A 'sto giro il vestito indossato da Cattelan rappresenta un evidente guanto di sfida, suggerisce perfino lui qualche paragone giusto per riportarvi in forma scritta cotanta bruttura, dal nostro possiamo dirvi che era vestito totalmente di bianco, così tanto che speravi da un momento all’altro qualcuno gli scaraventasse addosso un piatto di amatriciana. La scena avrebbe fatto molto ridere.
Il primo a salire sul palco, come consuetudine questa stagione, è un ospite. È toccato a Mahmood, che avevamo lasciato a febbraio sul palco dell’Ariston da vincitore del Festival di Sanremo e ritroviamo dopo mesi trasformato in una versione italo-egiziana di Marco Mengoni. Intervistato al termine dell’esibizione sulla splendida annata che l’ha visto protagonista sostiene che “La fortuna non esiste”, che detto davanti a Sfera Ebbasta sembra perlomeno inopportuno. Altri ospiti della serata Francesco De Gregori e Antonello Venditti, che da statue di cera di Madame Tussaud spingono comunque il doppio rispetto a chiunque abbia mai calcato quel palco, l’effetto di ospiti di tale portata sullo spettatore è sempre lo stesso: “Ma come siamo passati da questi due a Capo Plaza?”.
Sul finale anche l’intervento di un altro duo, MadMan e Gemitaiz, due rapper che non si sono dimenticati cosa vuol dire fare rap; brutti, sporchi e cattivi, ma soprattutto bravi. E così ci piacciono. La serata è la prima durante la quale i concorrenti presentano un loro brano inedito e, come non fanno altro che ripetere, quella in cui entrano ufficialmente a far parte del mercato discografico. Bene, stavamo proprio in pensiero.
Booda – Elefante - Voto 6,5: Non è che l’inedito sia brutto, anzi ha un’ottima produzione. Certo sa di già sentito, ma tutto ciò che è uscito negli ultimi 10 anni sa di già sentito. La gente sul già sentito ci fa montagne di quattrini. Si nota anche il tocco di Samuel, quel tocco che li rende esponenzialmente più cool e credibili di tutti gli altri concorrenti. Ci mettono anche del loro e non è nemmeno questo il problema, quello che ci si chiede è soprattutto: quando il baraccone televisivo intorno a loro verrà smontato, senza ballerini e luci stroboscopiche, cosa resterà?
Giordana – Chasing Paper – Voto 4: Nel video che introduce l’esibizione dice di non credere al fatto di cantare una canzone scritta da Sia. Credo Sia pensi la stessa cosa al contrario, se non fosse che Samuel svela poi il segreto di pulcinella: Sia, così come Tom Walker nel caso di Nicola, ha scritto una canzone per la Sony che poi, in linea di massima, la gira a chi vuole. Certo, per darla a Giordana serve il suo parere, ma già di partenza è una canzone scritta da Sia e che Sia ha deciso di non inserire nel suo repertorio, due domande da farsi ci sarebbero. Gira una leggenda nell’ambiente musicale italiano, chissà se è vera, che dice che Giuliano Sangiorgi, che oltre ad essere leader dei Negramaro è uno dei più attivi autori di testi per altri artisti, abbia a casa un comodino dove conserva i testi che scrive, uno dove tiene quelli per i Negramaro, l’altro dove tiene quelli brutti. Ci siamo capiti, no? La realtà, duole dirlo, è che la giovane Giordana, arpa o non arpa, sembra una passata di lì per caso, il pezzo è la cosa più pop della storia dopo la Coca-Cola e lei lo canta anche piuttosto male. Va al ballottaggio, presumibilmente fuori la prossima settimana, ed è stragiusto così.
La Sierra – Enfasi – Voto 6,5: la canzone, di nuovo rimaneggiata per darsi arie da inedito, non lo è per niente, la ascoltiamo per la terza volta in questa edizione, che non è nemmeno l’edizione più frizzante della storia di XFactor, almeno, Gesù, fategli cantare roba diversa, no? Comunque, dopo un’ulteriore involontaria analisi, bisogna dire che funziona ed è anche apprezzabile il fatto che i due abbiano composto un brano dalle sonorità contemporanee senza necessariamente tirare fuori muscoli o pistole. Vogliono raccontare una storia e lo fanno, già di per sé una vittoria.
Nicola – Like I Could – Voto 4,5: Tanto fumo e niente arrosto. Il pezzo scorre liscio e alla fine non resta nulla.
Sofia Tornambene – A domani per sempre – Voto 9: A Sanremo un pezzo così avrebbe vinto a mani basse, se lo avesse venduto e messo in bocca ad Arisa la piccola Sofia avrebbe campato di rendita per tutta la vita. La canzone presenta intuizioni di altissimo livello pop, è un brano onesto e fortemente empatico. Ha un piacevolissimo retrogusto da evergreen.
Davide Rossi – Glum – Voto 4: Canzone del tutto anonima, messa in bocca al concorrente più anonimo dell’edizione. Primi anni 2000 forse avrebbe potuto funzionare, ma quegli anni ce li siamo faticosamente, fortunatamente e orgogliosamente messi alle spalle; ora un brano del genere ti fa solo salire il sangue al cervello, ti vien voglia di incendiare le tende di casa, di urlare frasi sconnesse ai vicini, poi gonfio di rabbia svenire e svegliarti iscritto a Casapound.
Eugenio – Comete – Voto 7: Sa cosa vuol dire essere lì a cantare certa musica, sarà il primo progetto indie a venir fuori da un talent: nato per essere indie, con la faccia da indie, il sound e la voce da indie, un cyborg del pensiero adolescenziale corrente, un uomo costruito per vivere tra Monk e Santeria. Il pezzo, di conseguenza, funziona e lui riesce a renderlo con naturalezza. Tommaso Paradiso trema, sta arrivando Campagna.