Anastasio, Martina e Bowland sono già usciti con un disco
Meno di dodici ore dopo la fine di XFactor i tre personaggi più sorprendenti del talent hanno sfornato i primi EP

I verdetti che contano, lo abbiamo già scritto altre volte a proposito di X Factor, sono quelli che aspettano i ragazzi a riflettori spenti, quando la sfida non è tra di loro ma col mondo intero e non devono convincere solo quattro giudici ma un intero popolo di ascoltatori. Una sfida per la quale, è fisiologico, alcuni di loro, i concorrenti di questa dodicesima edizione, sono già pronti, e per la quale alcuni dovranno aspettare ancora un po' o chissà quanto.
La differenza la fanno tutta una serie di fattori abbastanza incontrollabili, certamente non più quelli televisivi. Ora, insomma, se il desiderio è quello di fare musica, c’è da fare sul serio. Era abbastanza intuibile che i progetti già pronti e che mancavano solo della “confezione” per essere messi sugli scaffali fossero Anastasio, il vincitore di X Factor, Martina Attili e i Bowland.
Di Anastasio abbiamo già scritto, più che altro perché il suo successo non è stata una sorpresa e nessun passaggio della sua carriera lo sarà, dato che il valore della sua scrittura è già assoluto nonostante la giovane età e l’unica cosa da stare a vedere è quanto lunga sarà la strada. Più avvincente sarà il percorso degli altri suoi compagni di avventura.
Martina Attili
Martina Attili è un personaggio perfetto, la sua simpatia è dirompente, talmente tanto che non vederla in finale cantare “Cherofobia” nell’arena del Forum di Milano ha sorpreso un po' tutti. La finale, perlomeno quella annunciata dai numeri espressi dalle piattaforme online, doveva essere Anastasio-Attili. Ma, cause impronosticabili, qualcosa ad un certo punto del percorso si è rotta, così la romana, 17 anni, non ce l’ha fatta.
Ciò non scalfisce minimamente la sua “vendibilità”, così non poteva che essere anche lei nel trio che oggi si sveglia con un EP fresco fresco di stampa. “Cherofobia”, naturalmente, che decreta ufficialmente l’inizio della sua carriera, chi lo acquista (o più probabilmente lo ascolta su Spotify, perdonate la svirgolata vintage), oltre al singolo che ha sbancato YouTube (18 milioni la prima volta che lo ha cantato alle auditions e più di 600 mila visualizzazioni nelle prime 24 ore il video ufficiale) si potrà fare un bel ripassino di tutto il suo percorso all’interno di X Factor, da “Castle in the snow” a “Sober”, fino a “Material Girl” e “Strange Birds”, forse le sue due migliori esibizioni, perlomeno canore, in particolare il pezzo di Madonna, mortificato forse dalla folle idea di farla cantare e ballare sui pattini, sacrificando l’efficacia del pezzo, perfetto per la Attili, sul sacro altare dello show televisivo. Accorciandolo probabilmente.
I Bowland
Discorso ben diverso per i Bowland, cui evidente raffinatezza e maturità nessuno avrebbe concesso un euro. Troppo musicisti e troppo poco televisivi. Eppure hanno retto, forse perché la differenza di spessore, sicuramente con i compagni di squadra ma anche con quasi tutti gli altri concorrenti, era troppo evidente.
Il loro giudice, Lodo Guenzi, lo aveva detto in tempi non sospetti “Sono pronti. Vogliono partire per un tour europeo? Ci sono. Eccoli là”, aveva ragione. Non è un caso se già ben prima del checkpoint dell’inedito gli internauti si fossero già andati a scovare il loro album “Floating Trip”, cliccando più volte su brani come “It’s All Grey” e “One Eyed Giants”, fino a mandarli in classifica Viral di Spotify.
Oggi però anche loro forniscono altro materiale, l’EP di “Don’t stop me”, il loro inedito dentro il format, e anche con loro si può fare un viaggio a ritroso per riscoprire il loro percorso musicale accompagnati dal frontman de’ Lo Stato Sociale. “Sweet Dreams (Are Made This)”, “Drop the game”, “Get busy”, “No roots”, ma soprattutto la loro imperdibile versione supersexy di “Senza un perché” di Nada; la voce di Leila Mostofi, voce del trio persiano, in italiano assume un tono talmente distaccato ed esotico da mettere le ali all’ascoltatore per farlo viaggiare lontano.
Non capiamo fino in fondo se questa partecipazione a XFactor gli si rivolterà contro o meno, essendo loro già pronti per un percorso magari vagamente più buio ma certamente più solido. Questo può essere dovuto ad una voglia di arrivare prima da parte loro, ad una incapacità di sapersi proporre alle etichette giuste, magari quelle del circuito indipendente, o ad una cecità di questa discografia? Questo non ci è dato saperlo e tutto sommato ormai non ha più importanza perché al momento le carte in tavola sono queste. Noi li vedremmo meglio a girare per club, davanti ad un pubblico che sappia apprezzarne la classe e l’inventiva; sono ancora, forse, troppo complessi per un pubblico giovane, per un mercato enorme, ma è anche vero che potremmo sbagliarci, e speriamo, e per la prima volta XFactor potrebbe davvero rappresentare quella famosa “vetrina” per farsi un nome, farsi mettere in piedi, per poi cominciare a camminare, speriamo correre, con le proprie gambe.
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