Anche io ho fatto una carezza al papa
Quella del presidente francese Macron al Santo Padre ha fatto il giro del mondo (e farà storia) e ha scandalizzato i tradizionalisti. Ma forse solo loro

Fondamentalmente fanno sorridere, ma anche un po' preoccupano, per il veleno anti-Francesco che trasudano, le polemiche che si sono ingenerale perchè Macron ha dato a Papa Bergoglio una carezza sul viso.
"Ormai il rapporto è invertito. Non è più il Pontefice che dà la carezza ai sovrani. È il sovrano liberal, creato in vitro dall'élite finanziaria, che dà la carezza al Pontefice. La finanza ha spodestato la Chiesa Cattolica", ha scritto il professor Diego Fusaro su Twitter, sprecando un'analisi storico-sociologica su un episodio che non ha molto a che fare con la sfera razionale, quanto piuttosto con i sentimenti.
Incongruo sembra anche il commento del vice premier Salvini che ha pensato bene di attribuire a Macron una sorta di volontà strumentale: "Macron - ha affermato - fa il matto perché è al minimo della popolarità nel suo Paese". Cosi' "accarezza il Papa... È la prima volta che vedo accarezzare il Papa, non commento".
In realtà Salvini, che recentemente si era avvicinato ai seguaco di Lefebvre, ancora una volta si identifica con i cattolici tradizionalisti e fondamentalisti: quel gruppo di esaltati che cerca sempre e comunque di dar fastidio al Papa felicemente regnante.
In effetti, invece, lo spirito con il quale Francesco ha accolto il gesto straordinario di Macron era quello di chi si sente oggetto di tenerezza e quindi "piccolo", alla fin fine, anche se Papa.

Un'esperienza personale
Sull'aereo che ci portava a Ginevra, quando era arrivato il mio turno di parlare con il Papa che passava a salutarci uno a uno nelle nostre poltrone, Francesco ha poggiato una mano sulla spalliera e io che gli stavo raccontando della mia esperienza di osservatore internazionale alle elezioni del Venezuela, prima ancora che mi rispondesse esortandomi a ripetere pubblicamente a tutti quel che avevo visto (e cioè che il voto era stato democratico) ho provato un impulso irrefrenabile: fare una carezza sulla mano di Bergoglio. E l'ho fatto, senza che lui battesse ciglio, abituato com'è a queste manifestazioni di affetto.
Qualche mese prima, in Aula Nervi, Rocco, mio figlio piccolo, se lo era abbracciato e poi mentre Francesco parlava con la collega Emanuela Medi era rimasto per lunghi minuti avvinghiato al Papa. In tutte e due queste recenti occasioni io mi sono emozionato ricordando dentro di me che 40 anni fa, quando avevo avvicinato per la prima volta un Vescovo di Roma, era Paolo VI, uno dei colleghi più anziani mi aveva detto che toccare il Pontefice è un sacrilegio e comporta la scomunica automatica. Dunque non si doveva farlo per nessuna ragione.
Un impulso irrefrenabile
Tutto questo, la mia furtiva carezza del 21 giugno in aereo, e la raccomandazione del mitico vaticanista del Gazzettino Arcangelo Paglialunga, mi offrono una chiave di lettura diversa e più minimalista di questa pagina di Vangelo che il Papa ha scelto di insegnarci accettando la carezza che martedì scorso gli ha fatto Emmanuel Macron.
Si è trattato, da parte del giovanissimo presidente francese, io credo, di una sincera e anche per lui irrefrenabile manifestazione di affetto e tenerezza verso quest'uomo anziano che dopo una vita assai impegnativa di pastore di frontiera, impegnato contro laceranti ingiustizie e violenze inaudite, si è caricato sulle spalle il compito immane di riportare la Chiesa al Vangelo per contribuire a rendere un poco migliore il mondo, pur consapevole che né la Chiesa né il mondo cambieranno facilmente rinunciando al loro cinismo.
L'episodio in effetti può essere letto come un segno della desacralizzazione del papato, che dopo il regno di Ratzinger sta felicemente avanzando (ed è un bene) ed anche come un segnale politico di vicinanza tra la la Santa Sede e la Francia, sua figlia prediletta. Ma avendo io provato lo stesso impulso di Macron appena 5 giorni prima sono portato a ritenere che in realtà non c'era nessun pensiero razionale dietro quel gesto.
La giornalista amica di Francesco
Il colloquio tra Papa Francesco e Macron, durato quasi un’ora (dunque più dei 52 minuti di quello con Obama che era stato il più lungo tra il Papa e un capo di Stato) è stato concluso in realtà da una ulteriore manifestazione di grande cordialità: i tre baci sulle guance che si sono scambiati, dopo la presentazione del seguito al Pontefice.
È stata la presenza della giornalista francese Caroline Pigozzi di Paris Match, molto amica di Bergoglio, nel seguito del presidente, che ha sciolto il clima fino ad allora piutttosto ingessato. La vaticanista infatti, quando toccava a lei stringergli la mano, ha invece baciato il Papa che ha ricambiato con sincero affetto quell'abbraccio.
Poco dopo, dunque, Macron si è sentito autorizzato a compiere lo stesso gesto. E il Papa lo ha ricambiato, cosi alla fine i baci sono stati tre, nel modo dei russi. Ma nel clima della laicità costruttiva che torna a instaurarsi al di là delle Alpi.
“Penso - ha commentato lo storico vaticanista del Gr Rai, Riccardo Cristiano - che quella carezza abbia aiutato la laicità francese a diventare più laica, a riconoscere davvero l’autorità spirituale così come questa con Francesco riconosce quella temporale”.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it