Storia dei cartografi della CIA (e di chi ha cambiato il mondo con mappe e modelli 3D)

Da 76 anni un ufficio lavora senza sosta per produrre cartografie di ogni tipo. Non solo per fare la guerra

Storia dei cartografi della CIA (e di chi ha cambiato il mondo con mappe e modelli 3D)

All'interno della CIA (Central Intelligence Agency) c'è un ufficio che da 76 anni realizza mappe, infografiche e modelli 3D. È nato nel 1941 ed è più vecchio dell'ente di cui oggi fa parte (nato nel 1947). Di ben 6 anni. Ha resistito, cioè, alla nascita e alla morte di diverse agenzie, alla metamorfosi di sigle e dipartimenti, ai ridimensionamenti e ai riassetti. Il motivo di questa resilienza è semplice. Porta avanti da oltre 75 anni un lavoro fondamentale per la Casa Bianca e le sue strategie. Le sue cartine, negli anni, hanno aiutato il governo americano a prendere decisioni molto difficili e a volte impopolari. Nei mesi successivi all'attacco alle Torri Gemelle, ad esempio, George W. Bush e i suoi collaboratori, si riunirono a Camp David intorno a una dettagliatissima mappa dell'Afghanistan (c'è questa bellissima foto di Erik Draper che li immortala). Sulla mappa erano state tracciate tutte le reti terroristiche conosciute allora dai servizi segreti americani, informazioni che servirono al Presidente per iniziare quella che sarebbe stata la prima risposta concreta all'offensiva di Osama Bin Laden. Questa, insomma, è una storia che attraversa epoche e guerre, tecniche di disegno e avvento del digitale. E non ha, ancora, una fine. Una storia che nel 2016, per commemorare il 75esimo anniversario, è stata raccontata dalla stessa CIA, sul suo sito.

Arthur Robinson e la nascita di un grande progetto

Il laboratorio cartografico nasce nei giorni dell'entrata ufficiale degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Fu Roosvelt a spingere per la sua creazione. Al tempo, per garantire la sicurezza nazionale, era stato istituito prima il COI (Office of the Coordinator of Information) e poi l'OSS (Office of Strategic Services). Entrambi furono affidati alla direzione di William “Wild Bill” Donovan, uno dei più importanti generali del tempo. Donovan setacciò le migliori università americane e reclutò alcune tra le menti più brillanti dell'epoca per allestire il team migliore.

Tra di loro c'era anche un brillante ragazzo di 26 anni, Arthur Robinson, nato in Canada da genitori americani, intento a finire il suo dottorato ad Ohio State. È uno destinato a cambiare il modo di approcciarsi alla geografia diventando uno dei più importanti cartografi e filosofi del ventesimo secolo. A partire dal 1963 la sua "proiezione Robinson", capace di mostrare la Terra in bidimensione in un'unica carta, sarà adottata in tutto il globo.

A Robinson venne affidata la prima divisione cartografica della OSS, che divenne operativa nel febbraio del 1942. Un laboratorio che si distinse, fin dai primi anni, per la capacità di fornire dati significativi per l'elaborazione di strategie militari sia difensive che offensive. Il successo fu così inaspettato che, solo nel 1942, per sopperire alla continue richieste, la OSS dovette assumere 28 nuovi geografi. Una squadra, coordinata alla perfezione, che fu in grado di sviluppare la più grande collezione al mondo di mappe strategiche e modelli tridimensionali in gesso. E non fu solo un lavoro da ufficio. La divisione ebbe un ruolo fondamentale per pianificare lo sbarco americano in Europa e nella liberazione delle truppe alleate. Così come venne coinvolta, nei decenni successivi, nei conflitti in territorio asiatico, dalla Corea al Vietnam. Tutto seguendo il motto di Robinson. "Una mappa dovrebbe essere sempre elegante, provocatoria e comunicativa".

Gli inizi dei cartografi (a mano)

Ripercorrere la storia della cartografia significa anche analizzare, nel profondo, i cambiamenti che il digitale ha portato nel settore. Le prime mappe venivano disegnate a mano, con penna e inchiostro, su fogli di acetato montati su grandi tavole. Venivano realizzate di dimensioni più grandi e poi stampate a dimensione ridotta utilizzando metodologie fotomeccaniche. In un secondo momento venivano applicati degli adesivi precedentemente stampati per identificarle e classificarle. In questo periodo sono le necessità belliche a richiedere il lavoro maggiore. Sia in fase di pianificazione che, successivamente di ristrutturazione. Senza dimenticare i timori, ben raccontati, dell'espansione comunista nel mondo. Negli anni '50 fanno la loro comparsa le lettere di piombo, alcune tecniche più efficaci, soprattutto per quanto riguarda la scrittura in rilievo e le ombreggiature, e i fogli di vinile. Sono anni in cui l'economia torna ad avere un ruolo importante per cui, all'interno della divisione cartografica, compare una sezione dedicata all'analisi in cui veniva mostrata, giorno per giorno, la rinnovata capacità produttiva del Paese.

L'avvento del digitale e il progresso informatico

È la guerra del Vietnam a occupare gran parte del tempo dei geografi e dei cartografi della CIA nel decennio successivo. Ma nel 1965 succede qualcosa che cambierà la natura stessa del laboratorio. Fa la sua comparsa, in prestito da un'altra agenzia, un "digitalizer". L'avvento di una macchina digitale, in grado di abbattere i tempi di realizzazione delle mappe stravolge tutto. È la stessa organizzazione a ricordare come, in un solo fine settimana, vennero compilate e digitalizzate tutte le coste e i confini internazionali presenti sulla Terra. Un primo database, il World Data Bank I, con oltre 100mila voci, che poteva essere consultato grazie a un programma specifico, il Cartographic Automatic Mapping (CAM). La guerra fredda, l'invasione di Cuba, le vicissitudini che portarono molti stati africani all'Indipendenza vennero così seguiti con maggiore precisione e puntualità. Nei decenni successivi, l'introduzione di nuovi software più sofisticati e di computer sempre più veloci contribuirà all'elaborazione di database sempre più ricchi con animazioni ed effetti di grande impatto visivo. Le mappe non si limiteranno più a raccontare confini e conformazioni geografiche ma saranno mezzi per narrare storie complete di luoghi e nazioni.

Gli anni '00 (e l'abbandono della carta) 

Con l'arrivo del nuovo millennio la rivoluzione digitale bussa anche alla porta di uno dei più antichi laboratori della CIA. Le pubblicazioni cartacee perdono di importanza e non sono più la priorità. Si inizia, inoltre, a mappare qualunque tipo di fenomeno corredato di dati. Dalla diffusione di fenomeni come le pandemie alla proliferazione delle armi nucleari; dalle minacce per il pianeta alle estinzioni di alcuni animali. Negli ultimi sei anni, in particolare, l'attenzione del centro si è concentrata sulle nuove piattaforme e sul mobile, aprendosi anche all'open source per determinate elaborazioni di dati e fenomeni. Periodicamente, come avvenuto lo scorso inverno compaiono su flickr, nuove mappe "declassificate", a disposizione di tutti. Nonostante gli anni che passano, insomma, il laboratorio cartografico della NASA non smette di guardare al futuro. La prova? Beh, cercano sempre nuove figure in grado di disegnare, in maniera innovativa, il mondo che cambia. 



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