Anche questa settimana abbiamo ascoltato per voi le nuove uscite e abbiamo dato un voto. È stato divertente, illuminante e a tratti mortificante. È un duro lavoro, lo dobbiamo ammettere.
Niccolò Fabi – “Scotta” – Voto 10: Con questo secondo singolo che anticipa l’uscita del prossimo album, Niccolò Fabi non solo ci commuove, restare impassibili di fronte a cotanta poesia e delicatezza è pressocchè impossibile; se ascoltate “Scotta” senza che un brivido vi tagli la schiena e i vostri occhi si blocchino a guardare l’infinito, allora significa che avete dei serissimi problemi con la sfera affettiva.
Ma “Scotta” sancisce anche definitivamente ciò che ormai sembrava evidente: Niccolò Fabi è uno di quei cantautori che resterà per sempre nei nostri cuori e che il suo nome va inciso accanto a quello dei grandi della storia della musica italiana. I nipoti dei nostri nipoti ascolteranno Niccolò Fabi e chiederanno com’era un suo concerto, che significava essere presenti quando una magia del tutto unica si materializzava davanti ai nostri occhi. Studiando la storia della musica nostrana, chissà, magari a scuola, dato che di pura poesia si tratta, si accorgeranno che alle porte del secondo ventennio del 2000 a dominare la classifica c’erano trapper dei quali già noi tra un quarto d’ora non ci ricorderemo più, e si chiederanno che diavolo ci passasse per la testa, perché la gente perdeva tempo ad ascoltare certa robaccia mentre artisti come Niccolò Fabi stavano in attività e producevano roba come “Scotta”? Una domanda intelligente.
Dovremmo tutti ad un certo punto del percorso fermarci un attimo e chiederci cosa cerchiamo quando mettiamo su un disco o apriamo Spotify, di quale emozione abbiamo sete o se abbiamo semplicemente bisogno di un sottofondo qualsiasi. Il sospetto è che alle volte la musica sia mortificata a tale ruolo e che se poi in classifica ci sono ragazzini che senza un computer non riuscirebbero a mettere due note in fila la colpa sia del pressapochismo della nostra anima. La nostra fortuna è che Niccolò Fabi se ne sbatte e continua a produrre attimi di pura gioia ed emozione, momenti di pausa in questa insulsa frenesia. “Scotta” è un pezzo perfetto, incantevole, uno di quelli che ascolti e potrebbe farti capire cose che prima non avevi capito. Non si può fare di più con una canzone. Grazie Niccolò.
Zucchero – “My Freedom” – Voto 8: “My Freedom” è il singolo che lancia il nuovo disco di Zucchero, “D.O.C.”, “il nuovo disco di inediti Di Origine Controllata, autentico, genuino e di qualità”, come lui stesso lo definisce su Facebook, dicendoselo da solo. Chiaramente un artista dello spessore di Zucchero non è capace nemmeno mettendosi di impegno a fare della brutta musica. “My Freedom” non sarà “Donne”, “Così celeste” o “è delicato”, citando apposta tre periodi diversi della carriera del pop bluesman di Roncocesi, ma è comunque tutt’altro pianeta rispetto a quello che si può ascoltare in questo momento in Italia. Tant’è che lui ha deciso già da tempo di confrontarsi con un pubblico mondiale, così il pezzo è scritto e cantato in inglese e il suo prossimo tour sarà un world tour, passando dall’Italia giusto il tempo di una decina di date all’Arena di Verona. Zucchero ha la straordinaria capacità di essere sempre ciò che è, anche quando ciò che è con il nuovo mercato discografico non c’azzecca per niente. Ma lui è oltre, se a 64 anni stesse ancora lì ad elemosinare click come un Tommaso Paradiso qualunque risulterebbe ridicolo. Lui è Zucchero, non l’essere umano più simpatico della storia, d’accordo, ma mica dobbiamo andarci a fare aperitivo, dobbiamo ascoltare la sua musica, e stanno larghi sulle dita di una mano quelli che al momento in Italia possono dire di fare il suo stesso mestiere.
The Kolors feat. Gue Pequeno – Los Angeles – Voto 3: Col fatto che chi vince Amici di Maria De Filippi, in linea di massima, poi finisca sempre per cantare il solito inutile e noiosissimo pop da radio dovremmo cominciare a farci il callo. Lo sappiamo, non ce n’è uno che sia uno che poi abbia fatto roba significativa dal punto di vista cantautorale, anche quando certi progetti sono supportati da numeri incoraggianti, che quasi mai poi sono sinonimo di qualità, anzi.
I The Kolors in effetti dalla loro non hanno nemmeno quelli, c’hanno un nome che gira in tv dal 2015, quando hanno vinto il suddetto talent, che gli ha permesso di costruirsi una fanbase della quale fatichiamo ad immaginare i connotati, punto. Non che uno ce l’abbia con loro né con chi va in giro a vincere talent musicali, ma deontologia professionale ci impone di ricordare che trattasi sempre di popolarità derivante dalla tv, la musica è un’altra cosa. “Los Angeles” oltre ad essere una canzone oggettivamente brutta per quanto liscia, invisibile, acqua sgasata, tofu (sono questi i primi riferimenti gastronomici che ci vengono in mente), ha pure l’aggravante di rimettere in mezzo Gue Pequeno. Ma perché tutti sentono il bisogno di fare featuring con Gue Pequeno? Cos’è che una parte della discografia italiana capisce che noi proprio non afferriamo?
Una rapida ricerca su Spotify ci dice che solo nel 2019 gli artisti che hanno richiesto il supporto artistico (sigh…) di Gue Pequeno sono una quindicina, e ancora abbiamo tre mesi prima che l’anno finisca. Niente di raffinato c’è da dire, eh… parliamo di roba come Dark Polo Gang ed Elettra Lamborghini, il livello è quello, ma, per esempio, concedergli posizioni come quella di giudice in un talent, caduta di stile piuttosto grottesca da parte della Rai durante l’ultima edizione di The Voice, fa passare un messaggio molto pericoloso: ovvero che Gue Pequeno faccia musica di qualità e che, addirittura, possa essere d’esempio a qualcuno.
La Municipàl – “Cartoline di fine estate” – Voto 7: Il nuovo singolo de’ La Municipal, una delle più interessanti realtà del nuovo panorama cantautorale italiano, è un passaggio fondamentale del loro percorso. In “Cartoline di fine estate” Carmine Tundo, ormai rimasto l’unico Tundo del progetto dato che la sorella Isabella purtroppo non seguirà più la band negandoci così la possibilità di ascoltare (perlomeno dal vivo) una delle voci femminili più intriganti in circolazione, ci tiene ad allargare gli orizzonti del proprio sound riprendendo, come lui stesso sostiene, “sonorità rocksteady” ma secondo noi perfettamente miscelate all’evoluzione compiuta con La Municipal. “Cartoline di fine estate” è una poesia che mira ad essere coinvolgente esattamente come lo sono le cartoline che ci ritroviamo in mano alla fine di un’estate, quelle foto che riguardiamo e che ci fanno risalire in gola un rigurgito di quella felicità che proprio non riusciamo a capire perché, ogni santa volta, non riusciamo a trattenere con noi.
Frah Quintale – Farmacia – Voto 6,5: è divertente l’ultimo lavoro di Frah Quintale, un rapper che maneggia le rime come pochi in Italia, in maniera sicuramente originale, il che lo rende un artista estremamente interessante. “Farmacia” in più mostra la volontà di andare avanti esplorando sonorità sempre più complesse. La ricerca per chi vuole fare musica oggi non è un’opzione, è strumento assolutamente necessario in un panorama dove basta aprire una piattaforma digitale per ascoltare davvero di tutto. “Farmacia” è un rap che si lascia andare ad una sorta di funkeggiamento che stuzzica le spalle ad andare a tempo. Il testo in realtà è tutt’altro che divertente, l’effetto rispetto al sound del pezzo è quasi distopico ma molto molto interessante.
Young Signorino – “Burrocacao rosa” – S.V.: Lo scherzo è bello quando dura poco.
Aiello – “Ex Voto” – Voto 7,5: Sono tanti quelli ai quali ormai viene l’orticaria al solo sentire pronunciare la parola “indie”. “Sono scarsi”, “Sono stonati”, “Scopiazzano quello”, “Scopiazzano quello”, “Ma chi li conosce?”, “Sono tristi”, “Sono sfigati” e poi l’eterno “L’indie è morto”. Poi però capita che viene fuori qualcuno, tipo Aiello, che con il suo album “Ex Voto” potrebbe zittire tutti. Non perché “Ex Voto” sia “Rimmel” di De Gregori, ma perché racchiude l’essenza di ciò che noi ascoltatori speriamo di trovare nelle canzoni di questa nuova generazione di cantautori (che così andrebbero chiamati in realtà).
In “Ex Voto” si sente forte la necessità di Aiello di raccontare se stesso, l’onestà con la quale ci risuonano in testa musica e parole è quasi disarmante. Clicchi play e lo stai ad ascoltare, come un amico che ti racconta ciò che succede nella sua vita, strabiliante considerato che Aiello è un cantautore e non un nostro amico. Dicono che gli indie sono tutti uguali, come se in un paio d’anni tutti questi cattivoni di indie avessero esaurito tutto ciò che avevano da dire, eppure poi arrivano gli Aiello, che cantano “La mia ultima storia”, “Il cielo di Roma”, “C’è un tempo”, canzoni che celano carattere, mestiere, anche, perché no, spregiudicatezza mista ad estrema vivacità. E anche se non sono De Gregori, che è vivo e vegeto e nessuno ha ancora chiesto al buon Dio un bis, ci fanno sperare che in fondo c’è ancora speranza che ci sia continuità per cantautorato di un certo livello. Che vogliate chiamarlo indie o meno. Grazie Aiello.
Scrima – “Lei” – Voto 7: Capita che l’ascolto di “Lei” di Scrima, giovane cantautore romano, lo faccio mentre mi ritrovo a lavorare in un delizioso localino in zona Policlinico, a Roma che, per chi non conoscesse la geografia della capitale, è una zona ad altissima frequentazione di studenti universitari. Sto seduto su uno sgabello dietro una grande finestrona che mi concede un’ampia panoramica sul via vai del quartiere. Nelle cuffie risuona forte “Lei” e improvvisamente mi ritrovo dentro al video della canzone, che non credo sia stato nemmeno girato. Due ragazze sedute su una panchina fumano una sigaretta, tra di loro due borse piene di libri, avranno appena finito una lezione noiosissima; un gruppo di ragazzi attraversano la strada mentre ridono con le lacrime, è venerdì, non oso immaginare quante canne e alcool di scarsissima qualità smaltiranno (maledetti) con un’oretta buona di sonno stanotte; più in là, vicino ad un palo della luce pieno zeppo di annunci di affitti di case, un ragazzo ascolta incerto una ragazza, lei gli sta evidentemente spiegando i motivi per i quali non vuole stare con lui, che sembra sciogliersi sotto il sole di questa splendida giornata, non proprio memorabile per quanto lo riguarda; ma passerà, tranquillo. E in sottofondo sempre “Lei” di Scrima, e non potrei trovare colonna sonora migliore a questa scena, perché “Lei” racconta una storia che potremmo appiccicare su ognuno di questi ragazzi. È una canzone imperfetta, immatura, goffamente malinconica, più teen di una stagione di “Dawson’s Creek” in salsa “Cesaroni”, ma piena di sogni, piena di speranza, struggente in certi frangenti, roba che potrebbe ucciderti se ascoltata di domenica pomeriggio, alle 18, guardando fuori dalla finestra. Il tutto per dire che, anche se forse parla ad un pubblico più giovane, funziona talmente bene che fa scappare un sorriso, ripensando a quando anche noi stavamo fuori da quella finestra a costruirci una vita.
Giane – “Canzone contro tutti” – Voto 7: La chicca della settimana ce la offre Giane, che è una donna, quindi, data l’attuale situazione delle donne nella discografia italiana, vale doppio. “Canzone contro tutti” non solo mette in mostra un timbro originale e accattivante ma anche una capacità di scrittura che indica che dietro ci sono contenuti, robe da dire. Una canzone intelligente, divertente, che non fa chiari noiosissimi riferimenti alla musica di altre artiste più adulte di lei che ce l’hanno fatta. Nessun irritante gorgheggio, una scrittura diretta, schietta, informale, eppure raffinata e strutturata. Questione di stile e Giane ne ha da vendere. Bravissima.