Siamo affamati, ma di trasparenza. Se il cibo è il primo pensiero per il 91,1% degli italiani, lo è ancora di più il bisogno di sapere esattamente finisce nei nostri piatti, chiesto dal ben 94,4% dei nostri concittadini. A partire dalla bontà degli ingredienti e dalla loro provenienza.
Siamo quello che mangiamo
I dati presentati dall’ultimo report su Stili di vita contemporanei e nuove modalità di consumo dell’istituto Censis per Nestlé dicono chiaramente che la tutela della salute è ritenuta ancora più importante: siamo quello che mangiamo. E la conferma di questa consapevolezza del rapporto tra buon cibo e benessere è assodata per il 94,6% della popolazione italiana.
Cosa cercano gli italiani a tavola
- Sostenibilità della filiera agroalimentare: per l’83,5% è fondamentale un’alimentazione che rispetti le proprie convinzioni etiche, sociali e sull’ambiente: il cibo deve essere giusto, prodotto senza inquinare, senza sfruttamento umano e animale.
- Grande attenzione anche per i prodotti salutistici cosiddetti “cibi senza” (senza glutine, senza zucchero, senza lattosio). 25,9 milioni di italiani ne hanno acquistato anche saltuariamente in un anno (8 milioni regolarmente) e i “cibi plus” (cereali arricchiti con vitamine, latte con più calcio, yogurt con omega 3) che vedono tra gli acquirenti maggiori i Millennial, fascia di consumatori cui la grande industria del cibo è molto attenta.
- Nella ricetta ideale del popolo che mangia meglio al mondo, però, si fa strada anche la funzionalità, probabilmente legata ai ritmi di vita dentro e fuori casa. Se il cibo più buono dovrebbe essere quello fresco, l’88,4% chiede che gli alimenti non scadano subito e che possano essere conservati per più tempo, facili e rapidi da cucinare.
- Il tutto si dovrebbe conciliare con il bisogno di italianità, fondamentale per il 75,8% degli intervistati, disposti anche a spendere di più per avere alimenti con ingredienti di produttori e fornitori locali italiani (fondamentale per il 78,2%) e con qualità e sicurezza certificate, a denominazione di origine (DOP) e a indicazione geografica (IGP) per il 78,5%.
Insomma un quadro che dipinge esattamente quanto intercettato da Inchiesta Italia e che ritrae il consumatore medio italiano come pragmatico, pronto anche a premiare chi offre alimenti che uniscono qualità e trasparenza in sicurezza e salute, italianità e funzionalità.
Ora tocca quindi anche alla grande industria del cibo, come lo stesso rapporto Censis precisa a Nestlè, fare propri questi valori.
Come partecipare a Inchiesta Italia? Qui il gruppo Facebook dedicato; la posta elettronica inchiestaitalia@agi.it e il form per chi vuole denunciare in modo anonimo