Nella Champions League di chi innova con i social per l'Italia c'è Genova
L’Italia è senza dubbio uno dei Paesi europei in cui l’utilizzo dei social media è diventato un elemento regolare delle strategie di comunicazione delle amministrazioni pubbliche, ma basta dare uno sguardo agli account social di grandi città europee come Londra, Parigi, Rotterdam o Barcellona per comprendere quanto tali ecosistemi social, spesso molto differenti tra loro, contengano spunti di innovazione su una serie di temi, dalla promozione del territorio allo sviluppo economico fino alla partecipazione civica.
L’esperienza del network Urbact Interactive Cities, portata avanti in questi anni da un gruppo di città pioniere nell’utilizzo di social media e app per migliorare la relazione tra cittadini e amministrazioni locali, evidenzia una volta di più quanto i social media possano diventare un complemento imprescindibile per ogni strategia di sviluppo urbano sostenibile.
Non è un caso che a guidare tale rete, che vede fra le partecipanti centri urbani del calibro di Parigi, Lisbona, Ghent e Palermo, sia una città come Genova che negli ultimi anni ha legato fortemente il dibattito sull’uso dei social media a quello sulla promozione del brand urbano, con risultati importanti non solo in termini di presenze, ma anche di visibilità su piattaforme come Facebook, Twitter, Instagram e la russa VKontakte.
Non si tratta solo del numero di menzioni per l’hashtag #GenovaMoreThanThis, utilizzato spesso da turisti, influencer e blogger nel corso degli ultimi anni, ma anche di un’innovativa strategia di coordinamento tra tutti i comunicatori legati alla promozione della città: una vera e propria redazione social, che ha visto il Comune al fianco di stakeholder come i musei cittadini, il Porto antico, l’aeroporto (solo per citarne alcuni), ma anche di gruppi informali come gli instagrammers e persino i comunicatori social di Genoa e Sampdoria, coinvolti nel Local group che sta definendo lo storytelling condiviso della città del futuro.
Portare in Europa questa esperienza sta costituendo per Genova e gli altri stakeholder urbani un elemento di forza, capace di ravvivare un confronto inedito su scala europea. Per la prima volta infatti un gruppo di città sta dialogando su come i social media possano promuovere nuove forme di sviluppo urbano a partire da esperienze di successo, come quelle realizzate a Parigi sul fronte del coinvolgimento dei cittadini attraverso i social nell’ambito di iniziative come il bilancio partecipativo o la promozione delle botteghe storiche negli arrondissement meno visitati dai turisti. Con l’obiettivo di promuove attraverso i social un nuovo senso di comunità tra i residenti e un turismo socialmente ed economicamente responsabile.
L’interazione tra i social e le strategie di innovazione urbana, culminate ad esempio nel caso di Helsinki con la “liberazione” di decine di data set per la realizzazione di app e piattaforme che hanno migliorato la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali urbani (come Open Ahjo, che geolocalizza le decisioni di consiglio e giunta comunale), rappresenta la sfida numero uno per città che si interrogano nell’ambito della rete Urbact sul tipo di relazione da stabilire con le piattaforme social e quella rete di startupper e innovatori locali che danno vita a piattaforme innovative, come il social network civico First Life in corso di sperimentazione a Torino.
Coinvolgere sempre più città in quest’azione di scambio di pratiche ed esperienze, che sta attirando positivamente l’attenzione di istituzioni europee e altri network urbani attivi su scala europea, può senza dubbio contribuire a rendere stabile e strutturale un dialogo che nel corso degli ultimi anni si è evoluto sempre di più dal confronto sulle modalità di utilizzo degli strumenti social verso le nuove funzionalità che possono ricoprire per affrontare alcune tra le sfide urbane più urgenti, dalla creazione di nuova occupazione all’inclusione sociale delle fasce più deboli. Dalle città di Interactive Cities provengono spunti utili per qualificare tale dibattito nel nostro paese come in Europa, per identificare nei social media un inedito (e insperato) elemento di supporto per l’attuazione di politiche urbane su scala nazionale, europea e globale.