I primi 90 anni dei Patti Lateranensi

Il cardinale Parolin toglie la coloritura "nera": "Grazie ad essi salvammo tanti ebrei" 

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Una circostanza ha in qualche modo avvelenato il gesto storico della normalizzazione dei rapporti tra Stato e Chiesa e della conseguente nascita del piccolo Stato Vaticano: la figura di Benito Mussolini come "uomo della Provvidenza" per il fatto di aver posto fine con la sua firma fine all’annoso dissidio tra la Santa Sede e l’Italia, passato alla storia con il nome di Questione romana. Se la Conciliazione, come indica la parola stessa scelta da Pio XI per qualificare l'evento, superò il dramma di coscienza di una generazione di italiani legati alla Chiesa ma anche fautori dell'indipendenza e e dell'unità della Patria, di fatto l'uso strumentale che dell'accordo fu fatto dal Fascismo ha condizionato il giudizio di molti altri cittadini delle generazioni successive che sono coerentemente cattolici e antifascisti.

Ma qualche giorno fa il cardinale Pietro Parolin, intervenendo sul tema all'Università Lumsa, ha offerto una lettura dell'anniversario che ribalta quella coloritura impropria. Non solo per questo ma anche per questo il porporato merita dunque di essere l'ospite d'onore, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alle odierne celebrazioni dei Patti Lateranensi all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede.  

L'opera voluta da Pio XII a favore degli ebrei e dei prigionieri

“Quanti ebrei furono salvati dalla Santa Sede grazie al riconoscimento della sua autonomia come Stato stabilita nei Patti Lateranensi!”, ha esclamato infatti il segretario di Stato ricordando l’uso che Pio XII volle fosse fatto degli edifici extraterritoriali a Roma e Castelgandolfo, nel tentativo spesso riuscito di evitare le deportazioni. Con questa ineccepibile ricostruzione il cardinale Pietro Parolin ha risposto a tutte le possibili obiezioni anticoncordatarie e ha ricordato anche il ruolo che potè esercitare, durante la seconda guerra mondiale, l’Ufficio Prigionieri voluto da Papa Pacelli e diretto dall’allora monsignor Montini, un servizio straordinario che potè essere offerto proprio grazie alla entità statale ottenuta nel 1929 dal Vaticano.

Secondo Parolin, non si può “fare memoria dell’evento storico dell’11 febbraio 1929, che segnò una svolta nella vita della Santa Sede dopo le angustie seguite alla Presa di Porta Pia”, senza citare i “corali riconoscimenti al Magistero dopo la prova terribile della seconda guerra mondiale, da cui la Santa Sede uscì rafforzata sotto il profilo morale a livello mondiale”. “Mai – ha osservato – il Vaticano aveva goduto di tanta autorevolezza. E la fine della guerra segnò l’inizio del processo che ha portato la Santa Sede ad avere un ruolo a livello internazionale e all’infittirsi dell’attività negoziale”. Un servizio che la Santa Sede compie “in maniera non isolata ma in rapporti con tutte le parti, una condizione che permette azioni efficaci come accadde nel caso dell’assistenza ai prigionieri di guerra”.

Uno Stato a servizio della pace

“Il sistema di sovranità nazionale e l’extraterritorialità degli immobili” garantiti dallo “scudo protettivo” dei Patti Lateranensi permisero durante la seconda guerra mondiale e “l’inverno durissimo” dell’occupazione nazista “la larghissima opera di accoglienza, nascondimento, rifugio di persone di ogni condizione, orientamento politico, appartenenza etnica e religiosa”, ha sottolineato il cardinale Parolin. 

“La posizione di Pio XII appare ben differente da quella di Benedetto XV, ancorché pesante”, ha spiegato evidenziando che la posizione del pontefice era infatti “di piena autonomia e libertà tale da consentire una neutralità positiva”. “Non la neutralità – ha chiarito - di chi sta a guardare i conflitti tra le varie potenze, ma di chi si attiva positivamente per favorire il superamento della conflittualità”. Secondo il segretario di Stato vaticano, “le garanzie territoriali, personali, fiscali, permisero, nonostante le insidie della guerra, una maggiore libertà di movimento e una sicurezza di azione”. Non solo: i Patti Lateranensi, ha aggiunto, consentirono alla Santa Sede “di non essere isolata, ma di avere rapporti con le varie parti, con le fonti di informazione, permettendo interventi mirati ad attenuare le asprezze del conflitto, come ad esempio l’opera meritoria dell’Ufficio Prigionieri voluto da Pio XII e diretto dall’allora sostituto Montini”.

Un impegno a favore della pace che continua

“L’impegno della Santa Sede è connesso alla sua missione spirituale”. Un impegno, ha osservato il porporato, “tanto più attuale oggi, che la tensione forte tra la globalizzazione e i localismi sembra aprire scenari passati mettendo in pericolo i successi della diplomazia”. La Santa Sede, ha aggiunto, “ha appoggiato lo sviluppo della normativa sui diritti umani” che “oggi è una tematica problematica sul piano pratico per le violazioni in diverse parti del mondo e sul piano teorico per la progressiva perdita di senso e la mancanza di consenso sul loro fondamento”. “La Santa Sede – ha detto ancora Parolin – è impegnata a far crescere una corretta nozione dei diritti umani perché è in gioco la salvaguardia dell’uomo”. Oltre che a promuovere la “tutela della libertà religiosa, il fondamento di ogni diritto”.

"A ben vedere, con gli Accordi del 1929 l’Italia - ha commentato l'Osservatore Romano - non ha solo risolto un problema suo, interno, che la indeboliva politicamente e che non poteva protrarsi oltre; non solo ha consentito ai cattolici italiani di potersi nuovamente sentire pienamente cittadini, orgogliosi di tale appartenenza, impegnati in tutto per il bene del proprio Paese. Con quei Patti l’Italia ha anche fornito un contributo incomparabile, e che solo lei poteva dare, alla causa dell’umanità, assicurando al successore di Pietro le condizioni giuridiche e di fatto migliori per proseguire nell’opera del Maestro".

Quest'anno poi  ricorrono anche i trentacinque anni dalla firma, a Villa Madama, dell’Accordo che venne ad apportare modifiche ad uno dei protocolli diplomatici integranti quei Patti: il Concordato che regola aspetti come l'8 per mille, l'ora di religione, l'assistenza religiosa negli ospedali e nelle carceri. Il tutto è stato risolto in modo molto pragmatico e nell'ottica del massimo rispetto della libertà individuale: si può contribuire o non contribuire al mantenimento dei preti, avvalersi o meno dell'ora di religione e dei cappellani. Un altra data storica, il 1984 che vide la firma di Craxi e del cardinale Casaroli,  e che ha segnato dunque un voltar pagina. 



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