Contro le bufale né Stato, né multinazionali, ma il giornalismo capisca il suo nuovo ruolo

Contro le bufale né Stato, né multinazionali, ma il giornalismo capisca il suo nuovo ruolo

Buoni propositi per il 2017:

  1. Leggere tutto quello che si condivide;
  2. Denunciare le bufale eventualmente riscontrate sui social media;
  3. Dedicarsi di più al fact-checking. 

Si potrebbe cominciare da questi tre buoni propositi per migliorare il giornalismo che ci attende. Anche perché dovrebbero essere pratiche quotidiane del giornalismo digitale, anche perché se i giornalisti eviteranno di occuparsi dei problemi legati all'informazione, altri lo faranno e non è detto che il risultato sia migliore.

Una certa deriva delle competenze giornalistiche è in atto e la cosa dovrebbe preoccupare i giornalisti ma non solo loro. Se lasciamo liberi spazi che dovremmo occupare, altri si inseriranno. Così Google si è intestato l'onere di stabilire dove si posizioni l'incerto confine tra diritto all'oblio e diritto di cronaca. A decidere quali notizie siano vere e quali false si trova un'altra multinazionale, Facebook. Diciamo subito che nessuna delle due soluzioni ci piace. Quando si parla di informazione due dovrebbero essere le autorità riconosciute: quella giudiziaria, per quanto riguarda tutti i reati commessi a mezzo stampa e/o digitale, quella giornalistica per il rispetto dell'etica e della deontologia professionale. Nessuna delle due è perfetta. Il giornalismo ha pure tante responsabilità per le degenerazioni di certa informazione.  Ma l'idea che a regolare le notizie  siano gli Stati o le multinazionali francamente mi pare pure peggio del male che si pretenderebbe di curare.

L'ultima proposta in questo senso è arrivata da Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Antitrust dal 2011, che, intervistato dal Financial Times, ha proposto ai Paesi dell'Ue di dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione di notizie-bufale su Internet, spiegando che questa lotta sarebbe più efficace se venisse svolta dagli Stati piuttosto che delegata ai social media come Facebook.

Ecco in sintesi la sua proposta:

  • Creazione di un network europeo di agenzie pubbliche contro le fake-news;
  • La regolamentazione della falsa informazione deve essere gestita dallo Stato piuttosto che dalle compagnie private, come Facebook;
  • A distinguere tra notizie vere e false dovrebbe essere un organismo indipendente coordinato da Bruxelles e ispirato al modello delle agenzie antitrust;
  • Tale ente avrebbe il compito di “etichettare” le fake news, di rimuoverle velocemente dalla rete e sanzionare chi le ha messe in circolazione se necessario;
  • Questa “terza parte”, indipendente dal governo, dovrebbe intervenire nell'interesse pubblico.

“La post-verità è uno dei motori del populismo ed è una minaccia che grava sulle nostre democrazie”, ha sottolineato Pitruzzella. “Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole in cui si tenga conto che la comunicazione è cambiata”. Date le premesse la conclusione del presidente antitrust è che sia necessario “fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico”.

La proposta non ha mancato di sollevare immediate critiche come quelle mosse da  Mario Tedeschini Lalli e Massimo Mantellini, due esperti di giornalismo, studiosi  dei fenomeni di trasformazione in atto nella professione:

Anche il governo tedesco, in vista delle elezioni per il Bundestag del 2017, ha annunciato una proposta di legge che prevederebbe 500.000 euro di multa alle piattaforme di social media che distribuiscono fake news. Da parte sua Facebook è corsa ai ripari annunciando che si rivolgerà a terze parti specializzate nel fact-checking per individuare e valutare le bufale che circolano nel proprio network. Mark Zuckerberg ha tuttavia fatto sapere che nessuna notizia verrà rimossa o cancellata, ma eventualmente penalizzata nel ranking di Facebook in modo da ridurne la circolazione.

Personalmente credo che ci sia una soluzione migliore delle altre, ma che richieda impegno, preparazione e trasparenza da parte dei giornalisti. Individuare quali fatti siano anche notizie, verificarli e presentarli al pubblico nella maniera migliore possibile è sempre stato il  compito di chi fa giornalismo. Non possiamo rinunciare, per pigrizia o impreparazione digitale, ad esercitare una funzione che oggi è fondamentale per restituire credibilità alla professione. Per questo penso che, a partire dal 2017, dovremmo dedicare molta più attenzione alla verifica delle fonti e delle notizie, anche quando non sono le nostre. Nel nuovo ecosistema digitale dell'informazione, non è più sufficiente coltivare il proprio orto lasciando che le erbacce infestanti crescano altrove. Dobbiamo farci carico della verità anche quando non siamo stati noi a mettere in circolo determinate notizie. Un giornalismo vigile, anche sui social media, capace di intervenire e distinguere pubblicamente il vero dal falso è la migliore risposta che possiamo dare alle fake news. Sperando che non sia già tardi. Buon 2017.