Pare che la lista dei Big che parteciperanno alla 70esima edizione del Festival di Sanremo sia effettivamente vera. Lo conferma anche l’attacco di un articolo de’ La Stampa che cita una fonte Rai che preferisce rimanere anonima: “La Rai è rimasta spiazzata dallo scoop del settimanale Chi”. Non si tratta dunque di voci, ma di una serie di nomi che, come scrive sui social anche il critico musicale Michele Monina, in tanti nell’ambiente avevano già in mano ma che nessuno aveva osato diffondere.
A un certo punto del passaparola però la cosa deve essere sfuggita di mano (procediamo a intuito) e zac! 'Chi' esce con un bello scoop e la serata del 6 gennaio, quando Amadeus, conduttore e direttore artistico del Festival, aveva intenzione di rilasciare ufficialmente la lista durante una speciale puntata de’ “I Soliti Ignoti”. Ecco dunque la lista dei 22 big che vedremo a febbraio sul palco dell’Ariston.
La lista dei Big a Sanremo
Marco Masini - Il suo ritorno non può che far bene alla musica italiana: è uno dei più sottovalutati cantautori della sua generazione. La sfortuna di Masini è quella di essere emerso in un periodo in cui l’introspezione profonda che proponeva con la sua bellissima musica (e potremmo citarne di perle offerte da quest’uomo) era considerata una roba da sfigati. Masini, oggi che un’intera generazione di ragazzi si è arresa all’ineluttabile, riempirebbe gli stadi come Calcutta. Solo che è decisamente più bravo. Promosso.
Alberto Urso - vincitore dell’ultima edizione di Amici, Alberto Urso è il tipico artista che dovremmo tenere lontano anni luce dal Festival di Sanremo. Non che in questa affermazione ci sia alcun giudizio artistico o men che meno umano, ma il punto è che in un meccanismo dove buona parte del risultato arriva dal televoto (la più grossa sciocchezza mai pensata per l’assegnazione di un premio) non si può mandare in gara un ragazzo che ha già vinto al televoto un’altra competizione. Chi partecipa a un talent si presenta al pubblico non attraverso un live o un ascolto, ma tramite la televisione, a prescindere dal talento o meno, è percepito dal pubblico, anche inconsciamente, come un personaggio televisivo. E questa è una gara tra artisti. Bocciato.
Elettra Lamborghini – La Lamborghini è la cosa peggiore avvenuta alla musica italiana dai tempi di…scusate, al momento non ci sovvengono paragoni azzeccati. Dopo essere stata messa, con 10 canzoni incise in vita sua, a fare da giudice a The Voice, la sua presenza trasforma l’ultima istituzione televisiva rimasta nel nostro Paese in un capodanno in piazza. Una piazza sfigata però. Bocciata.
Achille Lauro – La presenza di Achille Lauro per la seconda volta consecutiva al Festival di Sanremo non la capiamo. E non per il Festival, che comunque inserisce nel cast un artista tutto sommato accattivante, ma per lo stesso Lauro. Le opzioni sono tre: o ha proposto qualcosa di particolarmente intrigante, o a prescindere dal clamore di “Rolls Royce” le cose non stanno andando bene come si pensa, o vuole diventare una sorta di Anna Tatangelo che campa quasi esclusivamente di Sanremo. Probabilmente la verità è che fanno gli alternativi, i duri e puri, confessano apertamente l’utilizzo di stupefacenti come se fosse una roba da poeti fighi e maledetti, ma quando poi chiama mamma Rai ci si mette sugli attenti e ci si svende per un briciolo di visibilità in più. Si prova a spacciarsi per il Bowie italiano e poi si finisce accanto a Orietta Berti nel salotto di Fazio. Noi comunque siamo curiosi. Promosso.
Anastasio – Altro vincitore di un talent, stavolta lato XFactor, che ha una credibilità decisamente maggiore. La speranza è che il giovane rapper approfitti dell’occasione per andare a dire su quel palco qualcosa che ha senso dire da quel palco, qualcosa che risuoni nelle case degli italiani in maniera dirompente, come lui sa fare. Che faccia il rapper vero insomma, che vada lì a rompere le scatole. Promosso.
Bugo e Morgan – Inutile prenderci in giro, sono loro quelli che aspettiamo al varco. Bugo e Morgan sono due tra i personaggi più eccentrici della musica italiana, la loro miscela potrebbe risultare esplosiva. Promossi.
Diodato – Diodato canta bene, è un ottimo interprete. Nel Festival che avremmo voluto noi non ci sarebbe spazio per i Diodato, per le voci pulite, anche se ottimamente pulite. La speranza (per lui) è che esca un po' da questa sorta di anonimato che lo avvolge. Promosso.
Elodie – La sua presenza, anche alla luce del ritorno di fiamma con i personaggi da talent, era scontata, specie dopo il successo di “Margarita” in coppia col compagno di vita Marracash. Come nel caso di Urso, ripetiamo, il nostro giudizio non cela niente di personale, ognuno può scegliere nella vita cosa fare, però quando la strada di chi scrive di musica incrocia quella di un personaggio televisivo, il corto circuito è inevitabile. Diamo una risposta definitiva alla domanda che in tanti ragazzi si staranno ponendo: chi partecipa a un talent perde di credibilità artistica? Si. Può riuscire a togliersi quell’etichetta? Certamente. È difficile? Quasi impossibile, per questo quelli che ci sono riusciti si contano larghi sulle dita di una mano. Passare dalla tv ti propone ad un certo tipo di pubblico. Si, fai i soldi, si incidi un album, si, se sei fortunato riesci pure a far diventare la musica il tuo mestiere. Ma alla fine, gira che ti rigira, ti troverai sempre ingabbiato. E più passano gli anni, più passano i talent, più il tuo nome sbadisce. E, vi prego, considerate Marco Mengoni l’eccezione che conferma la regola. Bocciata.
Enrico Nigiotti – probabilmente sta ancora lì dallo scorso anno. Avanzava un posto nel palinsesto, lui stava già lì, allora lo hanno fatto restare. Non c’è davvero altra spiegazione. Bocciato.
Francesco Gabbani – Gabbani torna sul luogo del delitto, dove nel 2017 si portò a casa la vittoria con il tormentone “Occidentali’s Karma”. Svela a La Stampa di avere il pezzo giusto per tornare, speriamo sia vero, perché a parte il suddetto tormentone e “Amen”, con il quale vinse nel 2016 Sanremo Giovani, non abbiamo più avuto sue notizie. Bocciato.
Giordana Angi – Pensavamo che la Angi avesse trovato una dimensione come autrice. È lei infatti ad aver scritto ben quattro canzoni per il nuovo album di Tiziano Ferro, che quest’anno sarà al Festival tutte e cinque le serate (toh!). Ci speravamo più che altro, anche perché il suo album uscito quest’anno è una roba praticamente inutile. E invece ecco che ti riciccia fuori sul palco dell’Ariston…mah. Bocciata.
Irene Grandi – Ci fa piacere ritrovare Irene Grandi sul palco del Festival, specie in occasione del suo venticinquesimo anno di carriera, è un onore che le spetta. Non si può dire che siano stati venticinque anni vissuti tutti al top, anzi, l’avevamo persa di vista già da un po'. L’anno scorso c’era a Sanremo, ospite di Loredana Bertè per la serata duetti. Piccolo aneddoto: la Rai ha scelto di aprire ai giornalisti le prove dell’Ariston proprio durante le prove della suddetta serata dei duetti. Quando sarebbe dovuto toccare alla Bertè e alla Grandi, la prima decise di non presentarsi sul palco, lasciando le prove, quindi il brano, in mano alla seconda, che cantò così bene, fu opinione comune, che se avesse gareggiato lei la vittoria non gliela avrebbe potuta togliere nessuno. Ci sta. Promossa.
Le Vibrazioni – Le Vibrazioni sono un’ottima band, ma vivono attaccati a Sanremo, che non è di certo la scelta più rock del mondo. Bocciati.
Levante – Il passaggio della cantautrice siciliana dal palco del Festival era a questo punto obbligato. Dismessi i panni della “indie”, offre ufficialmente la sua musica al al pubblico italiano più vasto possibile. Se ha la canzone giusta potrebbe rivelarsi una sorpresa. È artista che ha un senso compiuto, a prescindere dai gusti personali. Promossa.
Junior Cally – è un rapper. Prima indossava una maschera. Poi si è tolto la maschera. Non è cambiato granché. Bocciato.
Michele Zarrillo – con “Cinque giorni” Zarrillo è stato accanto in maniera così intima e solenne nei tristi giorni dei primi disastri amorosi di un’intera generazione, che parlarne poi male ci risulta davvero complicato. Però, obiettivamente, ma cosa rappresenta Michele Zarrillo in questo determinato momento musicale? In classifica ci stanno solo rapper e trapper, la musica leggera è stata squarciata da una generazione di cantautori indie che ormai riempiono gli stadi. Che c’entra in tutto ciò Michele Zarrillo? Spiace molto. Bocciato.
Paolo Jannacci – il figlio d’arte è un ragazzo simpatico e un musicista molto preparato. Naturalmente del padre, a parte una straordinaria somiglianza, non ha nulla. Su Spotify raccoglie 840 ascoltatori al mese, che non è che sono pochini, rappresentano proprio l’inesistenza artistica. Ma è bravo davvero e ci aspettiamo che possa risultare una sorta di rottura, come quel centrocampista che hai visto giocare in Serie B una volta per sbaglio e un anno dopo ti compri al fantacalcio. Durante l’asta precampionato i fantallenatori la chiamano “la scommessa”; ecco questa è quella di Amadeus. Vincerà? Noi intanto ci crediamo. Promosso.
Piero Pelù – Si, ok, da solo o con i Litfiba, la carriera di Piero Pelù non sta ultimamente andando col vento in poppa, ma lui resta pur sempre Piero Pelù, colui che c’ha iniziato al rock da piccoli, anzi, di più, uno dei pochissimi che ha davvero fatto rock in Italia, ben più e meglio di Vasco Rossi, (“Uh, l’ha detto sul serio??!”, si l’ho detto) e da quel rock è riuscito ad imporsi ad un pubblico ben più vasto. Certamente siamo curiosi di vederlo per la prima volta in gara al Festival, anzi non vediamo proprio l’ora. Promosso.
Pinguini Tattici Nucleari – Sono in molti in queste ore a definirli dentro il cast “a sorpresa”, noi che li conosciamo bene vi diciamo che sono gli unici in gara che hanno pieno diritto di starci. Saliranno sul palco dell’Ariston a inizio febbraio con un sold out già prenotato al Forum d’Assago di Milano il 29 dello stesso mese, una cosa che nessuno degli altri ospiti del Festival al momento sta nemmeno lontanamente sfiorando. Sono la quota indie di Sanremo, e tra tutti gli indie possibili sono quelli che meglio si adattano al Sanremo style, all’orchestrazione della propria musica; sono quelli che hanno il suono più completo, più pieno, che in un clima di minimalismo stonato si portano dietro una struttura musicale più complessa. Bravo Amadeus a prenderli. Malissimo Amadeus a prendere solo loro. Promossi.
Rancore – è uno dei rapper più talentuosi del panorama italiano. L’anno scorso ha duettato con Daniele Silvestri, portandosi quindi anche lui a casa un pezzettino di premio della critica dedicato a Mia Martini. Come nel caso di Anastasio, vogliamo sperare che per lui Sanremo non rappresenti semplicemente una vetrina per il disco presumibilmente in uscita, che dica qualcosa di scorretto, di politico, di rap insomma. Rancore, rapper di gran lunga più serioso e credibile rispetto agli altri in gara, porta con sé sul palco dell’Ariston una responsabilità enorme, quella di continuare a rendere il rap più cantautoriale possibile, elevandolo così a genere aperto a tutti, musica impegnata. Ma per sdoganare questo concetto serve, oltre al talento, anche una certa dose di spregiudicatezza, quella che chiediamo di tirar fuori a Rancore al momento giusto. Digliene quattro e digliele forte. Promosso.
Raphael Gualazzi – Sentirlo suonare dal vivo è un piacere. Il festival gli è servito per farsi conoscere al grande pubblico, salvo poi rientrare nella sua nicchia jazzata dove, evidentemente, e possiamo capirlo, si trova molto più a suo agio. Che Sanremo lo faccia rinascere agli occhi del grande pubblico non crediamo gli interessi, non interessa a noi e crediamo non interessi nemmeno al grande pubblico, che fa comodamente a meno di lui. A noi fa semplicemente piacere rivederlo. Promosso.
Riki – altro esponente del clan di Amici di Maria De Filippi, abbiamo riascoltato qualcosa su Spotify per accertarci che fosse davvero quel Riki. Brutte notizie: è proprio quel Riki, ma noi fino alla fine speriamo che spunti fuori un giovane Cunningham, avrebbe più senso. Bocciato.