La mezzanotte è l’ora dei fantasmi ma, ormai da tempo, anche quella delle nuove uscite su Spotify; alle volte le due cose confluiscono in maniera del tutto naturale, come nel caso di Lorenzo Licitra, vincitore dell’edizione 2017 di XFactor e sparito dalle scene italiane, sovrastato dal successo dei compagni di talent Maneskin, che hanno fatto ombra praticamente su tutti i concorrenti di quell’edizione, spedendoli direttamente nel dimenticatoio discografico.
Un destino non insolito per chi partecipa a un talent, praticamente una specie di lotteria dove a farcela, avevamo fatto i conti tempo fa, è nemmeno il 10% di chi partecipa. Ma Lorenzo Licitra è vivo e lotta insieme a noi, ed è tornato a farsi sentire con un pezzo intitolato “Sai che ti ho pensato sempre”.
Il primo istinto è quello di rispondere “anche noi”, ma non saremmo onesti; il problema è che nel frattempo, da quella vittoria, ne sono successe di cose nella discografia italiana, e Licitra sforna un brano che anticipa, presumiamo, un album, vagamente demodè. Intendiamoci, il ragazzo siciliano è bravo e preparato, la sua immagine indubbiamente vendibile (è grazie a quella che è riuscito a portarsi a casa la vittoria a XFactor, segno, e che lo sentano bene dalle parti di Sanremo, che il televoto non è applicabile alla musica come ad un reality qualsiasi); il problema, ma non è per forza un problema, sta nella tempistica: questo, insomma, non è più il tempo della musica leggera anni ’90, per il bel canto all’italiana, per l’educazione canora, per l’impostazione da primo della classe.
Insomma, questo non è tempo per i Licitra. Mentre scriviamo nella top ten di Spotify, ad accumulare una quantità invereconda di stream, considerando solo i colleghi italiani, ci sono, da soli o in featuring, Sfera Ebbasta, Izi, Boomdabash, Coez e Salmo; insomma, ci siamo capiti no? Quanto questo sia salutare alla musica italiana ci rifiutiamo di commentarlo, perché azione inutile, che porterebbe soltanto a farci fare la parte dei vecchi bigotti, cosa che non siamo.
Cosa dovremmo dire poi? Ci sono cose molto buone, vedi Coez e Salmo, se proprio vogliamo fare dei nomi, ma anche cose che lo sono meno. Allo stesso modo però alziamo le braccia di fronte al nuovo singolo di Licitra al quale, ci spiace dirlo, perlomeno al momento, dona di più il lenzuolo bianco con i buchi per gli occhi. Ciò non vuol dire non lavorare di musica, sia chiaro, in questi anni Licitra si è mosso raccogliendo soddisfazioni anche oltreoceano, negli Stati Uniti, dove tra l’altro, se possiamo permetterci un consiglio del tutto disinteressato, questi esperimenti di crossover tra lirica e pop vanno da Dio.
Ecco questo è un campo interessante: provare a ricalcare la strada segnata da Andrea Bocelli, e il ragazzo è preparato, ha numeri, è diplomato all’Accademia Teatro alla Scala di Milano, che non è una roba da poco; o magari intraprendere un percorso simile a quello dei tre ragazzi de Il Volo, magari provando anche a svecchiare un genere che i tre ragazzi fanno di tutto per mostrare, più che vecchio, moribondo, rantolante in cerca di aiuto.
Magari sarebbe andato meglio proporlo al Festival di Sanremo, ultima oasi rimasta per chi non riesce proprio a star dietro al velocissimo mercato discografico, un’oasi che, fortunatamente, nessuno si offenda, si fa sempre più piccola grazie al coraggioso intervento sul cast operato in questi due anni da Claudio Baglioni.
Noi ci asteniamo da un giudizio tecnico/estetico che non avrebbe alcun senso, il singolo evidentemente non nasce da una necessità artistica, ma arriva per quello che è: con la vittoria di XFactor Licitra si è aggiudicato anche un contratto con la Sony e un disco doveva uscire, noi speriamo per lui che non sia un cammino che lo porti al macello, perché il ragazzo, ripetiamo, è simpatico e ha numeri, ma difficilmente la sua carriera prenderà una svolta con brani come “Sai che ti ho pensato sempre”.
Soluzioni alternative ce ne sono, e non serve snaturare un artista da quella che è la sua veste più consona, ma in questi due anni i ragazzacci del panorama indipendente si stanno divorando tutto. O ci si specializza e si diventa una valida alternativa per un target diverso, oppure si rischia di scomparire. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che il pubblico televisivo è il peggiore ascoltatore di musica possibile, troppo abituato alla ricerca ossessiva di input, di intrattenimento, incapace di fermarsi a riflettere su cosa si sta ascoltando, quindi di trovare emozioni che non cerca più, quindi di affezionarsi a qualsiasi cosa.
La forza della musica indie nasce anche da questo, essere riuscita lentamente e minuziosamente a crearsi una fetta di pubblico attraverso i live, un pubblico interessato alla musica e non all’immagine, tant’è che la maggior parte di quelli che stanno avendo successo, vedi Calcutta, stanno facendo i soldi proprio su un’assenza di immagine da superfigo. Licitra è un superfigo, ha fatto il percorso contrario, e questi sono i risultati: le immagini passano, la musica resta. Prendi una strada e diventi cantautore, ne prendi un’altra e diventi un fantasma che ulula silente a mezzanotte e il giorno dopo vieni ricordato solo come un brutto sogno.