Nel 2018 vorrei dibattiti online più costruttivi

24 anni, Seattle, ricercatore 

Nel 2018 vorrei dibattiti online più costruttivi

Le cifre sul numero di italiani attivi sui social media sono impressionanti: nel 2017 il 97% dei cittadini con accesso ad Internet è su Facebook. Quasi 30 milioni di persone che, ve ne sarete accorti, hanno un’opinione. La tendenza a condividere e discutere le nostre opinioni online è comprensibile. Siamo tutti impegnati e con poco tempo libero. Condividere su Facebook è facile, comodo e ci aiuta a mettere le nostre idee davanti agli occhi del mondo. Apre a discussioni che spesso non sarebbero possibili con amici e parenti. Grazie a Twitter, Facebook e compagnia confrontare le proprie idee con quelle altrui e costruire un proprio pensiero critico diventa esponenzialmente più semplice.

Ma diciamoci la verità. Per ogni buona interazione su Facebook a cui prendiamo parte, spesso ne ricordiamo cinque di orribili, soprattutto quando di tratta dei “temi caldi” che tanto vanno di moda sui social. Vaccini sì o vaccini no. I migranti. Ius soli. TAV o no TAV. Carnivori e vegani. Sperimentazione animale. Sì o no al referendum. Nel mio piccolo Comune di origine si è molto discusso sul nuovo nome da selezionare in occasione della fusione con il Comune limitrofo.

Seguendo da vicino il dibattito sui vaccini, ho letto molte discussioni muro contro muro, dove nessuna delle parti aveva intenzione di cambiare idea. Con po-che eccezioni, chi discuteva si è trovato a dover affrontare maleducazione, giudizi, insulti e volgarità. A volte molto peggio. Tempo perso, forse, ma soprattutto un incentivo a tendere verso posizioni estreme, intolleranti di quelle diverse. Non aiutano gli algoritmi dei social media, che ci mostrano più spesso contenuti vicini alle nostre opinioni e ci nascondono la realtà sulla varietà di idee sul tema.

Non abbiamo ancora imparato come interagire online. Forse la colpa è della velocità con cui i social si sono catapultati a parte integrante della società, non lasciandoci abbastanza tempo per adattarci. Forse il problema sono le fake news, la falsa equivalenza nei dibattiti nei media tradizionali, il poco tempo dedicato alla divulgazione da parte degli esperti, la poca voglia di ascoltarli o la mancanza di fiducia da parte del pubblico. O forse si tratta di una disproporzionata amplificazione delle voci più appassionate ed estreme, mentre la gran parte dei moderati rimangono silenziosi, non partecipi. Nel 2018 vorrei una maggioranza moderata più intraprendente, che aggiunge valore grazie ad una critica costruttiva , che cerca di mettersi nei panni di chi la pensa diversamente e capire le motivazioni del loro punto di vista. Credo sia un ottimo modo per sviluppare la propria opinione e, perché no, a volte cambiarla. 



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