Una persona semplice e umile, nonostante gli incarichi prestigiosi che ha ricoperto e la sua innegabile statura intellettuale. Il cardinale Dionigi Tettamanzi prima del Conclave del 2005, nel quale era considerato papabile, scherzava con le persone amiche escludendo che potesse essere effettivamente eletto. E ricordava tra l’altro la sua bassa statura come una caratteristica anche spirituale, sentirsi piccoli, infatti, è anche un insegnamento evangelico. Semplicità e umiltà che non condizionavano tuttavia la sua capacità di reagire con forza quando era necessario. Accadde da arcivescovo di Genova, quando Forza Italia e la Lega lo attaccarono per le sue aperture sociali, accusandolo di essere “comunista”, e anche all’interno della Chiesa quando l’allora segretario di Stato Tarcisio Bertone provò a farlo fuori dalla presidenza dell’istituto Toniolo, la cassaforte dell’Università Cattolica, e per tutta risposta Tettamanzi scrive a Benedetto XVI per chiedergli di sconfessare Bertone annullando la sua decisione.
Quando Bertone lo difese dagli attacchi della Lega
E, colpo di scena, Ratzinger per una volta sconfessa Bertone e conferma Tettamanzi. Ma quando la Lega torna ad attaccarlo, da arcivescovo di Milano, a seguito delle critiche del cardinale allo sgombero del campo nomadi alla Bovisasca, è proprio Bertone a difenderlo pubblicamente con le parole “Tettamanzi è un grande pastore”. L’attuale leader della Lega, Matteo Salvini, allora capogruppo in Consiglio Comunale, aveva detto: “Il cardinale si occupi di anime e dei diritti degli italiani che ogni giorno subiscono la violenza dei rom e, se proprio vuole aiutare quei mantenuti, allora apra le porte dei suoi palazzi e li ospiti”.
Non solo, insieme con monsignor Gianfranco Bottoni, suo collaboratore per il dialogo interreligioso, Tettamanzi ricevette l’invito ad andare “in Arabia Saudita a parlare coi preti perseguitati”. E la “scomunica”: “Facendo politica screditano la categoria intera. Personaggi che con le parrocchie hanno poco a che fare”.
Il suo bilancio privo di trionfalismi
“Con umile franchezza posso confessare che ho sempre cercato di pensare, giudicare e agire avendo come criteri il santo Vangelo e le esigenze più profonde e vere del cuore di ogni uomo e di ogni donna”. In un’intervista ad Avvenire, il cardinale Dionigi Tettamanzi fece un bilancio dei nove anni di episcopato a Milano nel giugno del 2011, quando si apprestava a cedere il pastorale al cardinale Angelo Scola. Nell’intervista il porporato ricordò “la vitalità delle comunità cristiane della diocesi ambrosiana” suggerita anche dall’immagine del “cantiere aperto” visto come “occasione dove la perenne novità del Vangelo entra nella storia e la rinnova grazie alle fede operosa dei discepoli del Signore”. “Dove la Parola, lo Spirito e la fede agiscono, lì – rilevò Tettamanzi – si apre un cantiere”.
“Chi mai potrà contare il numero di questi luoghi e segni di vitalità cristiana?”, si domanda Tettamanzi nell’intervista elencando “nello specifico, diversi cantieri pastorali hanno interessato la diocesi come tale in questi anni: il nuovo Lezionario ambrosiano, la sperimentazione della rinnovata Iniziazione Cristiana, le nuove forme della pastorale giovanile, l’avvio delle Comunità pastorali, le nuove modalità di inserimento nel ministero dei sacerdoti novelli”. “Come ogni cantiere, nella fase dell’avvio e del lavoro sono le fatiche e i disagi – spiega – ad essere notati maggiormente: solo quando l’opera è terminata (e più il progetto è grandioso e più tempo e’ necessario) si apprezza la bellezza di quanto si è realizzato”. Nell’intervista ad Avvenire, Tettamanzi ritorna anche sul tema dei “cantieri sociali: luoghi di impegno dove tutte le forze positive operanti nella società’ convergono, ciascuna secondo la propria competenza e ruolo, per operare il bene a favore del territorio e delle persone che lo abitano, specialmente le più deboli”. “Non spetta a me – conclude – fare bilanci dei nove anni del mio episcopato ambrosiano” verificare cioè “se le mie parole e i miei gesti hanno trovato ascolto”.
Dedicò gran parte della sua esistenza all'insegnamento
Nato a Renate, in provincia di Milano, il 14 marzo 1934, Dionigi Tettamanzi è stato rettore del Seminario lombardo di Roma e docente di morale alla Gregoriana, poi arcivescovo di Ancona, quindi segretario della Cei e infine cardinale e arcivescovo prima di Genova e poi di Milano per nove anni, dall’11 luglio 2002 al 28 giugno 2011, ma anche una figura che ha saputo unire la sua attività pastorale ad un ruolo di intellettuale di spicco in ambito teologico, attivo nel dibattito pubblico. Il cardinale Tettamanzi ha collaborato strettamente con Giovanni Paolo II alla stesura del documento “Nuovo millennio ineunte”, a conclusione del Grande Giubileo del 2000, un testo che può essere considerato programmatico della fase conclusiva del Pontificato Wojtylano. Consultato anche da Papa Francesco in occasione della riforma della Curia, quando gli aveva affidato una sorta di esplorazione finalizzata alla fusione in un unico organismo dei precedenti dicasteri per i laici, la famiglia e la vita. Ma il suo ruolo di collaboratore diretto dei Papi non è mai stato sbandierato dall’arcivescovo per un senso di umiltà: un grande pastore che non amava affatto darsi arie.
Molto stimato in Vaticano, dove ha ricoperto numerosi ruoli di consulenza e collaborazione, ha partecipato nel corso della sua lunga carriera ecclesiastica ad incontri, convegni, corsi di aggiornamento teologico-pastorali per sacerdoti e laici in Italia e all’estero e collaborato con L’Osservatore Romano e Avvenire. Tettamanzi ha dedicato una parte importante della sua esistenza all’insegnamento e all’attività accademica di materie teologiche, approfondendo soprattutto le questioni di morale fondamentale e di morale speciale, con una preferenza per temi come il matrimonio, la famiglia, la sessualità e la bioetica. Il suo insegnamento – si legge sul sito Internet del Vaticano – è stato caratterizzato “da limpidità di pensiero, semplicità incisiva dell’esposizione, fedeltà gioiosa e convinta al Magistero della Chiesa e spiccato spirito pastorale”. È stato ordinato sacerdote nel 1957 da Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI, prima del dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia università gregoriana. Per dieci anni, dal 1979 al 1989, è stato consulente ecclesiastico della Confederazione italiana dei Consultori familiari di ispirazione cristiana; per l’Oari, il Movimento per una pastorale di comunione e speranza per l’uomo che soffre, è stato prima responsabile culturale, poi presidente; è stato anche assistente ecclesiastico dell’Associazione Medici cattolici italiani.