Mangiare la banana di Cattelan è un'offesa all'arte

David Datuna mangia un’opera di Maurizio Cattelan esposta (e venduta) all’Art Basel di Miami. Alcune considerazioni su un gesto che non fa bene all’arte

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Eduardo Munoz Alvarez / AFP
David Datuna

Vi verrebbe mai in mente di usare la saliera di Cellini come schiaccianoci, di staccare la testa del serpente del Laocoonte per sistemarla come fermaporta, di utilizzare la tela della Gioconda per incartare un regalo?

No, alla maggior parte di voi no. Forse lo farebbero gli squilibrati che prendono a martellate la Pietà di Michelangelo o anche “solo” gli idioti che incidono un cuore trafitto sugli affreschi di Pompei suggellando così, invece del loro amore, la loro infinita stupidità.

Allora mi chiedo: perché una persona stacca dal muro una banana, un'opera di Maurizio Cattelan esposta all'Art Basel di Miami, la sbuccia divertito e la mangia soddisfatto di fronte a decine di persone che lo riprendono?

Diverse le considerazioni che nascono a proposito di questo gesto. Premetto solo due punti. Primo: Maurizio Cattelan non è il mio artista del cuore. Secondo: non mi esprimerò sulla qualità artistica dell’opera o dell’idea in questione (chi mi conosce sa esattamente ciò che penso).

Partiamo dalla prima considerazione. La persona che ha mangiato la banana non è una persona qualunque, è un artista, David Datuna. Questo presupporrebbe una sensibilità sugli oggetti d'arte e soprattutto un rispetto per le opere di un altro artista contemporaneo. Questi due aspetti (sensibilità e rispetto) sono stati invece superati allegramente in nome del principio, del "gesto artistico" proclamato da Datuna.

Seconda considerazione. Di gesti artistici dissacranti o provocatori ne abbiamo avuti molti nella storia dell’arte, gesti che hanno lasciato il segno in quanto portatori di forti e vitali momenti di discontinuità artistica. Questo in esame, non ha certo quelle caratteristiche e soprattutto acquisisce una effimera forza, solo perché imbocca l’autostrada liscia e lucente del web che, grazie a tanti appassionati del rimbalzo della vacuità, dà “compiutezza” al cosiddetto gesto artistico.

Altra considerazione. In prima battuta, la risposta della Galerie Perrotin che esponeva e aveva già venduto l’opera di Cattelan è sorprendente. La galleria comunica che non si rivarrà legalmente sull'artista “affamato”, ma semplicemente sostituirà con un’altra, quella banana che comunque sarebbe andata incontro a naturale decomposizione. Gli interessati quindi non si scompongono e affermano di ricostruire l’opera senza sforzo, salvo poi ripensare la risposta, sostenuti dall’autore dell’opera mangiata: no, la banana non sarà sostituita perché quello che conta è l’idea. Messaggio chiaro e forte di meravigliosa inconsistenza.

Su ognuna di queste considerazioni (ne tralascio altre per brevità) si potrebbe ragionare a lungo. Mi limito a esporre una riflessione evocata da questi fatti nell’auspicio che qualche lettore possa raccoglierla ed elaborarla nella costruttiva solitudine della propria mente.

Ritengo che oggi ci sia un tema di diffusa mancanza di rispetto per le opere contemporanee e che questa mancanza nasca dalla difficoltà di accesso alla loro comprensione e quindi di riconoscimento del loro valore.

Chiunque abbia un minimo di sensibilità (non necessariamente di conoscenza artistica) rimane colpito di fronte a un quadro di Leonardo, di Caravaggio, di Monet, ma difficilmente la stessa persona ha la medesima reazione di fronte a un quadro di Afro, di Rothko, di Fontana. L’arte contemporanea non è immediatamente fruibile perché non risponde a quei canoni classici che, volontariamente o involontariamente, assorbiamo dalla nascita.

Le opere contemporanee rispondono a principi nuovi, sollecitano corde diverse e, soprattutto, richiedono uno sforzo di avvicinamento iniziale che non tutti sanno di dovere compiere o sono disposti a compiere. Se non si fa questo però non scatta il dialogo tra opera e osservatore e nascono le reazioni di indifferenza, quando va bene, o altrimenti di fastidio, di critica, di derisione.

Passare da quelle reazioni alle affermazioni che allora tutto può diventare arte, che chiunque può essere artista, è molto facile. A peggiorare la situazione contribuisce la proliferazione di opere di bassissima qualità presentate sul mercato come opere di valore.

Queste divengono allora facili bersagli per un discredito generale che dilaga facilmente e investe e travolge tutto senza distinzioni. Per evitare il condizionamento di questa deriva è fondamentale liberarsi dagli stereotipi, dedicare tempo e passione per affinare il proprio senso critico, consolidare la personale base di conoscenze artistiche, approfondire i lavori degli artisti di talento, studiare le tendenze nazionali e internazionali.

Tutto questo non è semplice, ma genera un piacere immenso e fa capire la qualità di molta arte contemporanea che non entra nei circuiti glitterati da prezzi stellari, ma interpreta davvero lo spirito del nostro tempo. Essa si esprime con forme nuove, ma potenti, lievi, tragiche e commoventi come quelle di tanta arte del passato con la quale si confronta da pari. Diffondere questo approccio all’arte contemporanea non è semplice, ma è fondamentale e non bisogna demordere dal proseguire neanche quando gesti di pura esibizione e privi di pensiero consistente, come il gesto di Datuna, rendono l’impresa più faticosa.



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