalle altre denominazioni assunte negli anni dalla Pittura Analitica: Pittura Pittura, Nuova Pittura, Pura Pittura.

La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?
  Un'opera di Pino Pinelli

Dopo gli intensi anni Settanta e Ottanta del Novecento, la Pittura Analitica entra in un cono d’ombra. Gli artisti proseguano i loro percorsi, ma l’interesse della critica e del mercato si rivolge altrove. D’altra parte sono anni densi con l’affermazione dell’Arte Povera e poi della Transavanguardia. Ma con i primi anni Duemila la Pittura Analitica torna a suscitare grande interesse.  

La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?
Un'opera di Pino Pinelli 

Le oltre quaranta opere di Pino Pinelli a Palazzo Reale raccontano cinquanta anni di lavoro appassionato, di ricerca e di dedizione alla forma, al colore, alla luce.

Si parte dai primi corpi geometrici rappresentati nella tela, ma già in movimento alla ricerca di spazio. Poi la tela ammutolisce nel monocromo. Ma il silenzio non è immobilità, è sospensione vitale, è ricerca, il colore indagato vibra, la tela pulsa.

È il tempo della raccolta prima che l’energia assetata di spazio esca dal quadro. E il momento arriva nel 1976 con Pittura GR., un rettangolo con i lati tagliati collocato sul muro bianco: è la definitiva frattura della tela. Da questo momento la pittura invade la parete (e viceversa) dapprima con morbidi e austeri frammenti, poi con maestose disseminazioni di forme e colore. È il respiro potente di un artista il cui sguardo è ormai senza confini e la cui creatività germoglia radiosa su spazi sempre nuovi.

La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?
Un'opera di Pino Pinelli 

Negli anni Novanta arrivano forme più rigorose, scaglie rettangolari, trapezoidali. Pinelli comincia ad “arpeggiare la materia”, la superficie si corruga, talvolta morbida talaltra aspra, luci e ombre si rincorrono in moti incessanti.

Poi le forme cambiano ancora, scompaiono gli spigoli e tutto si arrotonda. Alla circolarità della forma fa eco la circolarità della composizione che si espande in una ritmica danza matissiana. In questo periodo il colore è l’elemento fondante: dilaga sulle forme vivificato dalla luce. I blu, i rossi, i gialli hanno una esuberanza difficile da raccontare.

La pittura analitica è tornata. O non se n'era mai andata?
Un'opera di Pino Pinelli 

Negli anni Duemila la pittura va oltre per scavallare l’orizzonte del visibile. I colori si attenuano e si riducono, quasi assorbiti tutti nei toni del bianco, del grigio e del nero. Pinelli cerca ancora, indaga nuovi spazi con un’energia vitale che non viene mai meno e che forse solo la fiammata rossa de I cinque movimenti, recentissimo lavoro esposto alle Gallerie d’Italia sulle note di Bach, può rappresentare.

 



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