Diritto di sapere e giornalismo partecipato: costruiamo l'inchiesta insieme a voi

Lo aveva annunciato Riccardo Luna alla vigilia dell’entrata in vigore nel nostro Paese di una vera legge sul diritto di accesso alle informazioni, il cosiddetto Foia (Freedom of Information Act) lo scorso 23 dicembre.
Cittadini non più semplici lettori
Anche grazie a questa legge, potrebbe essere più facile accedere ai documenti della Pubblica Amministrazione e fare inchieste giornalistiche di interesse pubblico. E ciò accade in un particolare periodo storico, che segna un’evoluzione della professione giornalistica. Che deve confrontarsi e collaborare con i cittadini, non più semplici lettori ma anch’essi protagonisti del processo di creazione e diffusione delle notizie.
Tutto questo accade nel momento in cui l’opinione pubblica chiede a gran voce informazione verificata, precisa, approfondita. Dove i social network e il web permettono di accorciare le distanze tra chi fa del giornalismo una professione di servizio e chi vuole contribuire a migliorarlo. “Journalism as service” come dice Jeff Jarvis, direttore del Tow-Knight Center di New York.
Come nasce 'Inchiesta Italia'
Forse, quindi, è il momento di pensare anche a un modello di giornalismo investigativo partecipato, di respiro nazionale, che unisca la scuola tradizionale, quella del “reporter da marciapiede”, all’innovazione tecnologica e sociale. Modello che AGI ha deciso di intraprendere con il progetto Inchiesta Italia.
Ma cosa intendiamo per giornalismo partecipato o in crowdsourcing? Come abbiamo convenuto con Terry Paris Jr, Engagement Editor di Pro Publica, la testata americana che si annovera tra i massimi esempi mondiali di giornalismo investigativo di interesse pubblico, nel gruppo di lavoro Crowd Powered Network News, (cui partecipa tra i giganti anche il piccolo progetto di giornalismo civico da me fondato, Cittadini Reattivi) questa è la definizione in cui molti di noi, da una parte all’altra dell’Oceano, si sono riconosciuti:
“Il giornalismo partecipato è l’atto specifico di invitare un gruppo di persone a partecipare con segnalazioni, come notizie, dati o analisi secondo un input mirato ed aperto, attraverso esperienze personali, documenti o altri contributi”.
Definizione che arriva dal Tow Center For Digital Journalism, istituto che segue l’innovazione dell’informazione all’interno della Columbia University a New York e che ha prodotto la guida al crowdsourcing journalism.
Tutti i passi, dal data mining alla condivisione
Appunto, giornalismo partecipato o partecipativo che “permette alle redazioni di costruire punti di ingresso del pubblico in ogni fase del processo giornalistico: dalla storia di partenza, alla pre-raccolta dati, dal data mining, alla condivisione di competenze specialistiche, dalla raccolta di esperienze personali, a continuare le conversazioni oltre il processo editoriale”.
Per fare tutto ciò bisogna intercettare ed ascoltare comunità, cittadini, associazioni, esperti, decisori politici e rappresentanti delle istituzioni e delle imprese. Unire lo strumento del FOIA al giornalismo investigativo. Raccogliere dati dalle fonti pubbliche e attraverso form dedicati, mail e i social network, fare le giuste domande e utilizzare il diritto di accesso alle informazioni, ma anche cercare di coinvolgere chi vorrebbe segnalare un illecito ma teme per la propria sicurezza. Impresa che ho già sperimentato in precedenti inchieste e nella quale avremo bisogno del vostro sostegno.
A partire dalle prossime settimane su questo blog racconteremo le istruzioni per l’uso, come collaborare e utilizzare gli strumenti che metteremo a disposizione, ma avremo anche modo di confrontarci con chi nel resto del mondo e in Europa affronta insieme alla propria comunità la sfida per un’informazione migliore.
Cominciamo con il cibo
Non a caso Inchiesta Italia ruoterà nei prossimi mesi intorno ad un tema fondamentale per la nostra vita: “Cibo: cosa mangiamo davvero”. Insieme indagheremo sul nostro diritto a una alimentazione corretta e sana. Nell’Italia patria indiscussa della cultura gastronomica e dell’eccellenza agroalimentare a livello mondiale, in cui sono presenti straordinarie realtà di produzione alimentare, che andremo a raccontare. Dove però, ancora, non sappiamo con certezza cosa ci ritroviamo nel piatto e dove l’inquinamento delle agromafie e della criminalità organizzata, a tutti livelli della filiera, è sempre più presente. Ed è per questo che, anche con il vostro aiuto, andremo a investigare e documentare sollecitando le istituzioni che devono tutelare la salute pubblica.
Grazie fin d’ora a chi ci accompagnerà in questo viaggio.