Trentuno dicembre, mentre mi trovo al porticciolo di Palau con mio figlio piccolo il telefono comincia a impazzire. Tutti vogliono sapere cosa è successo in Vaticano. Ma io ancora non so nulla. Con agitazione mi collego alla posta elettronica e leggo le poche righe del comunicato sull'inatteso cambio alla guida della Sala Stampa della Santa Sede. Lasciano Greg e Paloma, direttore e vice direttore. E arriva Alessandro Gisotti, l’uomo dei tweet papali (che raggiungono 50 milioni di follower). Le ragioni delle dimissioni non sono spiegate.
Mentre mi interrogo sul da farsi e mi accerto che la mia brava collega abbia pubblicato la notizia, il cellulare squilla di nuovo per un'intercontinentale. In America Latina e il giornalista che mi chiama ha la voce turbata: "Ho sentito alla radio che hanno fatto fuori Greg e la sua vice, come li hanno uccisi?". Io non capisco equivoco e cerco di prendere tempo: "Appena so qualcosa ti richiamo". "Ma è stata una bomba?", insiste il mio amico. "In un certo senso", replico. E lui": "Che significa?". Così mi rendo conto della confusione che si è creata Oltroceano in pochi minuti e lo tranquillizzo: "Semplicimente, si sono dimessi". "Ah, allora non è una grande notizia", commenta. E si sbaglia di nuovo.
Sì perché quella di ieri è stata una bomba mediatica del tutto inaspettata e che certo non rappresenta un buon segnale. Ma fatta questa considerazione torno a quella conversazione: "Sono miei amici, Greg da più di 20 anni, Paloma da almeno 10 e mi sento molto triste per loro, anche se proprio nei giorni scorsi abbiamo discusso animatamente per un embargo e qualche mese fa per una postazione in Sala Stampa. Ma adesso mi sembrano fesserie rispetto a quello che staranno provando loro".
Continuano le telefonate tra i vaticanisti per venire a capo di qualcosa. Qualcuno dice senza pietà: "Se la sono cercata", ed elencano presunti errori e gaffe diplomatiche" che a me in realtà non risultano. Altri evocano presunte gelosie che si sarebbero ingenerate con le nuove nomine fatte dal Papa ai vertici della comunicazione. Tutte ipotesi, anzi illazioni.
Ma nessuno riesce a spiegare in effetti cosa sia successo per indurre i miei amici a un passo così grave oggettivamente e anche io credo soggettivamente essendo loro con certezza persone per bene e soprattutto credenti dalla fede molto robusta. E per me anche il giorno dopo, non ci sono spiegazioni davvero convincenti.
È vero che le dimissioni sono temporalmente vicine alla nomina di Andrea Tornielli come direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione e seguono di poche settimane l’arrivo nella stanza dei bottoni del nuovo sostituto, l’arcivescovo venezuelano Edgar Pena Parra. Sembra significativa anche la sostituzione alla guida dell’Osservatore Romano del professore di storia della Chiesa Giovanni Maria Vian con l’insegnante di religione Andrea Monda (intellettuale stimato e presidente di Bomba Carta, una associazione fondata dal gesuita Antonio Spadaro).
Eppure questi accostamenti temporali non spiegano la tempesta delle dimissioni di Greg Burke (numerario dell'Opus Dei oltre che vaticanista di lungo corso) e della dottoressa Paloma García Ovejero (già corrispondente di Radio Kope).
Certo un elemento che fa riflettere è che nel Dicastero si erano moltiplicate a dismisura le poltrone direttoriali, ne abbiamo contate più di dieci: prefetto, segretario, assessore, direttore editoriale, direttore pastorale, direttore tecnico, direttore e vice direttore amministrativo, coordinatore editoriale della Lev, direttore e vicedirettore dell’Osservatore Romano, più i due della Sala Stampa. Ma anche questo non basta a spiegare un’uscita di scena così traumatica di due valorosi colleghi, che certo godevano la stima del Papa che li ha nominati due anni fa al posto del gesuita Federico Lombardi (oggi presidente della Fondazione Ratzinger) e del passionista Ciro Benedettini (oggi vicario generale del suo ordine).
Traumatiche lo scorso marzo furono anche le dimissioni del prefetto Dario Edoardo Viganò, accusato sostanzialmente di lesa maestà dai tradizionalisti, per una gaffe sul Papa Emerito. Il Papa non voleva accettarle, ma Viganò fu irremovibile e a sua volta accettò solo di restare come assessore. Nella lettera che gli scrisse per ringraziarlo, Francesco insistette sulla riforma che avrebbe dovuto portare all’accorpamento dell’Osservatore Romano, che – per inciso – oltre ad avere un direttore e un vicedirettore aveva nella plancia di comando anche una coordinatrice del supplemento Donne chiesa mondo, l’influente professoressa Lucetta Scaraffia.
“Ho appreso della decisione di Greg Burke e Paloma García Ovejero. E della accettazione da parte di Papa Francesco delle loro dimissioni. In questi pochi mesi di lavoro insieme – ha dichiarato il prefetto del Dicastero per la comunicazione Paolo Ruffini – ho potuto apprezzare la loro professionalità, la loro umanità, la loro fede. Li ringrazio dunque della dedizione con cui hanno svolto sin qui il loro lavoro. Oggi di fronte a quella che è una loro autonoma e libera scelta, non posso che rispettare la decisione che hanno preso. Greg e Paloma (per questo compito indicati dal mio predecessore, mons. Dario Edoardo Viganò) sono stati il primo direttore e la prima vice direttrice della Sala Stampa dopo l’avvio della riforma del sistema della comunicazione della Santa Sede decisa dal Santo Padre. Il loro significativo impegno ha contribuito al cammino di riforma che oggi – secondo loro stessi – per essere portato a compimento richiede un veloce passaggio di testimone, nello spirito di servizio alla Chiesa che tutti ci accomuna. È proprio con questo spirito di servizio e di fedeltà al Santo Padre che io stesso porterò avanti il complesso cammino di tale importante riforma".
“L’anno che ci si apre davanti – ha aggiunto – è denso di appuntamenti importanti che richiedono il massimo sforzo di comunicazione. Ho piena fiducia che Alessandro Gisotti, sino ad ora Coordinatore dei social media del Dicastero per la Comunicazione e già vice-caporedattore alla Radio Vaticana, saprà guidare ad interim la Sala Stampa, in attesa che ne sia definito al più presto il nuovo assetto”.
“Sono entrato in Vaticano nel 2012. L’esperienza è stata affascinante, per non dire altro. Grazie Papa Francesco. Un abrazo muy fuerte”, ha scritto Greg Burke in un tweet riguardo alle sue dimissioni da direttore della Sala Stampa Vaticana. “Paloma e io – scrive in un altro tweet – abbiamo rassegnato le dimissioni con effetto dal 1 gennaio. In questa fase di transizione nella comunicazione vaticana, pensiamo che sia meglio che il Santo Padre sia completamente libero di formare una nuova squadra”. E in un successivo: “Nuovo anno, nuove avventure”. “Termina una fase. Grazie, Santo Padre, per questi due anni e mezzo! Grazie, Greg, per la tua fiducia, la tua pazienza e il tuo esempio”, è invece il tweet di Paloma.
Paloma García Ovejero con Papa Francesco e Greg Burke (Afp)
E tutti i vaticanisti da 24 ore stiamo sezionando queste parole dei protagonisti della vicenda sperando di venirne a capo. Poi su Facebook un collega di Avvenire, Nello Scavo, commenta (e io sottoscrivo): "L’anno si chiude con una notizia importante. Conosco tutti i protagonisti e di alcuni sono amico. Paloma García Ovejero è stata una bella novità di questo pontificato ed ha aperto una strada di cui la Chiesa, anche nella comunicazione, aveva e avrà sempre più bisogno. Di un professionista come Greg Burke c’è poco da dire. Un giornalista con un curriculum internazionale come pochi. Ma adesso la scelta di portavoce a interim di Papa Francesco ricaduta su Alessandro Gisotti è un passo avanti importante e anche la riconferma che qualità umane, fede personale e una eccezionale competenza sono un patrimonio su cui, non solo nella Chiesa, occorre investire sempre di più. Alessandro Gisotti non è uno “yesman”, ma un giornalista vero, una persona leale, un credente con la dote della parresia, oltre che un docente di giornalismo che ti fa riconoscere subito i suoi allievi. E come tutte le persone che apprezzano la franchezza, coltiva l’attitudine al confronto con i “lontani”. Insomma, quel tipo di cristiano senza ovatta con cui Bergoglio sa intendersi. Una buona notizia per chiudere il 2018 e iniziare il nuovo anno".