65 milioni di profughi e rifugiati non possono più attendere
L'Assemblea generale Onu in corso a New York potrebbe trovare un accordo sugli strumenti da mettere in atto per condividere la responsabilità di offrire un futuro a chi non lo può più avere nel proprio paese

Ancora una volta al tavolo dell’Assemblea delle Nazioni Unite, che si è aperta ieri a New York, rischia di restare indietro un tema cruciale per il presente e futuro di 65 milioni di persone – di cui la metà bambini - in fuga in tutto il mondo da guerra, povertà e persecuzioni.
A un anno esatto dalla “storica” dichiarazione di New York - che sembrava aver sancito l’avvio di un percorso di impegno delle grandi potenze del pianeta – infatti ancora poco o nulla è stato fatto. Molti degli impegni e obiettivi cha avevano acceso una tenue speranza nella parte meno fortunata del mondo sono stati ancora una volta disattesi.
I 6 paesi ricchi accolgono il 9% dei rifugiati
Un arroccamento sempre più marcato, che sta generando una gigantesca contraddizione. A far fronte all’accoglienza di un numero sempre più alto di profughi e rifugiati, sono infatti alcuni dei paesi più poveri del pianeta. Un po' per continuità geografica con le diverse aree di crisi, un po' per il parziale disinteresse dei grandi attori della comunità internazionale.

Così, mentre i 6 paesi più ricchi ospitano meno del 9% dei rifugiati di tutto il mondo, oltre un milione di profughi fuggiti dalla guerra civile in Sud Sudan sono accolti in Uganda e l’80% sono arrivati solo nell'ultimo anno.
Il tutto mentre i paesi donatori hanno stanziato meno di un quarto dei 2 miliardi di dollari necessari al paese africano per fronteggiare l’emergenza.
Allo stesso modo, in un paese come il Libano si trovano quasi 1 milione e mezzo di rifugiati siriani, che nella maggioranza dei casi sono costretti a sopravvivere in campi informali e con aiuti del tutto insufficienti a condurre una vita dignitosa.
Progetto 'Corridoi umanitari'
Uno stato di cose da cui nasce ad esempio il progetto “Corridoi umanitari”. Il primo intervento in Europa realizzato e finanziato integralmente dalla società civile in coordinamento con il Governo italiano, che porterà entro l’anno 1000 rifugiati siriani nel nostro paese dal Libano, attraverso un canale di accesso sicuro, realizzato grazie al lavoro di Oxfam, Diaconia Valdese e Comunità di Sant’Egidio. Una goccia nel mare certo, che però ci auguriamo possa essere esempio ai Governi europei e non solo.
Mai così tante vittime
Nel frattempo il 2017 potrebbe rivelarsi l’anno con il maggior numero di vittime per i migranti e rifugiati che tentano di attraversare le frontiere, che in diverse zone del mondo, conducono verso la speranza di una vita migliore.

Basti pensare all’aumento del 17% delle morti sul confine tra Stati Uniti e Messico e alle oltre 2.400 vittime nel Mediterraneo.
E l’Italia?
A oggi non conosciamo i piani del nostro Governo in termini di programmazione dei flussi in ingresso di migranti e rifugiati nel nostro paese. Registriamo solo il fatto che negli ultimi mesi ci siamo preoccupati di non farli più entrare - attraverso il potenziamento degli accordi con le autorità e le milizie libiche - senza però aver prima terminato il processo di stabilizzazione del paese e soprattutto aver posto le condizioni minime affinché terminino gli abusi e le violenze verso uomini, donne e bambini a cui vengono negati i più basilari diritti. Tutto ciò nonostante le ripetute denunce da parte delle organizzazioni umanitarie, come Oxfam, negli ultimi mesi (Report “L’inferno al di là del mare”).
Serve una risposta concreta ed immediata
In questo contesto dunque, non possiamo che augurarci che dall’Assemblea generale ONU in corso a New York, esca finalmente un accordo sugli strumenti da mettere in atto per condividere la responsabilità di offrire un futuro a chi non lo può più avere nel proprio paese e una road map per attuarli, in grado di rispondere ad uno dei fenomeni centrali della nostra epoca, perché in gioco assieme all’immediato destino di decine di milioni di persone, ci sono i valori fondanti del nostro essere Democrazie.

La campagna #StandAsOne
Con la campagna #StandAsOne Oxfam chiede al Governo italiano che siano garantiti la sicurezza e diritti delle persone che fuggono da guerra e povertà.
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