Sanremo è pronto a raddoppiare, per non morire

Due competizioni diverse, la classica per i 'Big' e una per le 'Nuove Proposte'. Per tirar fuori il meglio (quello vero) della musica italiana 

festival sanremo 2019 due edizioni
  RavagliFoto
 A Sanremo 2018 Lo Stato Sociale

Parrebbe diventare un Sanremo al quadrato quello targato 2019. La rivoluzione appena accennata del direttore artistico Claudio Baglioni durante la scorsa edizione, la prima che vedeva al timone il cantautore romano, dovrebbe proseguire, anzi prendere il sopravvento fino a incidere notevolmente non solo sul semplice regolamento o sulla selezione degli artisti in gara, ma sulla struttura e realizzazione stessa del festival.

La grossa novità, che sembrerebbe in attesa semplicemente del timbro di approvazione della Rai, sarebbe quella di una scissione storica e definitiva della categoria “nuove proposte” dalla kermesse classica di febbraio. Una competizione a parte quindi, che si giocherà in un altro periodo (dicembre) e in un’altra location (il teatro del casinò del comune ligure).

Secondo un articolo di tvzoom.com infatti questo Sanremo dedicato esclusivamente ai Giovani, quindi, secondo regolamento ufficiale, uomini o donne tra i 16 e i 36 anni che non hanno mai partecipato al Festival nella sezione “Big”, sarebbe già stato calendarizzato sui palinsesti Rai; una settimana di programmazione che si concluderà con due prime serate, 13 e 14 dicembre. Il vincitore della sezione staccherà un biglietto per l’Ariston a febbraio, e si unirà alla banda dei “Big”. Una sezione, quella dedicata agli artisti più affermati che non sarà esente da cambiamenti, soprattutto numerici; togliendo infatti dalle scalette i tempi dedicati alle nuove proposte sarà possibile aumentare il numero dei partecipanti, che dovrebbe salire da 20 a 24.

Rivoluzione in salsa Baglioni

Una rivoluzione, quella firmata da Baglioni, che pare sensata sotto diversi punti di vista. Intanto accrescerebbe la mera possibilità di rientrare nella competizione dato che il numero dei partecipanti alla sezione dovrebbe perlomeno raddoppiare i classici 8 (cosa intuibile, ma non ancora specificata) e poi offrirebbe una vetrina decisamente più illuminata a chi vuole proporre musica nuova (magari nuova davvero), evitando così che chi si presenta al pubblico non avendo ancora un nome particolarmente riconoscibile ai telespettatori possa essere fagocitato all’interno di una maratona televisiva molto lunga.

Il clamoroso cambiamento della macchina sanremese potrebbe portare enormi benefici anche a mamma Rai, ma solo a patto che si decida a farsi furba e a sfidare il proprio target e farsi promotrice, finalmente, non solo dell’usato sicuro alla Al Bano e Romina, ma anche di un nuovo mondo, l’America della discografia italiana, quel famoso panorama indipendente che ha già passato, e alla grande, il test sulla prima rete di stato con la stravittoria (perlomeno in termini di ascolti e popolarità) de’ Lo Stato Sociale l’anno scorso.

Cosa vuole il pubblico di Sanremo

Il pubblico della Rai infatti, spesso è utilizzato dalla dirigenza del santissimo primo canale come scudo dietro il quale nascondersi quando li si accusa di non riuscire, in nessun modo, ed è fatto evidente e inequivocabile, a star dietro non solo ad una modalità più moderna di utilizzo del mezzo televisivo, ma proprio alla società stessa. Il secondo, acclamatissimo, posto al Festival di Sanremo, l’evento più volutamente nazional-popolare della televisione italiana, dei ragazzi bolognesi di “Una vita in vacanza” infatti dovrebbe far capire agli incravattati dirigenti Rai che, a prescindere dai numeri su carta che riceveranno tutte le mattine dagli uffici preposti, che gli comunicheranno ancora una volta che il loro pubblico è vecchio e pretende di utilizzare la tv di stato come specchio per la propria anzianità, chi decide di dedicare qualche ora del proprio tempo libero alla tv, anche se di un’età più avanzata, non è necessariamente rincoglionito; e sa riconoscere, anche magari soltanto istintivamente, un prodotto buono da uno scadente; ed ha sete, come qualsiasi altro telespettatore di qualsiasi altra età, di qualcosa di più nuovo e fresco della messa in piega di Orietta Berti. Che c’è una differenza abissale tra una tv rassicurante ed una tv semplicemente vecchia, semplicemente anacronistica.

Allora ben vengano le rivoluzioni, anche quando riguardano un’istituzione social-televisiva come il Festivalone nazionale, e che se ne approfitti per portare sullo schermo di milioni di italiani i fenomeni che spopolano in rete, quei cantautori che massacrano, a colpi di visualizzazioni e ascolti in streaming, qualsiasi altro artista considerato meritevole dell’etichetta di Big. Solo così il nuovo Sanremo Giovani potrebbe avere un senso logico ben preciso, non solo in termini discografici ma, soprattutto, televisivi.

Basta scimmiette

Se l’intenzione è quella di piazzare sul palco del casinò di Sanremo invece la solita sequela di ragazzi addestrati come scimmiette al bel canto all’italiana, tutti uguali, tutti potenziali vecchiardi sullo stile de’ Il Volo, tutti estremamente ingessati nel solito noiosissimo, orchestrale, politically correct sanremese, noi, lo diciamo subito, ne facciamo volentieri a meno; 8 l’anno ci bastano e avanzano, anzi, rimpiangeremo l’assenza di quello spazio dedicato a loro in scaletta perfetto per andare al bagno o servirsi un digestivo.

Quindi chiediamo, ufficialmente, al Claudione nazionale, di spingere il piede sull’acceleratore, di trovare nelle liste ufficiali dei partecipanti al Festival 2019 molto più Stato Sociale, molti più ragazzi appartenenti a quella generazione che in questo momento non solo anima ma è linfa vitale del mercato discografico, online e offline. Basta anche con le figurine dei talent, questi ragazzotti senza cognome sacrificati sull’altare di Santa Maria (De Filippi) della Televisione per qualche punto di share in più e che smettono di esistere quando le telecamere si spengono.

Che il Festival torni ad essere un Festival. Preferibilmente Il Festival, quello per eccellenza di vent’anni fa, quando aveva un senso per l’artista partecipare e per il fruitore di musica guardare. Quando lo show televisivo era solo il gradevole involucro di un evento comunque, principalmente, musicale e non la musica una scusa per realizzare uno show televisivo. Basta anche ai superospiti italiani in promozione, che il Festival di Sanremo torni a fare la voce grossa, a tirarsela di più, a riappropriarsi del proprio prestigio; inserire in scaletta le ospitate di personaggi che poi lo spettatore potrebbe ritrovare la settimana prima o quella dopo a casa Fazio, non solo fa perdere credibilità, ma è anche piuttosto stupido.

Questa è la nostra idea di Festival di Sanremo e siamo sicuri di trovare nel direttore artistico Claudio Baglioni, un’ottima sponda per i nostri desideri di telespettatori e contribuenti tramite pagamento canone. Che passi qualsiasi innovazione possa rinvigorire la musica e la tv di stato italiana.      



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