Il cibo non è più un simbolo di ricchezza

Il cibo non è più un simbolo di ricchezza

La grande abbuffata è finita. Complice la crisi economica la visione del cibo simbolo di ricchezza ed esaltazione del gusto è in discesa anche in Italia. Vincono tra i consumatori italiani, invece, la richiesta di trasparenza, di sicurezza, di tracciabilità.

Lo dicono i dati raccolti sia dall’Istituto Censis per conto di una multinazionale come Nestlè, lo dicono i dati di Eurispes per conto dell’Osservatorio sulla Criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare e Fondazione Coldiretti, come abbiamo raccontato nelle scorse settimane. Dati che confermano un'attenzione diversa a ciò che mangiamo, sia a quello che chiediamo al ristorante sia a quello che mettiamo nel carrello.

Carrello che per non rimanere troppo vuoto, dirotta anche sugli alimenti di marca a minor costo. Lo fa il 69% degli italiani, secondo i dati di Eurispes 2017, così come il 57% degli italiani cerca punti vendita più economici (discount) e ha ridotto le spese per i pasti fuori casa. E pure Mac Donald è in crisi. 

E vince quindi la sobrietà, vedi alla voce lotta allo spreco di alimenti, diventata legge nel nostro Paese. Così come è interessante constatare che anche le multinazionali del cibo, siano scese in campo per chiedere “truth for food”, verità sul cibo. Lo sta facendo in America Enough Movement. In Italia lo ha fatto Fondazione Barilla con il report europeo Fixing Food per un sistema alimentare più sostenibile. E’ la rivincita di Davide contro Golia, il manifesto  di Slow Food “buono, pulito, giusto”?

E’ ancora presto per dirlo e i numeri sul peso delle agromafie e della criminalità organizzata della filiera agroalimentare, che abbiamo raccontato in queste settimane, ci dicono che ci attende un’enorme sfida, come sistema Paese. Certo forse potrebbe essere l’occasione per realizzare davvero un’Italia, capitale del buon cibo, anche in capitale di un ciclo di produzione e vendita pulito e trasparente. In cui i cittadini siano in grado e liberi davvero di scegliere, nel rapporto qualità, prezzo, sostenibilità. Ed i produttori onesti, attenti alla sostenibilità e alla legalità siano premiati. Anche a partire da nuovi strumenti legislativi in grado di punire frodi e reati perpetrati contro la salute pubblica.

Se ne è occupato in questi giorni anche il giornalismo d’inchiesta televisivo come Report con una puntata ad hoc sugli chef stellati e il grande tema sulla filiera delle carni e del benessere degli animali ad Animali come noi. Tema in cima ai punti nodali della nostra inchiesta partecipata lanciata a febbraio. 

E continuiamo ad occuparcene noi, con il vostro aiuto. Inchiesta Italia, rimane aperta alle vostre segnalazioni e contributi  che potete inviarci nel gruppo Facebook dedicato e via posta elettronica a inchiestaitalia@agi.it. Dopo Gian Carlo Caselli e Roberto Moncalvo continueremo a porre le nostre domande ad esperti, grandi e piccoli produttori, associazioni di tutela dei consumatori e scienziati nelle prossime settimane. Così come, per chi vuole denunciare in modo anonimo, potrà farlo. Restiamo aperti alla raccolta delle vostre storie, raccogliendo buone e cattive pratiche intorno a temi fondamentali come la tutela della salute pubblica e la tracciabilità.

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