Salvini-Saviano, il ministro dell'Interno non può esprimersi così
Tra i due non corre buon sangue. Ma questo, a mio giudizio, non può giustificare determinate affermazioni

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ieri, in diretta su “Agorà” (Raitre) polemizzando con lo scrittore Roberto Saviano (tra i due non c’è mai stato feeling), ha messo in dubbio che quest’ultimo abbia bisogno ancora oggi della scorta (una vigilanza 24 ore su 24 dopo che con il suo libro “Gomorra” aveva denunciato la riorganizzazione della camorra a Napoli): "saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all'estero", ha proseguito il ministro dell'Interno e vicepremier.
"Roberto Saviano è l'ultimo dei miei problemi, gli mando un bacione se in questo momento ci sta guardando. E' una persona che mi provoca tanta tenerezza e tanto affetto, ma è giusto valutare come gli italiani spendono i loro soldi". Un’affermazione che ha provocato una sollevata di scudi nell’opposizione (Pd e Leu). Più tardi Salvini, viste le polemiche suscitate dalle sue parole, ha precisato: "Non sono io a decidere sulle scorte, ci sono organismi preposti. Saviano dal canto suo replica su Facebook: “Secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da undici anni? Più di undici anni… Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, intimidirmi. In questi anni sonio stato sotto una pressione enorme dei clan dei casalesi, la pressione dei narcos messicani. Ho più paura a vivere così che a morire così. E quindi credi che io possa avere paura di te? Buffone”.
Come detto, tra Salvini e Saviano non corre buon sangue. Ma questo, a mio giudizio, non può giustificare determinate affermazioni, soprattutto se provengo da un esponente di primo piano del Governo che dovrebbe sempre soppesare le parole, anche quando si sente duramente criticato da chi non la pensa come lui. Nel caso la critica dovesse oltrepassare i limiti, con ingiurie o offese, l’esponente politico può sempre tutelarsi nelle sedi opportune, ossia querelare per diffamazione, calunnia ecc. ecc.
Come vengono assegnate le scorte
E nel caso oggetto della querelle tra Salvini e Saviano, il ministro avrebbe dovuto misurare le parole. Perché se è vero, come è vero, che la decisione di assegnare o mantenere il servizio della scorta è competenza assoluta dell’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale, è altrettanto vero che questa struttura dipende direttamente dal Viminale, ossia dal suo Dicastero. L’Ucis, ricordo al ministro Salvini, venne infatti istituito con il “Decreto Legge 6 maggio 2002 n.83, convertito con modificazioni nella Legge 2 luglio 2002 n.133 che, all'art.1, prevede che il Ministro dell'Interno, quale Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, adotti i provvedimenti ed impartisca le direttive per la protezione delle personalità istituzionali nazionali ed estere, nonché delle persone soggette, per funzioni o per altri comprovati motivi, agli specifici pericoli o minacce individuati dalla norma. Per l'espletamento di tali compiti, il Ministro dell'Interno si avvale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, nel cui ambito è istituito l'UCIS al fine di assicurare, in via esclusiva ed in forma coordinata, l'adozione delle misure di protezione e di vigilanza, in conformità alle direttive del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza. Con il Decreto del Ministro dell'Interno del 28 maggio 2003 si è provveduto a dare attuazione al surrichiamato art.1 della Legge 2 luglio 2002 n.133, riorganizzando il sistema delle misure di protezione, al fine di garantire la massima certezza e celerità procedurale, l'ottimale sviluppo del circuito informativo, la piena efficacia e tempestività delle decisioni”.
Il caso Biagi che divenne un precedente
Non solo, forse è il caso di ricordare, per chi fosse corto di memoria, o troppo giovane (anche se un politico ha l’obbligo di studiare soprattutto la sua materia di competenza), che il decreto sull’Ucis venne istituito pochi mesi dopo l’assassinio del giuslavorista Marco Biagi (19 marzo 2002), ucciso, da un commando delle Nuove Brigate Rosse, con tre colpi di pistola sotto la sua abitazione mentre tornava da solo con la sua bicicletta. Pochi mesi prima gli era stata tolta la scorta e questo nonostante le continue minacce che continuava a ricevere.
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