Migranti e legittima difesa: un modesto consiglio al ministro Salvini

Quando un’autorità si lascia andare a dei giudizi poco eleganti, l’effetto può produrre effetti indesiderati anche da chi ha proferito tali affermazioni

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 Afp
Matteo Salvini

Un giorno sono i migranti che vengono soccorsi in mare ma respinti dall’Italia, un altro la legittima difesa. Sono temi che colpiscono la ‘pancia’ degli italiani che in realtà, a mio avviso, dovrebbero essere più preoccupati della mancanza di lavoro o dei salari troppo bassi che non gli consentono di arrivare a fine mese. Ma, fatto sta, questi due temi, migranti e legittima difesa, sono i cavalli di battaglia più gettonati dalla Lega e, in qualche modo, appoggiati dai vertici dei 5 Stelle, in particolare dal Guardasigilli Bonafede e dal vicepremier Di Maio che non mi sembra abbiano mai contrastato o tentato di arginare (anzi, si sono comunque detti - o fatto intendere – d’accordo) le dichiarazioni spesso ‘forti’ dei loro alleati di Governo.

Non passa giorno che il vicepremier, nonché ministro dell’Interno e segretario della Lega, Matteo Salvini, non sponsorizzi i suoi obiettivi, più volte citati durante la campagna elettorale: “La pacchia è finita”, riferendosi allo stop agli sbarchi o al decreto sicurezza. Sul tema della legittima difesa il responsabile del Viminale torna a scontrarsi con la magistratura che invece ha duramente criticato la riforma che sarà all’esame della Camera il 5 marzo.

Per l’Associazione nazionale magistrati: "Si sta cercando di lanciare messaggi sbagliati ai cittadini, che se succede un fatto astrattamente rientrante nella legittima difesa non si deve fare nessun accertamento. Questo non è possibile. Gli automatismi non sono possibili. Se un soggetto muore in un determinato contesto, il pubblico ministero, le forze dell'ordine devono fare le indagini. Se diciamo il contrario, diciamo una cosa sbagliata ai cittadini. Però nessuno dei proponenti lo ha detto. Occorre fare chiarezza".

Non solo, ma quella riforma conterrebbe "grossi" profili di incostituzionalità” legati al fatto che essa "fa dei distinguo tra la legittima difesa e tutte le altre scriminanti, che hanno tutte la stessa dignità".

La replica di Salvini non si è fatta attendere e sempre con toni piccati: "Non spetta a un magistrato dire quale legge bisogna fare e non fare. Si mettano l'anima in pace, sia in redazione al Corriere della Sera che i magistrati di sinistra: la legittima difesa sarà legge entro marzo".  Signor ministro, non le pare di esagerare quando usa espressioni come “si mettano l’anima in pace” rivolta alla magistratura o agli organi di informazione? 

Già, perché le parole sono a volte, come si dice, dei veri e propri massi. Tradotto: quando un’autorità si lascia andare a dei giudizi poco eleganti l’effetto può produrre effetti indesiderati anche da chi ha proferito tali affermazioni. Da un lato fanno scadere un dibattito e un confronto che sono sempre utili per capire chi ha torto o ragione o per trovare un punto di incontro (e penso che sia giusto e sensato sentire il parere della magistratura su un tema come la legittima difesa); dall’altro potrebbe ‘sdoganare’ e quasi farle sembrare soltanto delle ‘ragazzate’ quelle azioni di intolleranza o addirittura di razzismo. L’elenco di questi atti sono aumentati negli ultimi due anni: le pagine di cronaca quasi ogni giorno riportano notizie di migranti aggrediti e malmenati o insultati.

E quanto sostengo viene confermato dall’ultima relazione dei servizi segreti al Parlamento: nell’estrema destra, è stata riscontrata "una pronunciata vitalità", con "le sue consolidate linee di tendenza: competizioni 'egemoniche', interesse ad accreditarsi sulla scena politica mantenendo uno stretto ancoraggio alla base, propensione ad intensificare le relazioni con omologhe formazioni estere".

Le formazioni "hanno fatto leva su iniziative propagandistiche e di protesta, soprattutto in talune periferie urbane, centrate sull'opposizione alle politiche migratorie, nell'ambito di una più ampia mobilitazione su tematiche sociali di forte presa (sicurezza, lavoro, casa, pressione fiscale). Tale attivismo, potrebbe aver concorso ad ispirare taluni episodi di stampo squadrista, oltre che gesti di natura emulativa, e potrebbe conoscere un inasprimento con l'approssimarsi dell'appuntamento elettorale europeo".



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