Così a scuola le startup sono diventate un modello per insegnare la cultura d'impresa
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Così a scuola le startup sono diventate un modello per insegnare la cultura d'impresa
C’è un modo nuovo di promuovere la cultura del “fare nuova impresa” e di incentivare la promozione delle start up fra i giovanissimi. L’occasione è fornita dall’obbligatorietà dei programmi di alternanza scuola-lavoro previsti dalla legge 107 del 2015 (la cosiddetta Buona Scuola), a partire dall’anno scolastico 2015-16.
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Siamo già al secondo anno di attività, ma moltissimi istituti scolastici superiori del Paese sono in ritardo nell’applicazione della norma per via della superficialità con cui i Dirigenti scolastici, presi alla sprovvista, hanno pensato di ottemperare a tale obbligo. Non sono mancate le polemiche per il modo in cui i progetti di alternanza vengono spesso portati avanti senza un piano formativo vero e proprio; la rivista “La Tecnica della Scuola” ha lamentato uno sfruttamento dei giovanissimi nelle aziende unitamente alla mancanza di organizzazione nell’allestimento dei programmi.
La rete degli Studenti Medi ha promosso addirittura la piattaforma Alternanzagiusta.it per raccogliere e segnalare le disfunzioni registrate in tutto il Paese. Ma non è tutto da buttare, anzi per alcuni l’alternanza è un’opportunità. Ad esempio diverse scuole, limitatamente ad alcune classi o coinvolgendo l’intera coorte degli studenti del terzo anno, hanno scelto di sposare l’approccio dell’Impresa Simulata con l’obiettivo di avvicinare i giovanissimi alla cultura delle startup.
Con l’Impresa Simulata si conseguono meglio le finalità sottese all’impianto formativo dell’alternanza scuola-lavoro, cioè si dà la possibilità ai giovani di acquisire, sviluppare ed irrobustire le otto competenze chiave dell’apprendimento permanente che l’Unione Europea considera rilevanti in tutti i programmi di education della Scuola e dell’Università. Simulando in aula, con l’ausilio di esperti e tutor, tutti i percorsi che dalla business idea conducono fino al progetto di impresa, gli studenti acquisiscono familiarità con il linguaggio aziendale e con le pratiche del mondo del lavoro.
Se poi, come avviene in alcune scuole, le attività laboratoriali sono accompagnate da seminari di approfondimento con startuppers, imprenditori e professionisti, migliora pure la padronanza delle tecniche d’impresa e si sviluppano in modo straordinario le capacità di team building e di problem solving. Quando, infine, alle attività a scuola (laboratori e seminari) si uniscono pure le visite alle aziende e alle strutture di incubazione e di accelerazione delle start up, l’obiettivo formativo è pienamente conseguito nella logica delle competenze chiave europee.
Per una volta tanto, il Sud non è affatto indietro rispetto al resto del Paese. In Sicilia, ad esempio, hanno scelto la strada dell’Impresa Simulata il Liceo statale Archimede e quello paritario San Michele, entrambi di Acireale (Ct), nonché l’Istituto Tecnico Superiore Sturzo di Gela. Le tre Scuole hanno deciso di affidare all’Università di Catania la predisposizione delle attività e il monitoraggio di efficacia dell’intero impianto formativo
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