Cinque motivi per cui i giovani sono i più adatti a fare startup

In Italia l'età media dei fondatori di nuove aziende innovative è 40 anni. Ma sono i ragazzi i più indicati per realizzare delle "imprese". A patto di non scoraggiarli. E di ricordar loro che si impara sempre qualcosa da chi ha già fatto

Cinque motivi per cui i giovani sono i più adatti a fare startup

Giovani e imprenditorialità, connubio perfetto. Il pilastro fondamentale di un’impresa sul nascere, come tutti sappiamo, non è l’idea ma il team, inteso come una perfetta sintesi di competenze, coesione, dedizione, responsabilità e propensione al rischio. Ma ci siamo mai chiesti realmente chi sta dietro queste società “innovative” fenomeno del momento? La risposta non risiede nella parola giovani, infatti l’età media dei fondatori in Italia, da uno studio di Italia Startup, è di 40 anni. Il che, da alcuni esperti del settore, viene considerato un bene, perché si presume che, a 40 anni circa, si possa avere una buona esperienza tale da poter sostenere psicologicamente ed operativamente un percorso imprenditoriale.
“Hai 24 anni, che ne devi capire di business e imprenditorialità...”
“…studia, laureati e poi trovi un bel lavoro in azienda o magari con una botta di culo un posto fisso in un ufficio pubblico. 1300€ fissi al mese, chi ti sposta più!!!!!!11!1!1!1!!!!”
Questa è la tipica frase che un giovane medio si sentirà dire prima o poi da chiunque.
La cosa ancora più curiosa è che chiunque significa veramente chiunque: dai genitori ai parenti, dagli amici ai colleghi da un passante per strada a chi sta dietro di te alla posta quando sei in fila per pagare le tasse universitarie.

I giovani possono pensare (scoperta sensazionale)
E tu che ti eri svegliato di soprassalto alle 6 di mattina, non per andare a lezione, perché ti era venuta un’idea che secondo te avrebbe rivoluzionato il mondo (ok, va bene avere un’idea ma vedi di volare basso la prossima volta).
Quindi, dopo la quotidiana esperienza come quella della coda alla posta dove tutti ti esortavano a trovare un posto fisso, dipingendotela come unica soluzione plausibile e responsabile, per la maggior parte delle volte decidi di desistere e continuare il tuo percorso abitudinario e più che responsabile e confortevole.
Passano i giorni e capisci che quell’idea non era nulla, era solo frutto di un sogno contorto che ti aveva fatto sognare, una sorta di inception.
Poi ti accorgi che questa cosa ti capita spesso, continui a svegliarti di soprassalto con nuove idee, passeggi per strada, quando vai alla tua amatissima università, e ti viene un’altra idea. Sei fuori con gli amici o con la ragazza ed insieme incominciate a pensare ed immaginare cose… e gli occhi vi si riempiono di luce. Vi rendete conto che passate involontariamente tanto tempo a pensare ed immaginare soluzioni a problemi comuni, e non, e vi viene anche naturale.

Il nostro dono
Dopo 6 anni di totale confusione e continuo pensare ho capito di cosa si trattasse ed ho capito fosse un dono e come tale dovevo farne tesoro e saperlo usare con attenzione.
L’unico nome che si può dare ad esso penso sia giovinezza.
L’essere giovane ti permette di non avere troppe responsabilità e di non dover portare il pane a casa.  Tutto quello che fai è studiare, divertirti con gli amici, stare con la tua dolce metà e dare da mangiare al cagnolino. Hai la mente sgombra da tutto quello che potrebbe renderla confusa e impegnata particolarmente, quindi senza saperlo hai:

  • Maggiore propensione al rischio;
  • Maggiore propensione a superare un fallimento (non hai niente da perdere);
  • Maggiore propensione a pensare un’idea innovativa rispetto un adulto;
  • Ambizione INFINITA;
  • Forza di volontà INFINITA.

Ma, purtroppo il nostro ecosistema ci ha insegnato, negli anni, a seguire altri tipi di impostazione e quindi ci ritroviamo ad avere:

  • Poca fiducia in noi stessi;
  • Poca consapevolezza delle nostre capacità;
  • Poca consapevolezza delle nostre competenze;
  • Poca ambizione;
  • Poca motivazione.
    Quindi entriamo nel circolo vizioso di cui si accennava sopra dove anche noi inizieremo a scoraggiare i nostri coetanei nella semplice attività di pensare, pensare oltre.

La soluzione risiede nella possibilità di esprimersi: imprenditorialità giovanile
Sono fermamente convinto che il potenziale dei giovani sia immenso e va sicuramente oltre i cinque punti elencati precedentemente. Per far sì che esso possa essere tirato fuori e valorizzato, ho capito che i giovani hanno semplicemente bisogno di avere spazio, essere ascoltati, capiti e quindi in un sol concetto hanno bisogno di esprimersi. Ho provato a sperimentare questo con Startup Super School, dove proviamo a dare ai ragazzi la possibilità di credere in se stessi e nelle proprie idee, insegnando loro le basi dell’imprenditorialità ed aiutandoli a sviluppare i loro progetti.
Sembra funzionare e la cosa che più mi rincuora è che adesso non siamo più soli ma abbiamo il supporto del Ministero dell’Istruzione, della Commissione Europea e del network a supporto delle Nazioni Unite, UN Sustainable Development Solution Network Youth.
Quello che stiamo tentando di fare è portare l’Educazione all’Imprenditorialità tra i banchi di scuole e università. Stiamo tentando di raggiungere quei giovani che hanno solo bisogno di raccontare quello che vivono e quello che pensano.
Ho avuto la possibilità di parlare di questo al Parlamento Europeo, dove ho raccontato la mia storia ed il perché, secondo me, l’essere giovani è un dono e l’imprenditorialità aiuta a valorizzarlo (QUI IL VIDEO).
Penso quindi che la soluzione migliore sia questa, l’imprenditorialità, intesa non come giovani imprenditori ma giovani che pensino da imprenditori.

Giovani che abbiano:

  • Padronanza di se stessi
  • Padronanza delle proprie capacità
  • Padronanza delle proprie competenze
  • Ambizione INFINITA
  • Motivazione INFINITA

La cosa che però non deve mai mancare è la continua voglia di imparare da chi ha già fatto tanto, d’altronde si dice che il giovane cammina più veloce dell'anziano, ma l'anziano conosce la strada.



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