Sette italiani su dieci sono convinti di non contare nulla per l'Europa
I dati pubblicati dallo Standard Eurobarometer mostrano come solo 3 italiani su 10 pensino che la loro voce venga ascoltata Bruxelles. Uno dei risultati più bassi (mentre la fiducia generale cresce)

Tra qualche mese si terranno, come saprete, le elezioni europee. E se il voto potrà essere molto significativo per ridefinire gli equilibri e le forze all'interno del panorama politico del nostro Paese, sono pochi gli italiani che ancora credono di poter contare qualcosa all'interno dei palazzi di Bruxelles e Strasburgo. Per la precisione appena il 31%, una delle percentuali più basse dell'intero Continente. Peggio di noi fanno solo Lettonia (26%) Repubblica Ceca (23%) Estonia (22%) e Grecia (19%).

Le caratteristiche dell'indagine
La ricerca è stata condotta dallo Standard Eurobarometer e comprende poco meno di 30 mila interviste realizzate dall'8 al 22 novembre del 2018 in 34 Paesi: i 28 Stati membri della UE, cinque che vorrebbero entrarvi (Macedonia, Turchia, Montenegro, Serbia e Albania) e la comunità turco-cipriota nella parte del paese che non è controllata dal governo della Repubblica di Cipro. L'indagine si è concentrata su alcuni argomenti chiave come la situazione politica e quella economica cercando di analizzare il modo in cui i cittadini percepiscono e giudichino sia le proprie istituzioni politiche nazionali che quelle europee.

Una fiducia (generale) crescente
Se escludiamo però la situazione italiana, assai deludente, i dati raccolti mostrano una tendenza più che positiva. Come scrive Statista, infatti, era dal 2004 che la risposta media dei cittadini europei a questo quesito non si avvicinava così tanto alla fatidica soglia del 50%. A guidare la classifica ci sono la Danimarca, la Svezia e la Germania. Sette cittadini su dieci, in queste tre nazioni, pensano che la loro voce venga ascoltata e recepita, ma questo non rappresenta, in fondo, una sorpresa. Così come il risultato assai negativo fatto registrare dalla Gran Bretagna, in piena Brexit (33%). Più anomali, forse, appaiono i risultati di Polonia (60%) e Ungheria (50%) guidate rispettivamente da governi a carattere fortemente nazionalista.
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