La finale della 70esima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo si apre con le forze dell’ordine sul palco, è la banda dei carabinieri, agli ottoni: Bugo; e poi parlano di disoccupazione. La classifica generale provvisoria data a inizio puntata vede al primo posto Diodato, anche Premio della Critica Mia Martini, a conferma della tradizionale vena rock che da sempre contraddistingue la kermesse.
D’altra parte è la stessa sera in cui il Verona batte la Juventus, tutto quadra. Alla fine Diodato ce la fa, si porta a casa la vittoria e non è un buon segnale; è segno che Sanremo batte il passo, vuole restare lì dov’è, anzi, considerata la vittoria della scorsa edizione di Mahmood, fa anche una decina di chilometri a passo di gambero.
La vittoria di Diodato risulta estremamente democristiana; non vince la semplicità, vince l’innocuo, anzi, per l’esattezza vince il pareggio, qualcosa che non sta né da un lato né dall’altro, un concetto strano e tutto italiano che Diodato incarna con la sua “Fai rumore”, che paradossalmente di rumore ne fa pochissimo.
Le pagelle
Michele Zarrillo – “Nell’estasi o nel fango” – Voto 5: come abbiamo già scritto, una canzone liscia, noiosa, distraente come un film di Pupi Avati, impossibile concentrarsi; per dire, l’unica cosa che ci viene in mente guardando l’esibizione è “chissà che avrà fatto in tutti questi anni Michele Zarrillo?”
Elodie – “Andromeda” – Voto 7: Ma Mahmood quando fa i concerti si veste così? Chiedo per un amico. Battuta ingiusta, il pezzo funziona, volerà in radio, darà una spinta decisiva alla carriera di una ragazza che oltre ad avere voce ha anche presenza. Ora però è il momento di trovare una propria strada, la parte di controfigura le dona ma è un peccato.
Enrico Nigiotti – “Baciami adesso” – Voto 5: mettendo un attimo da parte la musica, che tanto quella è, dobbiamo dire che il capello da attore porno anni ’90 buca lo schermo, così come l’idea della giacca presa di mira dai piccioni. Ciao Nigiotti, non facciamo che ci perdiamo!
Irene Grandi – “Finalmente io” – Voto 7: Se stavamo a Sanremo altre due settimane vinceva Sanremo, un Grammy, il Leone d’Oro, il Pulitzer e i mondiali di freccette. Purtroppo ci fermiamo qui e la premiata ditta Grandi/Rossi arriva fino ad un certo punto. Peccato, ha presentato una delle migliori canzoni del festival, che serva da ripartenza per altri 25 anni di carriera altrettanto luminosi.
Alberto Urso – “Il sole a est” – Voto 2: ci sono canzoni che le ascolti e non ti piacciono, poi le riascolti e pensi che tutto sommato non sono male, poi piano piano, magari ascoltandole in determinati momenti, in qualche modo ti arrivano, ti entrano dentro, e alla fine ti piacciono, addirittura impari ad amarle. Ecco, non è questo il caso. “Il sole a est” più la ascolti e più ti fa venire il mal di testa, un supplizio che speri finisca il prima possibile. “Io ritornerò da te” dice alla fine, e suona proprio come una minaccia.
Diodato – “Fai rumore” – voto 6: canzone sanremese che più sanremese non si può, in totale controtendenza con quello che succede fuori dal teatro Ariston. Vince e la sensazione più istintiva che ne deriva è piuttosto precisa: avete presente quando sentite il bisogno di qualcuno che venga a darvi una buona notizia per bilanciare? Ecco.
Marco Masini – “Il confronto” – voto 6: la canzone tiene botta, ma niente di più, non si può dire proprio sia memorabile, anzi, manca della potenza intimista di “Vaffanculo”…così, per dirne una proprio bella. L’impressione più che altro è che parli degli affari suoi.
Piero Pelù – “Gigante” – Voto 7: una delle esibizioni sanremesi più rock che si conclude all’improvviso con uno scippo, cosa che ci piace prendere come una metafora. Piero Pelù, Dio ti abbia in gloria sempre.
Levante – “TikiBomBom” – Voto 6,5: Levante è molto brava, quando acquisirà abbastanza mestiere da non sbagliare più un’esibizione facendo brillare così tutto ciò che fa, sentirete che qualcosa da dire ce l’ha. A presto.
Pinguini Tattici Nucleari – “Ringo Starr” – Voto 8: Meriterebbero perlomeno il podio, perché Sanremo è giusto che lanci un segnale, che la musica può anche un attimo dimenticarsi di essere industria, di essere business, romanticismo stantio, numeri, dati…che può essere anche un gruppo di amici dell’hinterland bergamasco che si divertono a fare musica, possono arrivare ovunque, anche a sbancare il festival più ingessato. E alla fine il podio se lo prendono e, possiamo dirlo? Potevano arrivare anche più in alto. Tra loro e Diodato un abisso, un percorso, che poteva, doveva, essere premiato. Bravi Pinguini, siete il ponte con la realtà là fuori, ed è più bella di quella qua dentro.
Achille Lauro – “Me ne frego” – Voto 5: le esibizioni di Achille Lauro durano più o meno 20 secondi, il tempo dell’entrata e le scale, il tempo di capire da cosa si è travestito. Potrebbe entrare da un lato e uscire dall’altro e più o meno sarebbe lo stesso. Specie quando la canzone è deboluccia.
Junior Cally – “No grazie” – Voto 6,5: La canzone non è un capolavoro e lui non è Bugo, ormai metro di giudizio per qualsiasi manifestazione artistica. Ma la canzone ha un senso.
Raphael Gualazzi – “Carioca” – Voto 9: “Carioca” ti fa passare il mal di testa, ti riconcilia al mondo, alla musica, a tutto ciò che dovrebbe essere e rappresentare. È un musicista di un’altra categoria, per questo quel sorriso, quella leggerezza, quella semplicità nel far passare cose assai complesse per sciocchezzuole. Da domani tornerà nel suo pianeta, che è certamente più bello del nostro.
Tosca – “Ho amato tutto” – Voto 10: sparisce la scenografia, l’Ariston, la tv, le luci accecanti. Tutto. Resta una storia che Tosca ci fa arrivare come una carezza allo stomaco e un pugno nel cuore. Il mondo è una bolla di sapone e le note ci si riflettono sopra. Tu chiudi gli occhi e, semplicemente, stai bene. Grazie Tosca.
Francesco Gabbani – “Viceversa” – Voto 8: Più si ascolta e più viene fuori la maestria di Pacifico, che ha messo mano al testo. La forza di questa canzone è la capacità di mascherare la propria complessità, nel testo ci sono una serie di capitomboli lessicali che fanno girare la testa come mezzo litro di prosecco a stomaco vuoto. Stai bene insomma…arriva secondo e comunque statisticamente è un risultato eccellente. Si rischia che la prossima volta che viene preso nel cast gli altri danno forfait. Ottimo lavoro.
Rita Pavone – “Niente (resilienza 74)” – Voto 4,5: Si, grande stima, grande forza, grande passato, c’hai la tua età e invece di fare minestrine ai nipotini vai a Sanremo. Figo. Ok. Ma anche basta.
Le Vibrazioni – “Dov’è” – Voto 7: Per tutta la durata del festival abbiamo notato qualcosa che non andava in questo pezzo senza capire cosa fosse, ora ci siamo arrivati: l’orchestra. Attenzione, non tutti si rendono conto quanto un brano possa essere stravolto, alle volte mortificato, da un’orchestra. “Dov’è” rockeggiata potrebbe essere addirittura un gran pezzo.
Anastasio – “Rosso di rabbia” – Voto 7: Bisogna metterci anche un po' il cervello quando si ascolta la musica, è questo il bugiardino nella confezione di Anastasio. Non tutti i rapper sono capaci di montare i propri pezzi intrecciandoli con il suonato, e lui si. Non tutti si impegnano così tanto nel voler fare arrivare ciò che hanno intenzione di dire, lui si. Anche altri in effetti hanno la sua età, ma sono pieni la metà della metà della metà di lui.
Riki – “Lo sappiamo entrambi” – Voto 3: Su Instagram Riki invita a spegnere il cellulare e non votarlo. Vai tranquillo Riki…
Giordana Angi – “Come mia madre” –Voto 4,5: Ricorda talmente tante altre cose che passi il tempo della durata del pezzo a provare ad individuarle tutte. Quando poi ti accorgi che non te ne frega assolutamente nulla, il pezzo è già finito. Peccato. Ma anche no.
Paolo Jannacci – “Voglio parlarti adesso” – Voto 4,5: Vuoi parlarci adesso? A quest’ora? Facciamo un’altra volta? Ti dispiace? E improvvisamente capisci chi si prende la briga di eliminare le spunte blu da WhatsApp.
Elettra Lamborghini – “Musica (e il resto scompare)” – Voto 4: Possiamo dire che all’ennesima esibizione non è che piaccia, il pezzo resta osceno, ma è come ti trovi a parlare con una persona totalmente idiota e capisci che è inutile parlarci, che tanto vive in un mondo dove, tra l’altro, è felice. E allora si, ballatela Elettra, che ti frega?
Rancore – “Eden” – Voto 10: Un altro livello, su tutti. Un autore che non ha niente da invidiare a tutti i manifesti hipster là fuori, un pugno in faccia a tutti quegli intellettualoidi che non riescono ad andare oltre ciò che non gli appartiene, ciò che non parla di loro. Rancore spacca tutto, va dritto per la sua strada mettendo in mostra un talento cristallino che sul palco di Sanremo ogni anno latita pericolosamente. Vincitore morale.