Emergenza carestie, il tempo è scaduto

Emergenza carestie, il tempo è scaduto

Noi, i Capi di Stato e di Governo riuniti a L’Aquila […] siamo determinati […] ad adottare tutte le misure necessarie per conseguire la sicurezza alimentare globale. Al riguardo, ci felicitiamo per gli impegni presi dai Paesi presenti a L’Aquila […] di mobilitare almeno 20 miliardi di dollari in tre anni attraverso una strategia coordinata e integrata per lo sviluppo agricolo sostenibile, mantenendo al contempo un forte impegno a fornire adeguati aiuti alimentari per le emergenze.”

Con queste parole si chiudeva il 10 luglio 2009 il vertice G8 de L’Aquila. L’ultimo in ordine di tempo a presidenza italiana che - come quello che si è aperto oggi a Taormina – coincise con un’emergenza alimentare globale.

Nel 2008, un’impennata dei prezzi dei cereali portò infatti ad una vera e propria crisi alimentare. Oggi, una devastante carestia minaccia la vita di 30 milioni di persone in Sud Sudan, Yemen, Somalia e nord-est della Nigeria.  Un numero incredibile, che quasi stordisce, se si pensa che equivale a quasi metà della popolazione italiana.  

Rispetto al 2009 però, l’attenzione dei leader del G7 sembra essere orientata altrove. Terrorismo, commercio, globalizzazione e altre grandi crisi internazionali sono i principali temi discussi a Taormina, in un clima di surreale indifferenza di fronte a quella che le Nazioni Unite hanno definito la peggiore crisi umanitaria dal 1945.

Eppure il G7 - che nel 2015 si è impegnato a far uscire dalla fame 500 milioni di persone - ha tutto il peso economico e politico per arginare la tragedia nell’immediato e gettare le basi per una nuova agenda per la sicurezza alimentare - basata su investimenti di lungo periodo nell’agricoltura di piccola scala dei paesi più poveri - in grado di aumentare la capacità di resilienza dei piccoli agricoltori e scongiurare così nuove crisi.

In un mondo di abbondanza, carestie di questa portata non possono essere tollerate e il G7 non può esimersi dal dovere morale di agire con urgenza per salvare la vita di milioni di persone, ponendo fine alle cause che determinano la fame: i conflitti, la povertà endemica ma anche la siccità e il cambiamento climatico.

Il primo passo che i paesi del G7 possono fare è stanziare circa la metà – 2,9 miliardi di dollari – dei fondi richiesti dall’ONU per scongiurare la catastrofe umanitaria ed impegnarsi diplomaticamente per una soluzione duratura dei conflitti in corso.

di Maria Teresa Alvino, ufficio stampa Oxfam Italia